Quello che accade in Ucraina e quello che accade nel tuo quartiere

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Putin in compagnia del suo grande amico Aleksandr Zaldostanov, detto “il chirurgo” e capo del gruppo di bikers “Lupi della Notte”, a cui il Presidente Russo avrebbe affidato la leadership della rivolta di piazza in Ucraina.

Tutti conoscono i veri motivi che stanno dietro il braccio di ferro tra Europa e Stati Uniti da un lato e Russia dall’altro, con la situazione creatasi in Ucraina e di conseguenza in Crimea, vero?

Tutti sanno che l’Europa si prefigge almeno tre scopi:

  • annettersi un’altra economia debole, per creare una situazione economica sempre più favorevole (prima di tutto in termine di costo del lavoro) ai gruppi di potere finanziario sovranazionali;
  • isolare ulteriormente la Russia dal punto di vista del traffico di certe risorse energetiche;
  • minacciare direttamente la sua presenza militare nel Mar Nero.

Con quest’ultima mossa si vanificherebbe automaticamente la presenza russa nel Mediterraneo, dove l’unica base navale è in Siria: visto come si son messe le cose con l’aggressione a quel Paese, si otterrebbero i classici due piccioni con una fava. Ovvio che la Russia non ci sta: fatte le debite proporzioni, è come se i Giapponesi lavorassero per convincere le Hawaii a staccarsi dagli Stati Uniti e passare con loro…

Ma dicevo che tutti quelli che si interessano a questo sito (e che quindi “pensano high”) sono più o meno a conoscenza di questo scenario; e nessuno crede che Ianucovich sia il mostriciattolo di turno (il Gheddafi, l’Assad, il Saddam…) da liquidare per dare la libertà ai poveri ucraini, vero? Per carità, Ianucovich sarà anche “figlio di” e corrotto quanto si vuole: ma sempre nella media dei politici di altri Stati del Terzo Mondo, come l’Italia.

Questo mio stavolta breve post vuole pertanto essere motivo di riflessione, sulla scia di quanto scrive ogni tanto Andrea, riguardo alle sue perplessità sulla propensione degli italiani, ad esercitare un’attività politica autonoma: cioè verso la democrazia diretta o “di base”, che dir si voglia. Poi si può anche aprire una discussione su questo scenario geo-strategico, ma la domanda che pongo è: se tu che leggi sai queste cose, se conosci le vere dinamiche di quello che sta accadendo là, conosci altrettanto bene le dinamiche di ciò che accade nel tuo quartiere? Sei in grado di dire con precisione a chi fa comodo cementificare quel parco, togliere da lì (o mettere lì) quel campo nomadi, quella discarica, e via discorrendo?

Tenendo presente che “con precisione” significa con nomi e cognomi, però. Sai quindi indicare così, a chi andranno in tasca i soldi del cambio di destinazione d’uso di quei determinati terreni? Esattamente a quali gruppi di potere economico locale fanno capo nella tua città, nella tua frazione o nel tuo quartiere, i Partiti? E, quindi, quale gruppo di potere economico locale sta dietro al Partito, che spinge il nome “x” ai vertici della “partecipata y”?

Ecco, chi nella vita reale non è in grado di ragionare in questi termini, rimarrà relegato alle chiacchiere da bar; o – occorre adeguarci ai cambiamenti nella comunicazione – da blog. E si farà influenzare facilmente da tutti gli specchi che il Potere gli metterà davanti: fuori moda le ideologie, gli –ismi, il Potere ha sempre l’imbarazzo della scelta, per sviare le capacità di giudizio; specie in chi questa capacità di giudizio ha un po’ paura ad usarla: il rischio di dover ammettere le proprie responsabilità è elevatissimo e più che dietro l’angolo: mai come oggi le informazioni sono alla portata di chiunque, basta cercarle. Pardon, basta volerle cercare: e dietro quel “volerle”, c’è un’assunzione di responsabilità, che all’italiano medio mette una gran paura…

Ma qui, per ora, mi fermo: con un altro post, più avanti, tornerò sull’argomento delle difficoltà che stanno dietro la percezione di ciò che accade nella politica della vita quotidiana, se davvero si vuole essere attivi soggetti di democrazia.

Alberto

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6 risposte a “Quello che accade in Ucraina e quello che accade nel tuo quartiere

  1. Ancora una cosa, Alberto: ma non ti suona che l’argomento che adduci è esattamente quello che viene utilizzato per mettere a tacere delle legittime indignazioni che non abbisognano di nomi e cognomi in quanto solo il fatto di lasciare che avvengano è intollerabile???
    Che i nomi e cognomi se li cerchino coloro che devono prendere provvedimenti; la vedo come una questione meramente tecnica utilizzabile giusto come pretesto!

    • Scusa, Gabriella, per il ritardo in questa parte di risposta: infatti alcune cose – relative anche a questi tuoi due interventi – le avevo già scritte nella risposta ad Andrea; però qui il tempo, più che essere al mio servizio, mi scappa via…

      Dunque, io credo che tanto più si è in grado di conoscere i dettagli di un problema, tanto più si è in grado di discuterne. O – se preferisci – solo chi è in grado di conoscere i dettagli di un problema, dovrebbe avere il buon gusto di discuterne.

      Invece (e qui non so se sia un problema degli italiani, o se tutto il mondo sia paese: ma conta poco) è tutta una gara a chi trova la soluzione migliore, senza conoscere appunto i dettagli: politica da bar, cioè, allo stesso modo di come si finisce a fare “sport da bar”, con 60 milioni di allenatori della Nazionale… Un modo per dire – con questo post – di quanto sono preoccupato delle reali capacità, anche di chi prova a cimentarsi con la democrazia di base: ed è vero che sbagliando s’impara, ma qui si gioca con scelte che condizionano la propria e l’altrui vita.

      Capitano proprio a proposito, infine e riguardo alle considerazioni che entrambi abbiamo scritto sull’andamento della democrazia qui e in Europa, le decisioni di Renzi sul Senato: si sta aprendo lo scenario di una forma di governo “ufficialmente” democratica, ma di fatto autoritaria.

      Renzi sta proponendo quella che sarà una “Camera Alta”, non eletta, composta da gente di assoluta fiducia di chi detiene il potere reale nel Paese (basti pensare al numero dei membri direttamente scelti dal Presidente della Repubblica); e una “Camera Bassa”, eletta sì, ma tale da non avere la forza di influenzare più di tanto le decisioni prese “in alto (e altro) loco”; e destinata per lo più a ratificarle.

      E non dimentichiamo che, se parte dei membri della “Camera Alta” saranno stati più o meno regolarmente eletti (Presidenti di Regioni, Sindaci di grandi città), si tratterà comunque di persone più condizionate dalle logiche del Potere, che dai voti ottenuti; senza contare un mio personale dubbio: che ci sia un’incompatibilità fra le cariche ottenute per voto e la partecipazione a un organo decisionale, come quello pensato da Renzi.

  2. Stasera mi ci sono messa, visto?
    “…sempre nella media dei politici di altri Stati del Terzo Mondo, come l’Italia.” Alberto, lo so che il succo dell’articolo verteva su ben altro argomento, molto più “high”, ma questo mi è parso irresistibile…!
    Invece per quanto riguarda il commento di Andrea, per il primo punto penso che la nostra buona, vecchia ed intoccabile “democrazia” solo più a questo possa servire: essere utilizzata per giustificare una farsa purchessia. Cosa che peraltro abbiamo iniziato a fare noi paesi “democratici del terzo mondo”.
    Ed infine la seconda ed ultima cosa, ammetto di aver goduto come un riccio di fronte alla reazione di Putin ai baubau di Obaaaaama! Sarà da incoscienti, ma è stato un bellissimo momento!!!!!!!!
    (Eh già, perchè se leggo poi mi viene da scrivere…!)

  3. Mamma mia, Alberto! Hai toccato un tema di una tale delicatezza che, adesso, ci sarebbero da scrivere pagine e pagine di commenti!

    Ovvio che, come giustamente dici, non conoscendo approfonditamente la questione (chi, in fondo, la conosce davvero, al di fuori di quei due o tre membri del Cremlino e altrettanti loro omologhi alla Casa Bianca?), è difficile esprimere valutazioni senza correre il rischio di essere smentiti nel giro di qualche ora.
    Per quel che mi riguarda, quindi, mi limiterò a proporre una considerazione. Una riflessione con cui mi è capitato di confrontarmi in questi giorni, in cui l’attenzione generale veniva astutamente distolta da questa polveriera diplomatica, per essere dirottata sul primo giorno di scuola di Renzi al G7 e sui tappeti rossi (con F35 ricamati sopra) stesi a Obama…
    La considerazione è duplice:

    • La democrazia, anche in questo caso, ha perfettamente svolto la funzione di un lubrificante diplomatico, una specie di strumento – o gioco di prestigio – per legittimare un’operazione che ha così potuto sottrarsi al potere molto più vincolante dei trattati. E’ come se Putin avesse chiesto al Vecchio Continente:

    Scusa, mi presti per un attimo quel tuo giochino…? Com’è che si chiama? Ah, sì: la democrazia! Lo uso un attimo, poi te lo restituisco.

    Ecco, ha così inscenato un referendum-farsa, solo per mostrare agli avversari, con una genialità degna di Sun Tzu, che mettersi contro di lui avrebbe significato minare alle basi le ragioni di questo strumento, sul quale tutto l’Occidente ipocritamente si fonda. L’eventuale ritorsione internazionale contro la Russia per l’annessione della Crimea, adesso, suonerebbe come una delegittimazione della valenza stessa del ruolo della Democrazia: scelleratamente geniale, niente da dire.

    • La seconda considerazione – che, non lo nego, mi rende in parte simpatico il Presidente della Federazione Russa – è che questa sua mossa, a pochi mesi dalle elezioni europee, ha di fatto ridicolizzato l’establishment internazionale, che non ha potuto fare altro che assistere, attonito e impotente, alle sue mosse. Attonito e impotente, in quanto – ricordo – l’Italia fa dipendere dalla Russia il 29% del suo fabbisogno di gas, la Germania il 39%, la Francia il 14% e l’Ucraina il 100%.
    Ascoltare in questi giorni Van Rompuy e Barroso suonava alle mie orecchie come una nenia stridula, una specie di lamento infinito e unicamente volto a esorcizzare l’affronto ricevuto. Al quale, manco a dirsi, non avrebbero infatti potuto replicare che con distratte dichiarazioni come: “La Russia non la passerà liscia” o “Arriveranno sanzioni” o ancora “La comunità internazionale ne terrà conto, bla bla bla…”.

    In una parola, Putin è riuscito nella miracolosa impresa di annichilire, nel giro di poche settimane, l’intero ruolo diplomatico e militare dell’Unione Europea, smascherando le falle di un’istituzione priva di senso storico, ancor prima che economico, politico e – aggiungo – di legittimazione popolare.

    E questo, ripeto, a meno di due mesi dalle elezioni Europee è uno smacco che potrebbe costare molto caro ai brontosauri di Bruxelles. Personalmente, è quello che mi auguro.

    • Grazie del commento, Andrea; questa risposta è rivolta, almeno in parte anche a Gabriella – che ringrazio già qui – e inizio col dirti, che non penso che il referendum tenutosi in Crimea sia stato una farsa: che l’esito fosse scontato (e che di ciò Putin fosse a conoscenza), sì, ma farsa, no: i legami storici e militari della Crimea con la Russia e la sua composizione etnica non lasciano, secondo me, dubbi.

      Ed è anche vero che le mosse di Putin hanno messo in chiaro (per chi vuol vedere), il valore che l’Europa dei grandi gruppi finanziari ha della volontà popolare: chiunque si informi un minimo sugli eventi internazionali, non può non notare che quando un popolo vuole associarsi all’Europa, tutto va bene e si è di fronte a un luminoso esempio di democrazia; quando se ne vuole staccare, si è in presenza di una farsa, la volontà popolare è calpestata o almeno manipolata e scattano le minacce: significativa l’attuale posizione di Bruxelles nei confronti di Scozia e Catalogna.

      Ma – per restare a ragionare sul “modello Europa” che ci troviamo sul collo – aggiungo che sono convinto, di come chi manovra questo Stato Sovranazionale, abbia da tempo già messo in conto di superare il modello democratico: per rendere sempre più evidente (di nuovo per chi lo voglia vedere) il modello oligarchico, sul quale vengono davvero prese le decisioni.

      Ovvio che non verranno a dirci: “la democrazia non va più bene, adesso le cose le facciamo funzionare così”: un popolo come quello italiano è già sufficientemente cotto, per accogliere magari con favore l’abolizione di quella presa di responsabilità fastidiosa che è il voto; per quanto finta sia, nell’italica realtà, la “presa di responsabilità” di cui sto parlando. Ma gli oligarchi di Bruxelles sanno di avere a che fare anche con popoli di ben altra levatura, nel bene e nel male.

      Questo sarebbe un tema molto interessante, per quanto complesso, andando a toccare i rapporti fra i 3 poteri cardine (economico, militare e religioso), quello che dovrebbe coordinarli (il potere politico) e magari, visto che si è nel XXI Secolo, il peso del potere della comunicazione. Vedremo.

      Però il post doveva essere, nelle mie intenzioni, più una riflessione sulla mancanza di mezzi con la quale si scontrano, molti di quanti provano a esercitare il sistema democratico di base; una mancanza che nasce da sottovalutazione della grandezza dei problemi di cui si stanno occupando e da sopravvalutazione delle proprie capacità e conoscenza.

      Ed è precisamente il problema che va a minare, almeno al momento, la possibilità di rendere operativa la democrazia di base a livello nazionale; e questo forse non solo in Italia.

      Purtroppo – come dico spesso nelle rare occasioni nelle quali mi trovo in pubblico – qualità e quantità hanno in comune solo la rima; e la difficoltà di mantenere un sistema democratico diretto è direttamente proporzionale al numero delle persone coinvolte, rete o non rete.

      Così che la Resistenza (o forse meglio dire la Resilienza, visto il tipo di scontro in atto) contro questo sistema, ha molte più possibilità in ambienti limitati (come estensione, numero di persone coinvolte, ecc.), che su grandi scale. E forse rendersi conto di ciò è fondamentale, quando si cerca di “pensare alto”, come ci sforziamo di fare qui e, spero, nella nostra vita di tutti i giorni.

      • Per rispondere alla tua ultima considerazione, Alberto, io mi sono “piegato” a questi strumenti di comunicazione virale, con l’unico obiettivo di mettere le mie idee e le mie conoscenze a disposizione del maggior numero possibile di persone.
        Non so se siano giuste o sbagliate, quelle idee. Vedo però come vengano sistematicamente irrise e bistrattate dal pensiero unico dominante. Quindi, il sospetto che non siano del tutto assurde, evidentemente, mi viene. E, almeno per quanto che mi riguarda, non mi fermerò. Ciao.

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