Minuzie fondamentali

Incontro spesso persone che hanno capito tutto. Conoscono perfettamente i modi di comportamento, le cause degli eventi, i tempi di cottura, le condizioni sine qua non, le regole scritte sui petali di margherita.

Questi miei conterranei devono dare l’impressione di evitare ogni convivenza con il dubbio. La loro pancia è piena di convinzioni, la loro bocca è un megafono acceso. Però tradotto in matematica risulta: 1+1 = 0.

Noto infatti che quando sfuma un obiettivo che era alla loro portata, chiamano in causa la sfortuna. Nel momento in cui si accorgono di aver vissuto la vita di qualcun altro, inseguono giustificazioni per sopprimere i rimorsi. E tutte le volte in cui non ritengono necessario informarsi o non vale la pena ascoltare, si mettono a insegnare.

A differenza loro, io non ho capito. Tante cose non le ho ancora comprese. E allora? Riprendo in mano il Manuale per cambiare in meglio le cose e ritrovo dei passaggi illuminanti.

A pagina 8 si parla di responsabilità personale.

Credo che il concetto si basi sulla fondamentale importanza del singolo all’interno della società. Cioè parla della persona in quanto tale, che dal momento in cui viene al mondo non può più nascondersi senza lasciare traccia.

Quindi, ad un certo punto, la persona è responsabile di ciò che dice e di ciò che fa? Non c’entrano ruoli, cariche, vincoli familiari, relazioni sociali, religioni? No, non c’entrano. Regna una sola morale ed è la leggenda del colibrì.*

A pagina 22 si pone l’accento sul coraggio di mettere in discussione.

Che cosa non osiamo intaccare? I nostri preconcetti. Tutto ciò che nella nostra mente è vero o falso, giusto o sbagliato, possibile o impossibile, e che ci porta a pensare di scontrarci con la realtà, quando invece stiamo fuggendo da essa.

Ma perché dovrei scontrarmi con la realtà? Perché fuggirne? Io non la voglio come nemica, ma come punto di partenza. Scelgo di seguire Richard Buckminster Fuller, quando dice:

Non cambierai mai le cose, combattendo la realtà esistente. Per cambiare qualcosa, costruisci un modello nuovo che renda la realtà obsoleta.

A pagina 36 l’attenzione è tutta sulla distanza tra quello che si dice e quello che si fa.

Ai nostri tempi di quanti filosofi, pensatori e oratori illuminati c’è ancora bisogno? Ma non avevamo già studiato la realtà, previsto il futuro e istruito le genti? Il punto è che stiamo parlando di te, non di loro. Della tua vita, non della storia. E tu, come me, avrai sempre margini di avvicinamento rispetto alla tua personale coerenza.

Forse sei una di quelle persone che hanno idee capaci di migliorare le nostre vite. Magari le hai già esaltate e condivise. Poi però il riconoscimento degli altri ti ha reso sereno e appagato e ti sei limitato al verbo, lasciando intatta la distanza tra te e la tua coerenza.

Sappi che il percorso è impegnativo, ma c’è una grande notizia: il giorno in cui “il tuo discorso sarà divenuto la tua pratica”, come dice Paulo Freire, avrai annullato quella distanza.

A pagina 49 è la volta del rispetto.

Sei invitato a rispettare le cose animate e inanimate che vivono con te”, si legge. Mi soffermo prima di tutto sugli esseri inanimati perché, pur non essendo dedito al vandalismo, trovo impegnativo concepire una forma di riguardo verso una sedia, una maglia o un vaso. Non sono certamente cose inimitabili, ma mi rendo conto che ognuna di esse vale il tempo che una persona ha impiegato a crearla.

E poi ovviamente, vanno rispettati gli esseri viventi. Anche noi stessi allora! A questo punto un lettore permaloso potrebbe pensare: “Cosa vorresti dire, che non ho rispetto per me stesso?”. Il testo, senza toni provocatori, richiama questa antica saggezza: “Se ti sei dimenticato di essere una minuscola e meravigliosa scintilla nell’universo, unica e irripetibile in miliardi di anni luce, hai dimenticato anche il rispetto per ciò che sei”.

Separatore

* Narra un’antica leggenda africana che un giorno, nella foresta, scoppiò un gigantesco incendio. Tutti gli animali e gli uccelli fuggirono impauriti. Mentre ognuno si disperava e si lamentava della propria cattiva sorte, solo il colibrì volò verso il fiume e raccolse una goccia d’acqua.

Ritornando verso l’incendio, gli altri animali iniziarono a deriderlo dicendo: “Ma cosa fai? Come pensi di riuscire a domare il fuoco con una goccia d’acqua?”.

Il piccolo colibrì, paziente, rispose: “Io, intanto, faccio la mia parte”.

Autodeterminazione

14 risposte a “Minuzie fondamentali

  1. Trovo che nel percorso di Enrico, che è anche il mio, l’unico vero rischio inesistente sia quello di isolarsi o di rimanere soli in un percorso individualista. Su questa strada esistono due livelli che vanno di pari passo: uno individuale, verso se stessi e un altro esterno (non esteriore) verso gli altri.
    Mi piace molto l’immagine che ha usato Enrico. Io uso quella di un fiore la cui attenzione fosse tutta rivolta verso la scoperta del suo nucleo essenziale, alla ricerca del suo profumo e del suo centro. E perdendo i petali esterni e come “sfogliandosi” ci si accorge che quel viaggio è verso un interiore infinito. Come esiste un esterno e un esteriore o un grande infinito così deve esistere un interno, un interiore e un piccolo infinito. Questo è dentro di noi ed è bellissimo iniziare il viaggio.

    Per quanto riguarda gli altri e la socialità, l’aspetto relazionale è un po’ la stessa cosa. E infatti, la cosa incredibile e che ha sorpreso anche me è che quell’aspetto non ne soffra affatto ma che vi sia un collegamento e quasi …una corrispondenza tra ciò che succede dentro e ciò che succede fuori. Anche le mie relazioni si sono come “sfogliate”. E’ vero che qualcuno si è allontanato ma non è forse bello che anche chi incontriamo o le persone che amiamo scelgano liberamente la loro strada? Questo ha prodotto dello spazio inaspettato che non è rimasto vuoto ma si è riempito di altro, di nuovo, di più simile a ciò che desideravo e più rispondente alle mie sensibilità e progettualità. Sto parlando di relazioni, sentimenti, sensazioni, feeling. Se nello spazio vuoto che si crea ci si dovesse trovare un po’ da soli questo non può che essere un’altra opportunità di scoperta personale che non deve spaventare ma solo farci felici.

    Esiste una comunicazione tra nuclei che non saprei davvero spiegare ma che sento che c’è. Che li mette in relazione, che li fa unire, li fa incontrare e scambiare. Non so come questo succeda ma le mie evidenze mi fanno capire che non si può rimanere soli. Solo cambia il tessuto, l’ordito, la qualità dei nostri contatti e delle nostre relazioni sociali. Tutto diventa più semplice, più immediato e immensamente più umano.

  2. Ciao Ignazio, grazie per la sostanziosa imbeccata (in queste discussioni assaggio di tutto…). Ti parlo di me: negli ultimi 2 anni della mia vita sono consapevole di essere “salito su un livello più alto” di crescita personale. Forse è proprio un “livello di consapevolezza” più alto, come condividevi tu.
    Come ci sono i “livelli di consapevolezza”, penso che ci siano anche quelli di “esistenza”. Senza conoscere il numero nè lo spessore di questi livelli, una volta mi sono sporto dal davanzale per guardare in basso e…non ho visto il fondo. Mi sono sentito un privilegiato, un uomo con un dono meraviglioso.
    In ogni caso, sono in cammino per trovare me stesso e la mia personale “chiamata”. Penso che per quanti livelli possa raggiungere, non capirò mai davvero TUTTO. E, parlando a bassa voce, è una sensazione bellissima.

  3. Inoltre c’è il fattore sociale, quello trascurato da tutti i siti di vita alternativa: un uomo che vive bene da solo ma appena incontra i suoi simili è sminuito, ignorato o semplicemente si sente un alieno NON è un uomo felice, è un uomo compreso in sé stesso, un mistico, un eremita nel senso peggiore, uno che non lascerà granché. Persino i taoisti sulla montagna avevano compagni, discepoli, quattro amici e una bottiglia di vino!
    Dobbiamo recuperare la dimensione sociale altrimenti faremo individualismo critico invece di individualismo competitivo ma sempre saremo condannati ad essere solo individui, innaturalmente e dolorosamente per lo spirito.

    • Ne sei proprio sicuro, Marco? Mi sembra che tu faccia per forza coincidere la fuoriuscita dal modello dominante con una inevitabile conseguenza di isolamento: questa è una deriva che, sebbene ovviamente rischiosa, non avviene (per fortuna) quasi mai. Accade invece di solito esattamente il contrario, proprio perché certe scelte stimolano e preconizzano la ricerca e l’immersione in una nuova dimensione di reciprocità e condivisione. Occhio, con queste semplificazioni… Ciao!

      • Si tratta invece di una possibilità concreta specie se ci si considera ad un “livello” diverso dalla massa. Se non sei tu a ritirarti, poi, è spesso la massa, saputo come pensi, ad allontanarsi da te. E la massa è spesso e volentieri la comunità, gli amici di un tempo, la fidanzata che non ti capisce più. Tant’ è vero che, senza conoscere queste mie critiche, Ignazio arriva a scrivere: “A questo livello di consapevolezza gli individui si ritirano dal mondo materiale e non hanno alcun interesse ad interagire con gli individui con bassi livelli di consapevolezza”. Non mi sembra un uomo felice, questo, ma una monade…

        • Fermo restando che, una più una meno, ci sono sette miliardi di diverse definizioni di “felicità”, e fermo restando che io mi identifico in quella del Dalai Lama (poter dire ciò che si pensa e fare ciò che si dice), credo che buona parte della questione sia affrontata e risolta qui:

        • E’ uno dei miei libri preferiti. Tuttavia il protagonista è e resta solo e non riconosciuto (se non dal giovane narratore). Non credo che sarei felice colla sua vita

  4. @Enrico Sono d’ accordo col merito ma non col metodo. La strutturazione (e l’ implicito giudizio di valore) a livelli, quasi misterico-esoterica riproduce proprio quella gerarchia ferrea che oggi abbiamo davanti, con fasce di reddito, tecnocrati, sette e “uomini che contano” con un certo cappello, una certa camicia, una certa spilla o croce. I gradi vanno intesi solo come un percorso indicativo, una mappa vaga, per un viaggio che non può essere standardizzato da un libro, da un laico profeta o da una bandiera…

  5. Sono d’accordo con voi. Il mio obiettivo è quello di cercare di essere un colibrì il più spesso possibile, cercando di cooperare con altri colibrì. Come muoversi? Cosa fare? Non ho la risposta. Ma per quanto riguarda la mia recente esperienza, i movimenti della Transizione rappresentano una delle strade possibili.
    P.S. Cristina mi spiace, il libro non esiste. O meglio: se vogliamo leggerlo, esiste già dentro di noi. Ciao!

    • Caro Enrico, ci provo a fare il colibrì, ma è molto dura con un genere umano composto così:
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      …….. Il punto è che non si può battere un sistema manipolato e truccato. Quindi, come per i casinò di Las Vegas, il consiglio è di smettere di giocare, ovvero di alimentarlo. L’unico modo per far chiudere un casinò è di non entrarci affatto.

      Il cammino verso la vera libertà inizia comprendendo il livello di manipolazione che determinati sistemi attuano sulla vostra vita fisica e psicologica. Solo attraverso ciò potrete smettere di alimentarli e iniziare a direzionare la vostra attenzione e la vostra energia all’interno e non più all’esterno di voi stessi, per guardarvi dentro e chiedervi cosa fare per uscire dal sistema di credenze con il quale siete cresciuti.

      Per comprendere meglio lo stato in cui ci troviamo ed i livelli da raggiungere gradualmente per potersi tirare fuori da questo stato di cose, riporterò quelli che credo essere i livelli di consapevolezza e risveglio della umanità in questo periodo storico.

      Livello 0 – Questo è il livello predefinito di ignoranza totale nel quale agisce il 90% della popolazione. Non hanno idea di tutto ciò che realmente conta ed è importante per le loro vite, come ad esempio la questione monetaria, le cure naturali per il cancro, i pericoli dei vaccini, la manipolazione della televisione, e così via. Le uniche cose che interessano loro e che credono importanti sono: calcio, risultati sportivi, sit-com televisive, sesso, shopping, cibo spazzatura, vaccinazioni per l’influenza, giocare al lotto, seguire gli ordini dei medici, abbellirsi… ossia mantenere lo status quo.

      Livello 1 – Questo livello si raggiunge quando una persona inizia a porsi dubbi e domande, comprendendo che nel mondo in cui vive c’è qualcosa che non va, che molte delle informazioni che aveva appreso non sono propriamente vere. A questo livello si iniziano a valutare le notizie, a pensare razionalmente e non solo emotivamente, a sviluppare senso critico, a leggere ad esempio gli ingredienti sui prodotti alimentari e a mettere in discussione il proprio medico e il sistema politico.
        
      Livello 2 – A questo livello si giunge dopo varie esperienze e dopo aver compreso  per davvero il modo in cui funziona il mondo. Il soggetto avrà conoscenze più approfondite su svariati temi, come politica, psicologia, storia, economia, salute, cure naturali, apprendendo le basi scientifiche di precise questioni ed esplorando a fondo la informazione alternativa. Leggerà spesso libri, cambierà alimentazione, parteciperà attivamente a movimenti e comitati per il cambiamento politico-sociale, sfiderà le credenze alle quali siamo abituati e metterà in dubbio le sue stesse convinzioni. A mio parere, nemmeno l’1% della popolazione oggi raggiunge questo livello.

      Livello 3 – A questo livello il soggetto non solo capisce molto del mondo reale che lo circonda, ma, ha anche compreso e messo in pratica i modi per vivere bene e in armonia con il mondo. E’ il cambiamento interiore ad averlo portato a ciò. Ha eliminato del tutto la TV, i cibi spazzatura, i vaccini e cerca di aiutare gli altri.
      Non gli importa il denaro, vive con poco, rispetta la natura e ha compassione per tutti gli esseri viventi. 

      Livello 4 – Questo livello è raggiunto solo da quelli che dedicano duramente anni della loro vita al proprio risveglio spirituale. Sono quelli che hanno compreso la illusorietà della vita ed avuto esperienza della immortalità del loro essere. Sono quelli che hanno abbracciato i loro conflitti interiori e dominato il proprio ego. Sono quelli che dominano i propri istinti, praticano tecniche di meditazione e di respirazione e mangiano il necessario. A questo livello di consapevolezza gli individui si ritirano dal mondo materiale e non hanno alcun interesse ad interagire con gli individui con bassi livelli di consapevolezza. A mio parere molto meno di uno su un milione di esseri umani potrà mai raggiungere questo livello di liberazione.
        
      Tenete sempre bene a mente che i sistemi di controllo in cui viviamo vogliono manipolarvi per sopprimere ogni vostro tentativo di innalzare il vostro livello di consapevolezza. Vogliono tenervi il più in basso possibile in modo tale che non diventiate pienamente consapevoli non solo di ciò che realmente sta accadendo intorno a voi ma anche di quello che in realtà siete. Pertanto, iniziate non solo ad esplorare a fondo la realtà che vi circonda ma anche quella del vostro essere interiore.

      Articolo in lingua inglese, pubblicato sul sito Natural News
      Link diretto:http://www.naturalnews.com/037508_rigged_awakening_consciousness.html

      Traduzione a cura di Bacab

      • Grazie Ignazio. Segmentazione utilissima e, curiosamente, provvidenziale: proprio ieri, poco prima che arrivasse il tuo commento, ho fatto una lunga telefonata con una parente parlando esattamente di queste cose. Ciao.

  6. Sono d’ accordo con Cristina. A volte se finiamo per comportarci in certi modi è per non soccombere davanti ad un certo contesto o per non usare le nostre energie per scopare il mare o per non sentirci dire che tanto è inutile (e a volte è vero, specie se siamo costretti ad agire uno per uno

  7. Ciao ENRICO, Quanto è importante che ognuno faccia la propria parte. Ma deve essere una parte per un bene condiviso. Quante volte facciamo a nostro dire piccole parti che cadono nel vuoto… Come esseri pensanti i nostri bisogni per un fine ultimo coincidono? Non ho una risposta .. Ho solo tanti dubbi. Mi è piaciuto quello che hai scritto e penso che leggerò volentieri il libro.

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