Mentre noi italiani stiamo qui a preoccuparci sulla tenuta del patto del Nazareno, il numero uno del Pentagono firma e licenzia un documento che si apre con questa citazione:
La sfida del cambiamento climatico, se non nuova per la storia, è comunque nuova per il mondo contemporaneo. Il cambiamento climatico non causa conflitti direttamente, ma può significativamente accelerare sfide come l’instabilità planetaria, la fame nel mondo, la povertà e le rivolte. Le carenze di cibo e di acqua, le pandemie, le controversie in materia di rifugiati e di accesso alle risorse, i disastri naturali progressivamente più gravi – tutto ciò aggrava ulteriormente la situazione delle economie, della società e delle istituzioni di tutto il mondo.
Il rapporto in questione è il SSPP 2014, il Piano di Performance Strategica per la Sostenibilità, che pianifica e descrive le contromisure militari con cui la Difesa americana si appresta a contrastare gli effetti planetari del cambiamento climatico.
Anche dalle nostre parti, tuttavia, capita ogni tanto di imbattersi in sedicenti scienziati che sostengono come il cambiamento climatico sia un’astuta invenzione della green economy, un’impareggiabile “opportunità di business”, insomma, proprio nel momento in cui i mercati tradizionali evidenziano tutta la loro fragilità e inadeguatezza. Tenete: 703-571-3343 è il numero di telefono del Pentagono. Giratelo per favore a tutti quei drogati di ottimismo che ancora mettono in dubbio l’attendibilità scientifica di questi allarmi climatici. E, se per caso scoprono che quel giorno Chuck Hagel aveva invece alzato un po’ troppo il gomito, bè… dite loro per favore di avvertirmi. 😉
Attenzione però: l’utilità del rapporto si esaurisce purtroppo nell’autorevolezza dell’allarme e nella sua gravità sistemica. Infatti, tra le contromisure indicate nel documento non c’è assolutamente nulla che lasci intuire una seppure vaga azione sulla reale causa del disastro, cioè il nostro sistema economico neoliberista, fondato sulla crescita ad ogni costo. Il Piano della Difesa è in questo senso semplicistico fino nel midollo. Infatti, come si dichiara fin dall’inizio, l’obiettivo è esclusivamente quello di attrezzarsi, con tutte le possibili contromisure militari necessarie, a contrastare le conseguenze del dissesto climatico, ma non si cerca minimamente di incidere sulle sue determinanti. E’ un po’ come dire: “Prevedo che quel bicchiere di latte si rovescerà sulla tovaglia, quindi faccio un piano per gestire al meglio la situazione: mi procuro della carta assorbente, sposto il pane che ora si trova vicino al bicchiere, guardo se ho un detersivo specifico contro le macchie di latte, verifico di avere in frigo dell’altro latte. Ma… non mi preoccupo assolutamente di evitare che quel latte si rovesci!
Non mi aspettavo certo che il Pentagono proponesse una revisione del TTIP, né che suggerisse una limitazione all’espansionismo USA in Medio Oriente, né che la citazione iniziale del documento fosse prelevata da un libro di Latouche, ma… era comunque lecito attendersi una seppure breve presa di coscienza dei fattori scatenanti. Se non altro, perché una buona strategia parte sempre da una diagnosi retrospettiva della attuale situazione: per identificarne le determinanti e, eventualmente, governarle affinché i fenomeni evolvano nella direzione stabilita. Ma… mi rendo conto che pretendere un simile approccio da parte di un esercito (per giunta statunitense) sia un pochino ambizioso! I tre obiettivi dichiarati nel Piano sono infatti:
1) Identificare e valutare gli effetti del cambiamento climatico sul Dipartimento della Difesa.
2) Diffondere le considerazioni sul cambiamento climatico all’interno del Dipartimento e gestire i relativi rischi.
3) Collaborare internamente ed esternamente sulla sfida del cambiamento climatico.
Per chi, come me, ha alle spalle una certa esperienza nella redazione di piani strategici, questi tre obiettivi sono tanto incisivi quanto lo sarebbe stata, alla vigilia di Italia-Germania nel 1982, una raccomandazione tattica di Bearzot del tipo: Giocate bene, mi raccomando! Da un punto di vista tecnico, gli obiettivi “strategici” (virgolette d’obbligo) del Pentagono appaiono insufficienti, se non addirittura controproducenti: intensificazione della presenza militare nelle zone a rischio, costruzione o riposizionamento delle infrastrutture a supporto, aumento dei presidi sanitari, aumento delle esercitazioni e degli addestramenti mirati. Un po’ come dire: continuiamo a marciare verso il burrone, ma procuriamoci almeno un ombrello per attenuare la caduta.
La questione è molto più seria del previsto, naturalmente. Ed è curioso come, per sensibilizzare le istituzioni su questi temi, si siano dovuti attendere, più che i richiami della comunità scientifica ortodossa, l’enfasi mediatica procurata da intellettuali ed ecologisti del calibro di Naomi Klein, Jeremy Rifkin e Noam Chomsky. Che, purtroppo per Barbara d’Urso, alla domenica pomeriggio hanno generalmente di meglio da fare che non farsi intervistare nel suo salotto…
Andrea Strozzi ( Low Living High Thinking )
Molto probabilmente le “scie chimiche” sono il tentativo di risolvere (o meglio, di controllare in qualche modo) “manu militari” questo problema. Lo proverebbe un documento di un’università americana, nella quale veniva compiuta un’analisi dei costi di questa operazione di “irrorazione” della bassa atmosfera, partendo dai vari tipi di aeromobili esistenti (convertendoli allo scopo), o di quelli che si potevano progettare.
Cercherò di recuperare il link al documento: l’ho trovato lo scorso fine settimana su una newsletter che ricevo mensilmente (“Agribio”), ma – per non smentirmi… – non l’ho tenuto, non appena ho letto che non conteneva nulla di nuovo su quanto sapevo, al massimo me lo confermava.
Come forse saprà chi segue questo problema, ci sono anche altri scopi che questa irrorazione di metalli pesanti nebulizzati potrebbe avere.
In primis una faccenda di miglior conducibilità di certe onde elettriche nell’atmosfera, per facilitare le comunicazioni militari; poi si va sempre più sul fantascientifico e sul fantapolitico, arrivando a ipotizzare l’indebolimento della nostra salute (per risolvere, anche se a lungo termine ma in modo apparentemente “naturale”, il problema della sovrappopolazione), o danni progressivi alle culture per lo stesso motivo, oltre che per favorire le colture transgeniche delle multinazionali agroalimentari.
Si può anche osservare che uno scopo non esclude gli altri. E – aldilà di chi non vede di buon occhio i “complottisti”, che peraltro non esistono – anche osservare, che da un governo come quello americano, che negli Anni ’50 sottopose scientemente migliaia e migliaia di soldati e di ignari cittadini alle radiazioni atomiche “per vedere l’effetto che fa”, ci si possono aspettare progetti (criminali) del genere.
Sono fra i “drogati di ottimismo che ancora mettono in dubbio l’attendibilità scientifica di questi allarmi climatici” perchè i numeri (16 anni di stabilità delle temperatura a fronte di un continuo aumento della CO2 ) confermano le previsioni degli scettici e non quelle dei sostenitori del “cambiamento climatico” , che avevano previsto già sfracelli per questi 16 anni. Che il Pentagono come la Nasa cavalchino questa “moda” non aiuta a convincermi. Potrebbe essere solo un ottimo argomento per avere più finanziamenti dal Governo americano su un argomento di moda ( e comprare più carta assorbente e detersivo ).
Ok Luigi, non posso che… prenderne atto. 😉 E, al massimo, consigliarti di vedere “Interstellar”: oltre ad essere un ottimo film di fantascienza, potrebbe – soprattutto nel primo tempo – accendere qualche lampadina… Ciao.
Purtroppo questi esempi vengono seguiti in pieno da una piuttosto numerosa e corposa sequela di bipedi che compoengono la cosiddetta “massa”. Ormai è normale provvedere ad eliminare i cosiddetti “fastidi” come mal di testa, febbre, e quant’altro, appunto, eliminando gli effetti e non andando mai (troppo impegno) a vedere di agire sulle cause.
Stesso accade molto e troppo spesso nella vitia di ogni giorno, ma potrei citare ad esempio l’atteggiamento verso i cosiddtti “neo-terroristi ” islamici, o quello verso i cosiddetti “migranti”, o vero i corsi d’acqua che “stranamente” esondano, e così via; e quindi come poi ovvio, quando le direzioni anche e solo intellettuali, vengono da chi di fatto guida il gregge, i componenti del gregge si adeguano e gli basta solo la tv per stare sereni o meglio “senza pensieri”.
Rimane solo da fare affidamento sull’intelletto individuale che fa ribellare a questa maniera superifciale e assai poco matura di affrontare le cose, rimane di agire per risvegliare il singolo, facendo conto sulla voglia di essere individuo, pur in una collettività e non un nulla e basta.
Ma si sa, a molti basta che la squadra cosiddetta “del cuore” vinca, che il tal “personaggio” si lasci con quell’altro e sui metta insieme con….o che il nuovo Iphone abbia più app del precedente…. ecc. ecc. e si crede di poter andare avanti.
Tempi duri per chi vuol ragionare con la sua testa.
Come dico io siamo un branco di “lupi solitari” che quando si incontrano, finalmente possono smettere di essere pronti ad azzannare per difendersi e finalmente trovano un gruppo di simili con cui condividere qualcosa.
Sono gli effetti del disegno di rincoglionimento generale, a cui diede avvio lo strappo del primo assegno staccato all’Italia previsto dal Piano Marshall.
Ma io resto convinto che, potendo (e dovendo) andare in direzione ostinata e contraria, le cose sono destinate a cambiare. Ciao.
Ottimo articolo e considerazioni ineccepibili.
C’è una traduzione in italiano del documento da te postato?
Posso proporre o divulgare l’articolo in altri siti? Indicando la fonte chiaramente.
Ciao Giusavvo. No, il documento è solo in inglese. Quanto alla divulgazione degli articoli di LLHT, non ho in genere nulla in contrario, purché non si faccia il copia/incolla dell’articolo altrove. La cosa migliore da fare (anche per non danneggiare, secondo gli algoritmi di Google, il sito ospitante) è citare l’articolo, inserendo un collegamento ipertestuale al post di LLHT, in modo che chi desideri leggerlo transiti da qui. Ciao.
Ok