Oggi è il millesimo giorno da quando mi sono licenziato. Cos’è successo, nel frattempo…
- Non sono morto di fame.
- Sono diventato padre.
- Ho iniziato a scrivere per più di un quotidiano nazionale.
- Grazie a due editori fantastici, sono usciti i miei primi due libri.
- Ne ho vendute circa 5’000 copie.
- Ne ho autografate centinaia.
- Ho fatto quasi ottanta tra conferenze, workshop e seminari in tutta Italia.
- Ho rilasciato una ventina di interviste a testate indipendenti, due dirette televisive e numerose interviste radiofoniche.
- Ho nuovamente imparato a sorprendermi.
- Ho frequentato persone speciali, che prima ritenevo inavvicinabili.
- LLHT ha superato i 400 post.
- Ho fatto un corso di yoga, scoprendo il mio sankalpa.
- Ho scoperto la bellezza di sognare forte e chiaro.
Mille giorni sono tanti e sono al tempo stesso pochissimi. Sarebbero stati tantissimi se fossi fuggito. Sono invece volati perché ho Cercato. E’ l’inebriante dualità tra l’essere “liberi da” e “liberi di”. Chi è libero da, sta scappando. Chi è libero di, sta generando.
Ho moltissimi ricordi di questi mille giorni. La prima nuotata in quella mattina del 30 gennaio 2014, per esempio. Ricordo ancora tutti i pezzi che passò la radio mentre raggiungevo la piscina (le nostre sinapsi sono tavolette d’argilla, a volte…). Ricordo la caduta sui gradini della stazione di Imola, il suo perentorio significato simbolico. Ricordo l’odore del fieno inspirato profondamente. Ricordo una passeggiata con le ciaspole, in un qualsiasi martedì di febbraio. Ricordo la prima telefonata dell’editore, in cui mi diceva sì. Ricordo i pomeriggi al mare, mentre correggevo a biro la bozza da consegnare. Ricordo il tempo lento, le serate e poi le nottate senza briglie, a fissare l’Orsa Maggiore da Camp ed top. Ricordo inesplorate fragranze di impermanenza, tra una fetta d’anguria in estate e le caldarroste sul fuoco acceso. Ricordo un paio di corse in ospedale, preamboli solenni di eternità mutate. Ricordo risate private e lacrime pubbliche. Ricordo la Chiesetta di San Matteo e l’argine del Secchia. Ricordo la timidezza di un tempo. Ricordo la prima presentazione del libro, a Bologna. Ricordo ognuno di quei venticinque volti. Ricordo la chimica di ogni incontro successivo, ne ricordo le domande e le risposte. Ricordo gli applausi che non avevo mai avuto, perché diseducato ad aspettarmene. Ricordo la disidentificazione dai problemi indotti, perché magicamente risolti. Ricordo il germoglio di una rosa rampicante, sullo sfondo del sasso giallastro di casa mia. Ricordo l’impazienza per tutto ciò che ancora non so. Ma che sempre più, adesso, avrò tempo per conoscere.
– – –
C’è un’unica verità elementare, la cui ignoranza uccide innumerevoli idee e splendidi piani: nel momento in cui uno si impegna a fondo, anche la Provvidenza allora si muove. Infinite cose accadono per aiutarlo, cose che altrimenti non sarebbero mai avvenute… Qualunque cosa tu possa fare, o sognare di poter fare, cominciala. L’audacia ha in sé genio, potere e magia. Cominciala adesso.
J. W. Goethe