Zero Waste Journal 3

ZWJ

ZERO-WASTE JOURNAL: diario di viaggio in un sacchetto della spazzatura | Numero 3
Io non rifiuto. O, almeno, ci provo!

Giorno 14

Ho trovato anche il lievito per dolci e le uova a 38 centesimi l’una (prezzo migliore al momento) per le uova bio di galline libere e senza confezione. Una mia amica mi viene a trovare con i bambini e mi porta una busta piena di cose: sa che mi fa piacere ricevere cibo in regalo. Guardo la busta con sospetto prima di esserne felice. Guardo l’interno e quello che riesco a vedere è: una piccola montagna di spazzatura. Mi riprendo subito e la ringrazio tantissimo per quanto è stata gentile.

Dentro però c’è la confezione della farina che io ho eliminato, una bottiglia di passata di pomodoro, anche quella eliminata, un pacco di patatine (che a casa mia non entrano neanche per sbaglio considerato che sono spazzatura dentro e fuori anche se piacciono ai bambini), un break di succo di frutta che non entrava da almeno 4 anni nel mio frigorifero.

Il mio Zero Waste Program è sotto attacco. Decido di sorridere e ringraziare tantissimo. La mia amica non capirebbe e io so che voleva essere gentile.

Spazzatura giorno 14 e 15

Break del succo di frutta

Pacco delle patatine

Confezione della passata usata per la pizza

Mollette rotte

Giorno 15

Non ho ancora risolto il problema del sacchetto della spazzatura. Ci sto riflettendo. Alcune buste prese in frutteria sono biodegradabili e eco-friendly, almeno così c’è scritto sopra ma non so quanto sia vero. Come si può risparmiare sui sacchetti? Come si può non comprarli? Sul cassonetto dei rifiuti organici c’è scritto che la spazzatura deve essere ben chiusa in un sacchetto. Altrimenti avrei potuto riversarla senza. Ma non si può. Continuo i miei appuntamenti col distributore del latte. Non ne ho più mancato neppure uno. Accidenti, comincia a sembrarmi normale andarci. Non è più un impegno ma un piacere incontrare Giuseppe.

Giorno 16

Torno al negozio leggero dove scopro ogni volta qualcos’altro. Ho scelto di non comprare la pasta sfusa. Costa davvero troppo e non posso farlo. Al momento siamo intorno ai 3 euro al chilo come minimo prezzo e siamo un po’ oltre. Però posso autoprodurre di più. Forse dovrei imparare a seccarla. L’idea mi aveva preso qualche tempo fa ma poi ho deciso che andava bene anche farla fresca. Non sempre posso, però… Sto riflettendo su cosa fare.

I sacchetti della pasta li riutilizzo per congelare ma prima o poi finiranno nella spazzatura. Il riciclo non risolve il problema, lo rimanda soltanto un po’ più in là.

Spazzatura giorno 16

Il pacco della pasta

La confezione della carne per i bambini

Il tubetto del dentifricio

La confezione di un paio di calze

Questione dentifricio: ne ho fatti un paio da me. Ho usato argilla, salvia e bicarbonato. Oltre a quello che sento quando li uso (sembra un po’ di lavarsi i denti con la terra e bisogna abituarsi), ho smesso perché non so realmente l’effetto del bicarbonato sui denti e mi sto informando perché la questione è piuttosto dibattuta. In ogni caso è possibile lavarsi i denti con l’acqua e sono sempre più convinta che così come ho quasi eliminato il sapone si possa eliminare anche il dentifricio: acqua e spazzolino per me dovrebbero essere sufficienti.

Spazzatura non più prodotta con l’autoproduzione (in precedenza)

Contenitore detersivo lavatrice

Contenitore detersivo piatti *

Contenitore anticalcare

Contenitore detergente bagno

Tetrapack dei succhi di frutta*

Ho una confezione di detersivo per i piatti tradizionale da circa due anni. Lo uso per i casi in cui è assolutamente necessario. Per molte stoviglie va bene il mio autoprodotto e per i miei personali piatti igienisti basta l’acqua.

Spazzatura non più prodotta durante il viaggio Zero Waste

Pacco della farina

Pacco della semola rimacinata

Confezione delle uova

Confezione del lievito per il pane

Confezione del lievito per dolci

Tetrapack della passata

Cartoni del latte

Contenitore di plastica o vetro per le olive

Contenitore di plastica per la frutta secca

Pacco di plastica dei legumi

Pacco dell’amaranto

Pacco del miglio

Pacco della quinoa

Bottiglia dell’olio di argan

Scatola in plastica del burro di karite’

Confezione delle tisane

Conclusioni

Sono davvero ben lontana da una vita Zero Waste. E’ una lotta durissima confrontarsi ogni giorno con i rifiuti. Tutta la nostra vita è basata sulla produzione continua, indiscriminata e per lo più ignorata di spazzatura di ogni genere. Quello che è possibile fare è fare attenzione. Sull’attenzione e sulla sensibilità al problema si può, infatti, lavorare moltissimo. E si inizia a vedere man mano che si entra dentro un programma e un tipo di vita di questo genere. Il problema maggiore è, infatti, che la spazzatura non la vediamo.

Non la vediamo quando acquistiamo e non la vediamo quando ce ne liberiamo immediatamente dopo aver consumato e aver gettato. Un buon sistema è stato, per me, allenarmi a fare la spesa con un occhio agli imballaggi: vedere ancora prima di comprare, che cosa produce l’acquisto di un determinato prodotto e regolarsi di conseguenza. Un’altra possibilità, non possibile dappertutto, purtroppo, è stata quella di comprare prodotti alla spina anche se i negozi sono ancora pochissimi e con una disponibilità piuttosto limitata.

A tutto questo l’autoproduzione contribuisce senz’altro in maniera determinante e sono sempre più convinta della sua importanza. Il mio programma continuerà senz’altro con una vita più leggera e consapevole da questo punto di vista pur non riuscendo, per il momento, ad arrivare alla totale non produzione di rifiuti. Quello che è possibile fare è ridurre sensibilmente e, già questo, se tutti insieme lo facessimo, farebbe senz’altro la differenza.

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