Oltre

casa

La serata di venerdì, a preparare i due interventi del giorno successivo

…Perché è bello sperimentarsi in una vita diversa, tendere verso la persona che nessuno ci ha mai detto che potremmo essere.

Ci vuole coraggio. Sì, la parola coraggio ha scolpito, nella mia storia personale, la giornata di ieri: 12 novembre 2016. Adesso sono le 5 del mattino e non si dorme. Si pigliano pesci, quindi. O si innalzano cattedrali, vedetela un po’ come preferite…

Non si dorme perché il tuo corpo dice no. Avete presente, certo. Capita raramente. Capita quando, sebbene spossati, sebbene fiaccati nel fisico e nel cuore, non si riesce a chiudere occhio. Tra la stanchezza e il sonno si frappone inamovibile quel misto di euforia e eccitazione. E allora vaghi per la casa. Vai a bere. Vai in bagno. Ma di dormire non se ne parla. Perché devi decomprimere. Devi sfiatare un pieno di emozioni come non se ne vedeva da tempo.

Ieri mattina, con ben due conferenze da affrontare a circa 100 km di distanza fra loro, mi ha sorpreso la neve. A dire il vero, ha sorpreso più che altro il mio piccolo 4×4, che per la prima volta – proprio ieri! – ha pensato bene di arrendersi allo sterrato imbiancato. Nonostante i 30 metri di rotta spalati a braccia. Nonostante fossi già vestito, di abiti e soprattutto di concentrazione. Nonostante fossi già allineato e focalizzato su due piani energetici, centrato sulle cose da raccontare nei due eventi. Nonostante le cose da raccontare non fossero la formazione del Milan o, che so, la ricetta del tiramisù. Nonostante le stelle.

Nonostante tutto, il Cimone riserva sempre sorprese. Per un attimo devo averne dubitato e lui, immancabilmente, mi ha punito… bloccandomi l’auto nel fondo ripido e fangoso.

Grazie a un amico, riesco comunque a raggiungere in tempo l’agriturismo nella cui cornice Michele, un altro visionario come me, per il terzo anno consecutivo ha deciso di portare la luce e il calore del fuoco a un settore scolastico che rischia di cristallizzarsi in consuetudini e circolari ministeriali trasudanti politica, più che vita. Anche Michele è un prometeico, uno che non si fa mai bastare la prima risposta. E ha deciso di offrire a decine di educatori, formatori e insegnanti la terapia della Natura: quella di un ambiente apparentemente insidioso come la montagna innevata, ma soprattutto quella umana.

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Formazione in quota

Dentro una baita al cospetto del Cimone le emozioni attecchiscono e si plasmano meglio. A maggior ragione se c’è una stube a riscaldare l’impazienza di tanti progettisti di vite. Comprimo in un’ora messaggi e sollecitazioni che richiederebbero giorni o mesi, soprattutto perché molti dei presenti – lo leggo nei loro occhi – sono disabituati a questo sturm und drang in versione due punto zero. Vorrei fermarmi. Vorrei fare come la neve. Cadere piano. Vorrei. Ma l’orologio oggi torna a dettare legge. Maledetto: da due anni non la vivevo più, la dittatura delle lancette. Ma in questi casi ne riconosco almeno l’utilità: aiuta il focus, distillando il valore.

Alle 12:30 esco dalla baita e mi sento un piromane: ho gettato là dentro materiale altamente infiammabile, ma non ho detto dove sono gli estintori. Qualcuno, tra un sorriso e una stretta di mano, mi chiede se esista un catalogo o un calendario dei corsi. Curioso, penso rispondendo, non sanno dove sono gli estintori ma mi chiedono ugualmente un… fiammifero.

Purtroppo devo scappare. Nel giro di un’ora e mezza devo essere a Modena, dove mi aspetta Terra Nuova per una conferenza sulla denarocrazia. Un’altra cinquantina di persone, tra cui amici che non vedevo da tempo. Molti autografi, molte strette di mano, molte nuove idee.

Alla fine, penso adesso mentre albeggia, tutto si è incastrato alla perfezione. Nessuno lo sa. Nessuno può saperlo. Ma io so di essere la persona nuova che mai, fino a qualche anno fa, avrei pensato di poter diventare. Perché oggi, come mi sto rendendo conto stanotte, ho addomesticato il tempo. Per farne ciò che volevo.