ZERO-WASTE JOURNAL: diario di viaggio in un sacchetto della spazzatura | Numero 2
Io non rifiuto. O, almeno, ci provo!
Giorno 8
Vedo che la mia spazzatura è più o meno sempre la stessa. Si sono aggiunte delle mollette rotte, dei calzini irrecuperabili, delle calze da cui abbiamo fatto anelli che servono come elastici per i capelli ma rimane del tessuto inutilizzabile.
Spazzatura giorno 8
Confezione dei salumi
Scatoletta del tonno
Mollette rotte
Confezione della farina
Confezione del lievito di birra
Calzini rotti e irrecuperabili
Calze rotte
Ho prodotto moltissimo ma conto sul fatto che domani acquisterò al Negozio Leggero e riuscirò a ridurre un po’ di più.
Giorno 9
Un amico, ospite a casa mia, mi fa notare che anche la busta che uso per la spazzatura inquina. Già, ma dove metto i rifiuti alimentari che finiscono nel cassonetto apposito? Se non acquisto bio non porto nell’orto…
Fino ad ora ho utilizzato i sacchetti della frutteria che prendo gratuitamente e, francamente, non ci avevo pensato troppo. E invece sono tra i peggiori inquinanti. Ho visto che All green vende delle confezioni convenienti a 30 euro per 300 sacchetti. Quindi 10 centesimi l’uno… Penso che si possa fare. Vale per i rifiuti alimentari ma, immagino che si possano usare anche per il resto…
Faccio una ricerca nei negozi che conosco altrimenti provo a ordinare on line. 10 centesimi per un sacchetto che si butta sono molti per me. Ma non c’è grande alternativa. In ogni caso riducendo sempre di più la spazzatura si riduce anche l’uso dei sacchetti… Dovrebbero durarmi, forse, un paio d’anni, 15 euro l’anno, 1 euro al mese… si può fare.
Giorno 10
I miei punti critici sono le confezioni del pesce e della carne per i bambini, le scatolette di tonno e la confezione del prosciutto cotto che piace ai bambini per i panini. Ci si può lavorare, comunque. Pesce e carne possono essere acquistati sfusi, certo, ma costano di più,
Spazzatura giorno 10
La confezione del pesto (la riciclo)
La confezione dello schiaccianoci nuovo che si era rotto
La confezione dei bastoncini di pesce
Il pesto si può evitare. Quest’anno avevo tantissimo basilico nell’orto e avrei potuto farne a quintali e poi congelarlo. E’ quello che devo fare quest’anno: imparare a farlo bene perché quello che ho fatto non era molto buono o, probabilmente, sbaglio qualcosa nella preparazione…
I bastoncini di pesce si vendono anche sfusi. Devo trovare dove e farlo. La confezione è enorme e ingombrante.
Giorno 11
Come mai sono così resistente a far parte di un GAS? Cosa c’è che non va? Forse non mi piace l’idea di far parte di un club. Di gente che può comprare biologico e caro: il doppio degli altri. Che può pagare una cifra annuale per farne parte… Mi ci sono appena avvicinata qualche volta e le persone che ne fanno parte non mi attraevano. Ma non devono attrarmi le persone, accidenti, ma il principio… Sì, ma perché ho la sensazione di giri esclusivi di gente che mangia solo bio e poi razzola male in tutto il resto? Realizzo che sono una snob anch’io. Solo al contrario…
Sì, ma come mai sono così sentimentale anche nell’acquisto delle carote? Non potrei lasciar perdere e pensare solo a frutta e verdura? Non lo so. Però attraverso il distributore del latte che distribuisce per comodità presso un Gas vengo a conoscenza dell’azienda biologica da cui si servono. Non voglio far parte di quel GAS per qualche motivo incomprensibile a me stessa e allora contatto l’azienda e vedo se posso andare da loro direttamente. Mi sento più libera…
Scopro che hanno un banco a un mercato che non mi è proprio di passaggio ma posso vedere come fare per raggiungerli. D’estate di verdura me ne serve poca per via dell’orto ma d’inverno ne ho bisogno e poi per la frutta. Se riesco ad acquistare della frutta bio non produrrò più spazzatura in quel senso. Posso compostare.
Intanto mando un sms al produttore che mi risponde immediatamente. Credo di essere pronta per le prime arance e le prime carote biologiche della mia vita… I prezzi sono rispettivamente il doppio e il 50 per cento in più: 2,20 per le arance e 1,50 per le carote. Per me è tanto, non posso farlo sempre. Soprattutto considerato che verdura e frutta sono il 90 per cento del mio cibo. Però posso farlo qualche volta e, sicuramente, è un passo avanti. In ogni caso è molto meno del biologico del supermercato che ha prezzi stratosferici. Vediamo se posso avere un prezzo migliore a seconda della quantità o altro… Per le patate, le seminerò per la prima volta a marzo nel mio orto e, se vengono, non avrò bisogno di comprarle.
Spazzatura giorno 11
Zero
Giorno 12
Vado a cercare il distributore del latte in città e lo trovo all’appuntamento. Parlo un po’ con lui e mi racconta dei problemi, le difficoltà per fermarsi, dell’ostilità di tutti eccetto dei clienti che invece ci sono, eccome. Mi riempie le due bottiglie di latte.
Vado, finalmente, al Negozio Leggero. Splendido posto con due ragazze gentilissime… si dedicano al cliente, sono calme, parlano a voce bassa, non danno numeretti (perché non siamo numeri) ma persone… Rimango quasi senza parole. Le luci sono soffuse e non violente come nei supermercati dove sembrano quasi stordirti per rimpinzarti di roba inutile.
Ci sono molte delle cose che uso, addirittura l’argilla Rassoul che non trovavo, il karité anche a prezzo più basso di quello che ho e l’olio di argan. Tutto sfuso. Meraviglioso.
Qualcosa conviene e qualcosa no. C’è bio e anche non bio anche se il negozio è abbastanza piccolo. Compro quello che mi sembra giusto per me e qualcosa di nuovo per provare. Esco con tutti i miei contenitori pieni di legumi, farina, uvetta, riso nero, quinoa. Torno a casa e di tutta quella spesa non ci sarà un solo grammo di spazzatura… C’è perfino il lievito e quindi anche quel problema è risolto.
Sto facendo progressi ma la spazzatura è resistente. Difficile liberarsene…
Spazzatura giorno 12
Uno spazzolino rotto
Il pacco dei biscotti acquistati
La confezione della carne per le polpette
La confezione della mozzarella di ieri sera per la pizza dei bambini
Carta riciclata dei bambini
Giorno 13
Il viaggio continua…
Informazioni e considerazioni varie
L’azienda distributrice di latte alla spina nella mia regione: Biolà.it
Per conoscere le reti di distribuzione di latte alla spina nella propria regione: milkmaps.it
Negozio che vende prodotti alla spina a Roma: Negozio leggero. Ce ne sono più punti vendita. Io sono andata a quello di San Paolo.
Come si vede la maggior parte della spazzatura è prodotta dai miei bambini che sono onnivori. Questo a riprova del fatto che un’alimentazione naturale e tendenzialmente vegancrudista o igienista oltre ai benefici enormi che mi ha dato, mi consente di produrre pochissimi rifiuti, di acquistare molto meno perché mi servono pochi ingredienti.
Rifiuti alimentari: zero. Tutto quello che avanza viene riciclato, congelato e riproposto. La spesa non viene fatta fino a quando c’è il necessario in frigorifero. Compro solo le cose che mancano. Il mio carrello tipo è fatto di tre o quattro cose al massimo. Faccio la spesa giornalmente tornando dal lavoro.
Scarti alimentari: sono ridotti al minimo perché ogni scarto di verdura viene passato in centrifuga per aggiungerlo ai succhi e solo dopo eliminato. Se la verdura viene dall’orto torna nell’orto. Rimangono le bucce della frutta che non si possono passare in centrifuga come quelle delle arance o dei limoni e gli scarti della centrifuga. Se fossero bio li farei essiccare o li porterei nell’orto ma non lo sono, al momento. Poi ci sono i gusci della frutta secca. Se riesco ad acquistare bio, tutto va nell’orto.
Vestiti: Negli ultimi due anni il mio guardaroba si è ridotto della metà: quello che elimino non lo sostituisco. Non ho bisogno di tutti quei vestiti. Me ne bastano pochissimi, quelli da dar via a guardar bene sono ancora riadattabili. E poi metto sempre i miei abiti preferiti che sono due o tre. A cosa serve avere tutta quella roba se non la metto? Poi ho scoperto lo scambio tra parenti ed amici. E’ incredibile quanti vestiti nuovi vengano eliminati.
Criticità al momento:
il cartoncino della carta igienica;
il tubetto di colorante per i capelli. Ma ho visto che al negozio leggero c’è qualcosa che può fare al caso;
le calze rotte. Le calze rotte le trasformo in elastici per i capelli. Basta tagliare dalle gambe della calza degli anelli di 5 o 6 centimetri e l’elastico è fatto e funziona perfettamente. Rimane il problema del resto della calza;
lo zucchero di canna peri bambini: ho scoperto, parlando con le ragazze del negozio leggero, che è vietato vendere dolcificanti sfusi e chi lo fa è illegale. Quindi è un problema da risolvere;
assorbenti femminili: ma ne sto creando di stoffa e dovrebbero funzionare. Mi manca ancora la flanella giusta ma ho coinvolto un po’ di amici e parenti e mi arriverà a breve quello che cercavo….
Il viaggio è solo all’inizio… e continua.
Ciao Marica, complimenti per il tuo post e i tuoi tentativi di ridurre sempre di più ogni tipo di rifiuto. E’ un bello stimolo per cercare di fare sempre meglio in questo senso.
Non concordo al 100% sulla tua idea dei GAS. Ovviamente i Gas sono fatti da persone e come tali non sono tutti uguali. Io faccio parte di un Gas che secondo me funziona bene. Riguardo ai prezzi sono più economici rispetto al biologico del supermercato. Inoltre il Gas di cui faccio parte non si occupa solo di comprare prodotti dai fornitori ma è molto attivo in varie iniziative legate alla decrescita, ecc. Poi sono d’accordo con te… anche a me non piace far parte di circoli esclusivi con gente snob… ma non tutti i Gas sono uguali. 🙂
Ciao Marica, per sostiture gli assorbenti ti consiglio la coppetta mestruale. Io la uso da prima della gravidanza (5 anni ormai) e sono felicissima. Se sei interessata la trovi anche al naturasi’ sulla Circonvallazione Ostiense ad un prezzo decente (mi sembra di aver capito che abitiamo nella stessa zona). Se vuoi ne possiamo parlare!
Grazie Monica, è un’ottima soluzione ma non va bene per tutte le donne. 🙂
Il mio punto critico sono le confezioni degli yogurt. Paradossalmente quelli in porzione singola, colla coppetta di plastica, costano di meno al kilo di quelli in confezione da kilo e di quelli (introvabili) sfusi. Paradossi dei grandi numeri e della catena di distribuzione.
Il problema dello yogurt è facilmente risolvibile con l’autoproduzione se te la senti di provare, Marco. Uno starter di yogurt intero di quelli che puoi trovare al supermercato (un vasetto di yogurt intero) e poi un litro di latte. Fai scaldare il latte appena tiepido e metti lo starter, mescola tutto in una pentola d’acciaio ben pulita. Metti una notte al caldo, io usavo (fin quando mangiavo lo yogurt) il forno spento con dentro la lucina accesa. La mattina lo yogurt era pronto: buono, fresco, sano, a costo quasi zero e, soprattutto, a zero rifiuti. Poi, se vuoi, ci aggiungi la frutta fresca.
I sacchetti bio (cioè quelli in mater-bi adatti al compostaggio dell’ organico) vanno usati solo per l’organico! Usarli con dentro plastica o metallo li romperebbe subito e usare la plastica per contenere l’organico rende praticamente inutilizzabile ai fini del riciclo l’intero sacchetto (a meno di non svuotarlo). Il prezzo di 10 cent a sacchetto è standard, nient’ affatto conveniente. Non vedo perché comprarne tremila quando un sacchetto della spesa in mater-bi (riutilizzabile per l’organico) viene fatto pagare 10 cent in quasi tutti i discount e si può acquistare singolarmente, all’occorrenza, facendo attenzione a non tagliarlo (è molto meno resistente della plastica)
Marica, hai tutto il mio sostegno. Sai quanto mi piacciono questi diari.
Ciao Marica , è molto interassante quello che scrivi anche se mi fai venire grandi sensi di colpa, in quanto non sono così attenta. Da quel che ho capito abiti a Roma, io abito in Romagna è qui al mio paese c’è la raccolta differenziata, bisogna dividere umido, secco, plastica, vetro e carta , in centro storico fanno il “porta a porta” fuori ci sono i cassonetti , per grandi quantità si può andare alla discarica . Chi non segue questo mette tutto nel secco chiamato anche Indifferenziata. A Roma non è così ???
Buona giornata.
Ciao Laura, sì, è così anche a Roma ma, purtroppo la raccolta differenziata non risolve il problema dei rifiuti. E’ solo un modo per raccoglierli ma non ha niente a che vedere con lo smaltimento e con il trattamento dei rifiuti stessi. Inoltre prelevare continuamente materie prime per produrre cose che andranno distrutte non è economico né etico. La raccolta differenziata, in realtà, alimenta questo sistema di produzione e non sempre significa effettivo recupero e rimessa in circolazione dei materiali e degli imballaggi. Oltre a questo ha un costo elevato e molti materiali come la plastica non possono essere riciclati all’infinito.
Secondo me l’unico modo è non produrla proprio, la spazzatura. E’ difficile, complicato, impegnativo. E’ vero ma vale la pena provarci anche se solo in parte…
Brava Marìca, la raccolta differenziata fa parte della logica di questa società che cambia rimanendo se stessa in realtà; la raccolta differenziata non è altro che un modo per voler credere di fare qualcosa di ecologico, mentre la soluzione rimane di produrre molti molti meno rifiuti. Nessuno dice che sia semplice, ma credo che sia l’unica vera alternativa. una società dovrebbe essere giudicata dalle discariche che produce, non solamente nelle mostre culturali e negli eventi.
Sì, Matteo… se non altro direi che ci si prova…
Uno degli aspetti della società moderna occidentale è che lascia credere di poter scegliere in ambiti di libertà ampi, tanto che questa cosa è una differenza notevole rispetto a regimi autoritari dove le costrizioni arrivano fino anche a gesti quotidiani che a noi paiono scontati, regimi politici e religiosi con la quale viene confrontata. Ma pur non entrando in un errata concezione dicotomica, anche questa è una trappola del pensiero occidentale basato sul conflitto, vorrei dire che nella “nostra” società i cambiamenti non sono contrastati direttamente, ma assimilati per essere poi ricondotti nella sua logica lineare. In pratica i cambi di direzione, anche in ambito ecologico, sono rimodellati al fine di essere nuovamente parte del problema.Si pensi anche alle auto che diventano eco, o allo sviluppo dei prodotti Bio, che però in verità, hanno solo poche regole che li definiscono tali. Rallentare in certe direzioni è spesso un cambiare oggetto ma non mentalità e a volte evita di risolvere il problema, pensando di poter avere, ottenere, lo stesso risultato non rinunciando allo stesso stile di vita. Dico questo in ambito di pensiero, quindi in senso generale, parlando del sistema e dei suoi meccanismi. Ma ognuno di noi facendo delle scelte ecologiche, che sono scelte di consapevolezza, come queste ben narrate da Marìca, può sottrarsi a questo meccanismo, almeno in parte.