Gli Elfi a Deutsche Bank

Avete presente gli Elfi, sì? No, non quelli del Signore degli Anelli. Quelli veri. Parlo delle comunità di persone che hanno scelto di vivere al di fuori della (cosiddetta) civiltà, insediandosi nei boschi e praticando l’autosufficienza in tutto e per tutto, senza corrente elettrica e riscaldandosi a legna. Ce n’è un gruppo piuttosto nutrito, circa 300 persone, a Sambuca Pistoiese, che dal 1980 abitano case semidiroccate in mezzo ai boschi, vivono in totale simbiosi con la natura e in perfetta armonia fra loro. Qui potete trovare ulteriori notizie. Gli Elfi hanno tutta la mia ammirazione, perché esprimono al 101% il messaggio di questo blog.

Ora chiudiamo gli occhi e facciamo uno sforzo d’immaginazione, cambiando completamente scenario. Consiglio d’Amministrazione di una grande banca internazionale, prendiamo per esempio Deutsche Bank: una mina vagante per gli equilibri finanziari europei e globali, con un’esposizione in derivati pari a 15 volte il Pil tedesco. E immaginiamo una seduta del CdA di questo colosso finanziario, in cui però metà dei membri siano sostituiti – ovviamente con pari diritti – da una delegazione di… Elfi!

Non so ai vostri occhi (ancora chiusi), ma ai miei si configura una situazione a dir poco grottesca.

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Bene, ho la sgradevolissima sensazione che una situazione del tutto analoga si sia verificata in queste settimane con la giunta Raggi in Campidoglio e nei rapporti con le partecipate. Persone con valori, schemi mentali, logiche comportamentali e metodi decisionali eticamente ineccepibili, ma distanti anni luce dalle prassi preesistenti. Persone animate da impegno e buona volontà, ma completamente estranee ai sotterfugi che tengono in piedi quel baraccone che si sono trovati ad amministrare. Persone che prediligono la fedeltà alla competenza – anzi: che sembrano disposti a sacrificare la seconda per la prima (come se non potessero coesistere entrambe) – e che si scontrano quotidianamente con le vecchie e incancrenite logiche amministrative. Chi pagherà il prezzo più alto?

Il giorno successivo alle Amministrative, scrissi su Facebook queste testuali parole (che poi rimossi, sia perché avevano sollevato qualche malumore, sia perché in molti casi la loro sottile ironia non era stata captata):

A Torino ha vinto il M5S, a Roma il PD.

Credo che ora sia chiaro a cosa mi riferissi. Ho moltissimi amici nel M5S e ho avuto anche episodiche evidenze di come il messaggio divulgato da LLHT abbia fatto breccia in qualche opzione comunicativa del Movimento.

Bene, cari amici romani, ora vi dico un paio di cose (naturalmente nel vostro interesse):

  1. E’ oggettivamente indecente che, fino alla giunta Marino, io non ricordi di aver MAI visto una sola foto della sala consiliare capitolina sulla prima pagina di alcun quotidiano, mentre oggi sappiamo ormai anche i soprannomi degli acari che vivono sulle bandiere che si trovano alle spalle del sindaco…
  2. E’ evidente che l’attuale posta in gioco non sia “solo” l’amministrazione di Roma, ma anche e soprattutto l’esito del prossimo referendum costituzionale, fatale per le sorti (di quel che resta) della nostra democrazia.
  3. E’ infine evidente come – se ne sarete capaci – dovrete adesso raddrizzare la schiena e convincervi una buona volta che non potete coltivare in eterno l’illusione di poter assegnare a ruoli chiave qualche onesto apicoltore (estremizzo) solo perché ha partecipato ai primi VaffaDay e si è fatto cinquanta fra gazebo e meet-up, salvo poi però rassegnarvi a sopportare l’innesto di qualche blasonato (e remunerato) specialista. L’ho scritto anche sul Fatto Quotidiano (nel post in cui preannunciai la vittoria di Chiara Appendino) e lo ribadisco qui: sarà sempre meglio un onesto incompetente a un disonesto competente. Ancor meglio sarebbe ovviamente un onesto competente (occhio però: il binomio onestà-competenza non si misura dal numero di vaffanculo urlati), a cui va data, prima che chiesta, la stessa fiducia che avreste concesso all’apicoltore. A meno che – e sarebbe questa per me un’apprezzabilissima alternativa – non decidiate di fregarvene di specialisti ed esperti vari, ma di governare davvero con gli apicoltori, trasformando Roma e i romani nel più grande centro di produzione di miele al mondo.

Infine, un piccolo omaggio:

PS. Per chi non lo ricordasse, alla fine verranno decapitati entrambi.

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