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Andrea
Lettera ai contadini sulla povertà e la pace (Jean Giono). Nel saggio “Lettera ai contadini sulla povertà e la pace”, Giono afferma che il mestiere del contadino è l’unico nobile e valido, ma soprattutto quello che permette all’uomo di provvedere ai propri bisogni primari in modo naturale. Considerato che il testo è stato scritto prima della seconda guerra mondiale, e quindi in una situazione sociale ed economica di gran lunga differente da quella che viviamo noi oggi, sono d’accordo con l’autore: il contadino ha la possibilità di nutrirsi, non ha bisogno di sottomettersi al potere del denaro. Un altro aspetto molto importante è la profonda e sincera convinzione di Giono che la vita vada vissuta con semplicità, senza mai trascurare quei valori che vanno oltre la ricchezza, ricercando un’armonia, una pace con l’ambiente naturale.
Il salto (Lynda Gratton). Il lavoro sta cambiando sull’onda della crisi economica. L’economista Lynda Gratton indica la via di un futuro migliore, dove la gente sperimenterà nuovi modi di lavorare, secondo forme imprenditoriali di cooperazione e condivisione del lavoro e impegnandosi in imprese che perseguono scopi sociali e ambientali. Come scrive l’autrice, per prendere la strada giusta dobbiamo fare tre passaggi mentali: i tre salti. Primo salto: abbandonare l’idea di competenze generaliste e sviluppare in maniera specialistica il proprio capitale intellettuale. Secondo salto: coltivare un network umano e professionale fatto di condivisione, di impegno sociale e collaborazione. Terzo salto: puntare sul capitale emotivo rispettando se stessi per vivere felici e lavorare con i propri valori.
Consumo, dunque sono (Zygmunt Bauman). C’era una volta – nella fase solida della modernità – la “società dei produttori”, epoca di masse, regole vincolanti e poteri politici forti. I valori che la governavano erano sicurezza, stabilità, durata nel tempo. Quel mondo si è sfaldato e oggi viviamo nella “società dei consumatori”, il cui valore supremo è il diritto-obbligo alla “ricerca della felicità”, una felicità istantanea e perpetua che non deriva tanto dalla soddisfazione dei desideri quanto dalla loro quantità e intensità. Eppure, dice Bauman, rispetto ai nostri antenati noi non siamo più felici: più alienati semmai, isolati, spesso vessati, prosciugati da vite frenetiche e vuote, costretti a prendere parte a una competizione grottesca per la visibilità e lo status, in una società che vive per il consumo e trasforma tutto in merce.
Pensare come le montagne (Paolo Ermani). Pensare come le montagne è un testo che aiuta a riflettere sullo stato attuale del pianeta e invita ad agire concretamente per trovare uno stile di vita sostenibile per noi stessi e il mondo in cui viviamo. Il testo è insieme un’analisi della situazione socio-ambientale e una proposta concreta per cambiare le proprie abitudini e contribuire così alla salute propria e del pianeta. Sul fatto che, tuttavia, a questi livelli macroeconomici e di politica internazionale non ci si sia mai posti seriamente il problema di come sia mai possibile proporre una crescita materiale infinita in un luogo, il nostro pianeta, con limiti ben definiti, ci sarebbe molto da meditare. Per non dire poi che raramente si leggono informazioni e riflessioni sul motivo per il quale questa crisi è scoppiata e su come si è arrivati.
La misura dell’anima: perché le disuguaglianze rendono le società più infelici (Wilkinson, Pickett). E’ la diseguaglianza la madre di tutti i malesseri sociali. In una società c’è più violenza, più ignoranza, maggiore disagio psichico, orari di lavoro infiniti? Ci sono più malati, più detenuti, più tossicodipendenti, più ragazze-madri, più obesi? All’origine di questo alto tasso di infelicità ci sarà con ogni probabilità un maggior divario tra ricchi e poveri, una maggiore diseguaglianza. Lo dimostrano gli autori di questo libro che è già un caso in Inghilterra. Non è l’ennesima riproposta di un astratto ideale egualitario di matrice socialista. Piuttosto, è il risultato di trent’anni di ricerche e comparazioni statistiche. Ne emerge un’inedita radiografia del mondo in cui viviamo. Siamo infatti abituati a pensare che la crescita economica abbia l’effetto automatico di rendere una nazione più sana e più soddisfatta.
Adesso Basta! (Simone Perotti). Ne abbiamo abbastanza. Lavorare per consumare non rende felici. Lo sappiamo tutti, ma come uscirne? Cambiare vita da soli sembra una scelta troppo faticosa. Invece no. Il downshifting (“scalare marcia, rallentare il ritmo”) è un fenomeno sociale che interessa milioni di persone nel mondo. Ma non si tratta solo di ridurre il salario per avere più tempo libero. Simone Perotti propone qui un cambio di vita netto, verso se stessi, il mondo che ci circonda, le abitudini, gli obblighi, il consumo. La rivoluzione dobbiamo farla a partire da noi, riprendendoci la nostra vita per essere finalmente liberi. Come ha fatto l’autore, che racconta la sua esperienza entrando nel merito delle conseguenze economiche, psicologiche, esistenziali, logistiche. Dire no non basta per essere felici.
Per un’abbondanza frugale (Serge Latouche). Che cos’è mai l’abbondanza frugale, oltre a un ossimoro che lega provocatoriamente due opposti, a un’ennesima parola d’ordine suggestiva e impraticabile? Se qualcuno replicasse così alla prospettiva di una convivenza capace di sobrietà non punitiva, verrebbe preso sul serio da Serge Latouche, e contraddetto con ottime ragioni. Agli argomenti dei sempre più numerosi, “obiettori’di crescita”, il maggior teorico della decrescita dedica questo libro, ormai necessario dopo anni di malintesi, resistenze, travisamenti strumentali, accese controversie. Gli sviluppisti incrollabili troveranno qui il repertorio delle loro tesi e delle loro perplessità, smontate una a una. Un’abbondanza virtuosa, ci avverte Latouche, è forse l’unica compatibile con una società davvero solidale.
La ricchezza di pochi avvantaggia tutti. FALSO! (Zygmunt Bauman). In quasi tutto il mondo la disuguaglianza sta aumentando, e ciò significa che i ricchi, e soprattutto i molto ricchi, diventano più ricchi, mentre i poveri, e soprattutto i molto poveri, diventano più poveri. Questa è la conseguenza ultima dell’aver sostituito la competizione e la rivalità alla cooperazione amichevole, alla condivisione, alla fiducia, al rispetto. Ma non c’è vantaggio nell’avidità. Nessun vantaggio per nessuno. Eppure abbiamo creduto che l’arricchimento di pochi fosse la via maestra per il benessere di tutti.
1984 (George Orwell). L’azione si svolge in un futuro prossimo del mondo (l’anno 1984) in cui il potere si concentra in tre immensi superstati: Oceania, Eurasia ed Estasia. Al vertice del potere politico in Oceania c’è il Grande Fratello, onnisciente e infallibile, che nessuno ha visto di persona ma di cui ovunque sono visibili grandi manifesti. Il Ministero della Verità, nel quale lavora il personaggio principale, Smith, ha il compito di censurare libri e giornali non in linea con la politica ufficiale, di alterare la storia e di ridurre le possibilità espressive della lingua. Per quanto sia tenuto sotto controllo da telecamere, Smith comincia a condurre un’esistenza “sovversiva”. Scritto nel 1949, il libro è considerato una delle più lucide rappresentazioni del totalitarismo.
Fine corsa (Serge Latouche). Dappertutto, nell’intero pianeta, cresce la crisi economica e sociale. Il sacrificio, sull’altare del mercato, di equità, giustizia e partecipazione moltiplica lo sfruttamento e la povertà mentre si consuma il disastro ecologico. A ciò molti si sono abituati, ma non tutti. Una parte del mondo non si abitua e pone in maniera esplicita una domanda: la soluzione del problema è davvero – come sostengono i più – la ripresa della crescita. Oppure la crescita, mitizzata e acritica, è la causa della situazione, tanto da rendere necessario un modello economico e culturale ad essa antitetico? La decrescita è la sola speranza di futuro? Si colloca qui l’intervista a Serge Latouche: approfondimento di questioni note e stimolo per ulteriori riflessioni.
La misura sbagliata delle nostre vite (Stiglitz, Sen, Fitoussi). Il Prodotto Interno Lordo è ancora un indicatore affidabile del progresso economico e sociale? No. Ad affermarlo sono i premi Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz e Amartya Sen e l’economista Jean Paul Fitoussi, che nel 2008 sono stati invitati da Nicolas Sarkozy a svolgere una ricerca che rispondesse a questa domanda e a stendere un programma per sviluppare metodi di misurazione migliori. Il libro è il risultato di questa ricerca, fondamentale per il futuro della nostra economia e società. Gli autori offrono un’ampia disamina dei grossi limiti del PIL come sistema di valutazione del benessere delle società, e introducono nuovi concetti e strumenti, dalla misura del benessere economico sostenibile a misure del risparmio e della ricchezza, fino a un PIL “verde”.
La vita agra (Luciano Bianciardi). “La vita agra”, romanzo ampiamente autobiografico, vede il protagonista lasciare la provincia e con essa la moglie e il figlioletto per andare a vivere a Milano. L’intento iniziale è far saltare un grattacielo, per vendicare i minatori morti in un incidente causato dalla scarsa sicurezza sul lavoro (il riferimento è all’incidente alla miniera di Ribolla del 1954, in cui persero la vita quarantatré minatori). Ma il protagonista vive in perenne bilico fra voglia di far esplodere il sistema e desiderio di esserne riconosciuto. “La vita agra” resta un incomparabile sguardo sulle conseguenze umane e sociali del boom economico italiano, ricco di una scrittura irrequieta, precisa, impossibile da imbrigliare. Al romanzo si ispirò il film di Carlo Lizzani, con Ugo Tognazzi che interpretava il Bianciardi/protagonista.
Sette esperimenti per cambiare il mondo (Rupert Sheldrake). Il vostro cane capisce veramente quando state tornando a casa? In che modo i piccioni viaggiatori ritrovano la strada? Le costanti fondamentali dell’universo possono cambiare? L’aspettativa nei confronti di un esperimento scientifico può alterarne i risultati? Se gli Scettici si oppongono ad ogni tentativo di analisi della scienza che esca dai canoni prescritti, asserendo che non è possibile convalidare le ipotesi con gli esperimenti, Sheldrake ne propone ben sette, per altrettanti fenomeni. Con un linguaggio estremamente semplice, egli spiega, passo dopo passo, in che modo i sette esperimenti possano essere effettuati, forte della certezza che la ricerca scientifica non sia un campo d’azione riservato solo agli addetti ai lavori, bensì un’area aperta anche ai dilettanti.
Nello specchio del passato (Ivan Illich). Illich si è dedicato alla storia medievale studiando i modi di immaginare, percepire, pensare e fantasticare tipici della metà del dodicesimo secolo. Ma in questo suo viaggio a ritroso lo sguardo è rimasto ben fisso sulla vita d’oggi e anzi, paradossalmente, si è fatto ancora più lucido. Nei testi che qui presentiamo Illich, paziente e instancabile archeologo del sapere, scava alle radici dei luoghi comuni, della modernità, per riesaminarli in una prospettiva storica. «Solo nello specchio del passato risulta possibile riconoscere la radicale alterità della topologia mentale del ventesimo secolo e divenire consapevoli dei suoi assiomi generativi, che normalmente rimangono oltre l’orizzonte dell’attenzione dei contemporanei». Affrontando questi temi, riflessi provocatoriamente Nello specchio del passato, Illich ci stimola a pensare il presente e il futuro con una consapevolezza nuova: «La mia è una ricerca della politica dell’autolimitazione, grazie alla quale il desiderio possa fiorire e i bisogni declinare».
Il prezzo della disuguaglianza (Joseph Stiglitz). Oggi l’un per cento degli americani controlla circa il quaranta per cento della ricchezza complessiva delia nazione e, come spiega il Premio Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz, mentre quei pochi godono della migliore assistenza sanitaria, della migliore educazione e vedono crescere sempre di più la propria ricchezza, il restante novantanove per cento della popolazione, la gente comune, perde ancora di più. “La morale della favola è: colpevoli premiati, innocenti puniti”. Forte della profonda conoscenza dei meccanismi economici, Stiglitz ci mostra come la crescita della diseguaglianza non sia inevitabile. Gli interessi dei ricchi si fondano sul soffocamento di un capitalismo vero e dinamico. In termini di equa distribuzione del reddito, l’America è indietro rispetto a tutti i paesi del vecchio continente, anche rispetto a quell’Europa “fossilizzata” su cui ironizzava il presidente George W. Bush: quella americana è una società che ha rallentato la crescita, ha disatteso le regole del diritto e delegittimato la democrazia, una realtà divisa, che non è in grado di affrontare nemmeno i problemi più pressanti. Cosa si può fare, allora? “Tre cose. Primo: niente denaro alla speculazione. Negli Stati Uniti come in Europa, bisogna fare nuove regole per le banche. Secondo: imporre tasse molto alte sui guadagni di capitale. Perché non sia più vantaggioso speculare che lavorare, e terzo: bisogna appoggiare i governi in difficoltà”. (Fonte)
Lo straniero (Albert Camus) è il romanzo che, pubblicato da Gallimard nel 1942, rivelò lo scrittore futuro premio Nobel al mondo letterario internazionale.
Alla base di quest’opera è la problematica esistenzialista, il dovere dell’uomo di affrontare il destino, che è assurdo e irrazionale ma, al tempo stesso, ineluttabile. L’uomo di Camus cerca una giustificazione all’esistenza e non la trova; tutto gli si presenta privo di senso e, per questo, diventa straniero nei confronti di se stesso e degli altri. È quello che accade al protagonista del romanzo, Meursault, che uccide inesplicabilmente un uomo (“a causa del sole”, come dirà ai giurati increduli) e che si lascia condannare a morte per il suo delitto senza tentare di discolparsi in alcun modo. (Fonte: Treccani.it)
Danni collaterali (Zygmunt Baman). È una nuova accorata invettiva quella che dà alle stampe il filosofo e sociologo polacco padre della modernità liquida. Zygmunt Bauman torna ai temi centrali della sua ricerca sociologica approfondendo le problematiche relative alla diseguaglianza sociale ed analizzando le prospettive del concetto di classe. Lo studioso accompagna il lettore in un lungo e interessante percorso di comprensione della società politica ed economica attuale, prendendo le mosse dagli albori del concetto di democrazia per finire alla frammentazione in atto nel mondo contemporaneo. […] L’esplosiva miscela che scaturisce dalla disuguaglianza economica e sociale in continuo aumento, abbinata all’accrescersi di quella sofferenza umana che releghiamo alla sfera della “collateralità”, sta diventando uno dei problemi più rilevanti della nostra epoca. La maggiore probabilità di diventare una “vittima collaterale” di una qualsiasi iniziativa umana, o una qualunque catastrofe “naturale” rappresenta, di questi tempi, uno degli aspetti più emblematici e sconcertanti dell’ineguaglianza sociale. (Fonte: IBS.it)
Chi ha tradito l’economia italiana? (Nino Galloni). La sconfitta del principale paradigma liberista (il risanamento dei conti pubblici come presupposto dello sviluppo) sostituito dal paradigma voluto dal potere vincente, la speculazione internazionale (che, invece, sta sostenendo, subito lo sviluppo con conti in ordine) non risulta ancora digerita dai governi e dagli Stati: che continuano ad anteporre “lacrime e sangue” e a non selezionare le misure di politica economica per scegliere solo quelle che aiutano lo sviluppo senza peggiorare i conti ovvero che migliorano i conti senza penalizzare lo sviluppo. Su questa strada è addirittura l’euro a rischiare, a breve, una brutta fine. Oggi la speculazione finanziaria è dieci volte più forte delle classiche istituzioni internazionali. La stessa Germania, in Europa, non riesce a tenere il passo con il cambiamento dei paradigmi. La svolta liberista anti-keynesiana della fine degli anni settanta ha esaurito la sua spinta devastatrice, ma la attuale prepotenza della finanza internazionale, dove ci sta portando? Su tale linea di ragionamento l’economista Nino Galloni propone questa ricerca che parte dal dopoguerra per arrivare alla cruciale resa dell’Unione Europea al diktat americano fra ottobre e novembre del 2011. (Fonte: IBS)
I nuovi limiti dello sviluppo (Meadows, Randers). Nel 1972 tre giovani scienziati del celebre MIT di Boston pubblicarono un rapporto destinato a fare epoca. Si intitolava “I limiti dello sviluppo” e nel giro di poco tempo diventò un bestseller assoluto. In quel saggio gli autori, pionieri delle scienze informatiche, gettavano uno sguardo verso il futuro e, grazie a modelli di calcolo computerizzati, riuscivano per la prima volta a mostrare in modo inequivocabile le conseguenze della crescita incontrollata su un pianeta dalle risorse non infinite. Trent’anni dopo, armati di strumenti informatici ben più raffinati e di una mole enorme di dati statistici, quegli stessi autori si sono riuniti per lanciare ancora il loro grido d’allarme. Con uno stile semplice e piano e con rigore scientifico i tre scienziati non possono fare altro che confermare le previsioni di trent’anni fa, e metterci in guardia sui devastanti effetti dell’azione umana sul clima, la qualità delle acque, la biodiversità marina, le foreste e tutte le altre risorse naturali. Prima che sia troppo tardi. (fonte: IBS)
La società del rischio (Ulrich Beck). Sono rari i libri capaci di imporre all’attenzione generale nuovi temi o addirittura nuovi modi di guardare le cose. “La società del rischio”, pubblicato in Germania alla metà degli anni ottanta e subito impostosi in rutto il mondo grazie a una fortunata edizione inglese, è senza dubbio uno di questi. Ulrich Beck, uno dei maggiori protagonisti delle scienze sociali contemporanee, vi ripensa in profondità la natura del modello sociale, economico e politico che ha caratterizzato la nostra modernità dal Settecento fino ai nostri giorni. Ma soprattutto mostra come questo modello stia oggi vivendo profonde trasformazioni sotto la spinta di cinque sfide congiunte: la globalizzazione, l’individualizzazione, la disoccupazione, la rivoluzione dei generi e, last but not least, i rischi globali della crisi ecologica e della turbolenza dei mercati finanziari. (fonte: IBS)
Bioeconomia (N. Georgescu-Roegen). Il volume raccoglie i contributi di Georgescu Roegen Nicholas nell’ambito della bioeconomia, ma soprattutto, cerca di offrire alla teoria bioeconomica un carattere di maggior sistematicità, integrandola con gli sviluppi più significativi che si sono avuti in tempi recenti in particolare nella biologia e nella teoria dei sistemi complessi. Il volume vuole inoltre recuperare lo spirito originale che animava la teoria bioeconomica.
Dall’utilità al godimento della vita: la Bioeconomia di Georgescu-Roegen (S. Zamberlan). Libro scaricabile gratuitamente a questo indirizzo: http://goo.gl/IFsTFR
«Il vero “output” del processo economico non è un efflusso fisico di spreco, ma il godimento della vita.»
«Dobbiamo renderci conto che un prerequisito importante per una buona vita è una quantità considerevole di tempo libero trascorso in modo intelligente.»
I padroni dell’umanità (Noam Chomsky). In questa raccolta – che antologizza oltre quarant’anni di lotte e di pensiero – è il rigore dell’analisi a trascinare sul banco degli imputati i “padroni dell’umanità” e le idee che per decenni, anzi secoli, hanno giustificato lo sfruttamento capitalistico e le guerre, dal Vietnam al Nicaragua, dal Centro America alla Serbia e all’Iraq. Principali accusati restano gli Stati Uniti: un’economia ufficialmente liberista ma in realtà sovvenzionata dallo Stato, una visione “messianica” del proprio ruolo nel mondo, una società dominata dalle multinazionali, la manipolazione dell’opinione pubblica per costruire un “consenso senza consenso” e piegare le masse “stupide” alla volontà di pochi “illuminati”, la deroga al principio di universalità che vorrebbe regole uguali per tutti nel diritto internazionale, l’indifferenza e anzi l’occultamento della catastrofe ambientale: sono questi per Chomsky gli elementi fondanti di un potere non solo statunitense ma globale, che agisce per assoggettare i popoli e fare gli interessi di pochi, con il consenso e il belletto intellettuale fornito dalle tecno-intellighenzie di turno. Questo universale richiamo morale è il fiume carsico di tutte le opere di Chomsky, una delle voci più autorevoli dei nostri tempi, in grado come pochissimi altri di pronunciare verità indocili e di indicare la strada di un vero cambiamento. Introduzione di Marcus Raskin. (fonte: IBS)
Noi siamo il 99% (Noam Chomsky). Nel settembre del 2011, negli Stati Uniti è esploso Occupy, il movimento di contestazione e disubbidienza civile contro il potere ormai fuori controllo del capitalismo finanziario, che ha trascinato in una crisi senza precedenti l’economia statunitense e mondiale. La forza di questo libro, che raccoglie alcuni interventi di Noam Chomsky ad assemblee e dibattiti promossi dal movimento, è che il lettore italiano lo sentirà “familiare” fin dalle prime righe. Perché i problemi politici, economici e sociali affrontati dallo studioso sono analoghi a quelli che assillano il nostro paese in questo momento critico: il deficit pubblico, la finanziarizzazione diffusa che soppianta l’economia produttiva, l’aberrante concentrazione della ricchezza nelle mani dell’1% della popolazione, l’acuirsi di disuguaglianze che producono una drammatica sfiducia nel futuro, la disoccupazione, il precariato, la recessione. Chomsky abbraccia le istanze antagonistiche di Occupy, sostenendo la costruzione dal basso di un nuovo concetto di partecipazione democratica e di cittadinanza attiva, e incoraggiando un’idea alternativa della crescita, che superi i circoli viziosi e antidemocratici delle politiche neoliberali. Un pamphlet per ridare energia a un Occidente sprofondato nella depressione. (fonte: IBS)
“Oltre la siepe” è un libro che prova a ripensare l’economia senza cavalcare la moda della decrescita felice. Gallegati mette al centro della sua riflessione la nostra vita, rilegge la crisi economica di questo inizio secolo come un fatto strutturale, smaschera la natura profonda della legge innaturale che da decenni contraddistingue il nostro stare al mondo (vivere per lavorare, lavorare per consumare). Il paradigma della crescita quantitativa e illimitata è fallito, ma c’è un’altra crescita possibile (Gallegati la chiama a-crescita), in cui l’innovazione ha un ruolo fondamentale, la distribuzione del reddito può essere più giusta, l’essere umano può riscoprire quella dimensione del vivere bene che non è un’utopia. Basta solo saperla vedere. (Fonte: LibreriaUniversitaria)
Dai sogni ai soldi (F. Troisi, A.. Giusti) Che cos’è esattamente il crowdfunding, e come è nato?
Come funziona questo «metodo di finanziamento collettivo» che connette passioni e risorse e può migliorare la vita di chiunque sia attivo online (professionisti, piccole e medie imprese, creativi, inventori, innovatori, organismi no profit, artisti, artigiani, enti pubblici)?
Quali sono i suoi principi e le sue regole? Quali adempimenti richiede?
A chi è opportuno rivolgersi? Quali sono gli errori da evitare? E quali, invece, i rischi che vale la pena correre?
Forti di una concreta esperienza sul campo, Troisi e Giusti hanno scritto un manuale di grande attualità, agile e documentato, ricchissimo di informazioni e di dati: una guida sicura per chiunque non voglia rinunciare ai propri sogni e alle proprie passioni. (Fonte: Macrolibrarsi)
DISOBBEDIENZA CIVILE. (H. D. Thoreau)
Nei due saggi che compongono questo volume l’esigenza di una critica delle istituzioni assume un vigore decisivo, configurandosi come richiesta di fondamentali riforme nella sfera più strettamente politica.
Se è indubbio che Thoreau abbia trascorso gran parte della sua vita nella libera natura, per lo più in solitudine e lontano dal consorzio civile, è altrettanto vero che nella sua poliedrica personalità si manifesta anche una tendenza alla critica sociale: tutte le sue opere, sia le principali che le minori, testimoniano questo aspetto e lo confermano come estensione dei princìpi del trascendentalismo emersoniano, portati alle loro estreme conseguenze. (fonte: Macrolibrarsi)
Monasteri del terzo millennio (M. Pallante). La vita monastica ha rappresentato per secoli uno dei modelli vincenti di organizzazione del lavoro, di sfruttamento delle risorse e di aggregazione sociale. Ma, oggi, può ancora servirci come esempio? In questo libro il modello monastico viene riproposto e riutilizzato soprattutto in tre prospettive:
- in economia, come richiamo all’autosufficienza, allo scambio non mediato dal mercato, al legame con il territorio
- rispetto alla socialità, come esaltazione dei valori della solidarietà, della gratuità, dell’insegnamento
- da un punto di vista spirituale, come realizzazione della contemplazione, della ricerca di un senso nella vita a partire da sé stessi: la riflessione interiore, che nel monachesimo permeava ogni aspetto della vita, sarebbe di grande aiuto per costruire una società migliore.
Per essere “felice”, la decrescita non deve limitarsi a limitare i consumi, ma deve spingersi a inventare o reinventare nuove forme di socialità, di economia, di vero sviluppo. L’esperienza del monachesimo occidentale è stata da questo punto di vista eccezionalmente fertile e ci può tornare di grande e immediata utilità. (Fonte: Macrolibrarsi)
Ufficio di scollocamento (S. Perotti, P. Ermani). “Ufficio di scollocamento” è rivolto ai workaholic, i moderni drogati dal lavoro, ma anche a chi prova l’impulso di voler cambiare vita, insoddisfatto da quello che fa, e a chi sente di aver messo da parte per troppo tempo le proprie passioni e inclinazioni, a chi vuole smettere di partecipare a questo mondo storto. Una proposta che nasce da culture ed esperienze vicine al pensiero della decrescita, a quello ambientalista, al neopauperismo, al downshifting, al recupero della manualità e a tutte le numerose correnti di pensiero che animano l’ampio tentativo di costruire una cultura alternativa.
Al già alto numero di individui che decidono di cambiare vita, la crisi ha aggiunto le vittime della crisi. Tante, tantissime ormai. Ma una crisi è anche una grande opportunità.
Sempre più persone, in Italia e nel mondo, decidono di cambiare vita e lavoro, operando scelte personali e collettive in direzione di una vita a basso impatto esistenziale, relazionale, psicologico, oltre che ambientale ed economico. (Fonte: Macrolibrarsi)
La terra svuotata (U. Bardi). Le preoccupazioni sull’esaurimento del petrolio sono all’ordine del giorno, ma sono solo una parte di un problema molto più grande.
Quando si esauriranno i minerali? Partendo da questa domanda, Ugo Bardi costruisce un racconto di tutta la storia dell’attività mineraria umana, dall’età della pietra fino al petrolio ai nostri giorni.
Abbiamo ancora tante cose da scavare e tanto petrolio da estrarre ma, in tempi non lunghissimi, ci troveremo di fronte al limite della capacità umana di sfruttare il nostro pianeta per le sue risorse minerali. Sarà la “fine del popolo dei minatori” che ci porterà a percorrere strade nuove e sconosciute per tenere in piedi la nostra civiltà. (Fonte: Macrolibrarsi)
La società a costo marginale zero (J. Rifkin). Nel suo nuovo brillante saggio, uno degli economisti più popolari dei nostri tempi ci spiega perchè l’era del capitalismo si avvia gradualmente a lasciare la scena mondiale.
In questo nuovo provocatorio saggio, Jeremy Rifkin spiega come allo schiudersi del nuovo secolo “l’internet delle cose”, una nuova realtà in via di formazione, stia dando luce a un inedito sistema economico, basato sulla “condivisione collaborativa” e destinato a mutare radicalmente il nostro modo di vivere. Questa infrastruttura intelligente, composta dall’Internet delle comunicazioni, la nascente Internet dell’energia e l’Internet della logistica, è destinata a spingere la produttività fino al punto in cui il costo marginale della produzione di numerosi beni e servizi sarà quasi azzerato. Nei prossimi anni il vortice del costo marginale zero trascinerà con sé quasi ogni settore dell’economia generando un’economia ibrida, in parte orientata al mercato capitalistico e in parte alla condivisione collaborativa, con ricadute sociali notevolissime. In questo nuovo mondo il capitale sociale è non meno importante del capitale finanziario, la libertà di accesso prevale sulla proprietà, la cooperazione soppianta la concorrenza e al “valore di scambio” nel mercato capitalista va sempre pili sostituendosi il “valore di condivisibilità” nel comune spazio collaborativo. Nell’immediato futuro il capitalismo rimarrà tra noi, con con un ruolo sempre più circoscritto fino a scomparire nella seconda metà del XXI secolo. Stiamo per entrare in un mondo che ha trasceso i mercati, per imparare a vivere gli uni accanto agli altri in uno spazio di condivisione collaborativa caratterizzato da una sempre più profonda interdipendenza.
Vivere basso, Pensare alto …o sarà Crisi vera (A. Strozzi). La rinuncia volontaria a un posto di lavoro prestigioso e ben remunerato. Il ripudio dell’ipnosi consumistica fondata sul ricatto merceologico di un’insoddisfazione sistemica. L’incrollabile fiducia nella forza motrice dei propri valori, alimentata dal richiamo della Natura. Una follia spregiudicatamente visionaria. L’urgente riaffermazione della cultura ellenica del limite. La consapevolezza che il cambiamento necessario non sarà quello propagandato dal pressapochismo mainstream, ma una metamorfosi valoriale che parta dalle radici della nostra sensibilità, sia sociale che ambientale. E, per una volta, alla critica spietata del modello in declino si affianca la proposta – chiara e fruibile – di un impianto concettuale alternativo, realmente sostenibile e destinato a soppiantare quello esistente.
Per testimoniare che possiamo finalmente tornare a scrivere in prima persona le leggi che governano la nostra vita e il nostro benessere, occorre un’azione comunitaria, vernacolare e “bassa”, ispirata però da un pensiero corale, responsabilizzante e “alto”. Il XXI secolo ha in serbo per ciascuno di noi qualcosa di grande: non facciamoci cogliere di sorpresa.
Solo la Crisi ci può salvare (P. Ermani e A. Strozzi). Siamo noi i principali artefici del nostro destino, oppure le scelte che ci riguardano dovranno sempre essere delegate ad altri? Un’analisi qualificata ed appassionata di come l’attuale declino economico, sociale e religioso rappresenti di fatto l’imperdibile occasione per riscoprire noi stessi, il rapporto con gli altri e l’armonia con il nostro habitat. Il soggetto è l’agente primario della radicale metamorfosi degli stili di vita che coinvolgerà comunità sempre più ampie: il vero cambiamento è sempre e soltanto quello che sorge dalle nostre coscienze e che, mediante la passione e la conoscenza, si propaga fino a rendere possibile la trasformazione dell’intera realtà. Il nuovo modello sociale destinato ad affermarsi nei prossimi anni nascerà dall’alleanza fra il settore agricolo, la società civile, la microimprenditorialità locale e la finanza etica, per giungere alla diffusione di una realtà socioeconomica fondata su beni non monetari.