Come scrivere un post di successo

Scrivere un post di successo, per chiunque gestisce un blog o più semplicemente scrive su Facebook, è uno dei più importanti obiettivi da raggiungere. Con un blog di successo e pieno di post perfetti, infatti, è possibile diventare ricchi e smettere di lavorare per sempre. Chi di voi non lo ha mai sognato? E allora seguitemi: in questo articolo vi spiegherò come fare

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Basta. Mi fermo qui, perché mi sta già venendo la nausea…!

Credo sia chiaro dove voglio arrivare, no? La questione, per chi tiene un blog o anche semplicemente scrive su Facebook, è molto semplice: o si esprime ciò che davvero si sente, ritenendolo di un qualche interesse/beneficio anche per altri, oppure si fanno calcoli e si “costringe” cioè la propria espressività all’interno di schemi e regole predefinite, che nella fattispecie sono dettate dal segretissimo algoritmo semantico di Google e hanno lo scopo di “generare il maggior traffico possibile” (una delle espressioni più ripugnanti che io conosca…) e ottenere clic (la principale valuta del Terzo Millennio).

Se ci pensiamo, nella vita di tutti i giorni facciamo più o meno lo stesso: o siamo davvero le persone che sentiamo di essere, oppure ci rassegniamo a condurre vite non nostre, col solo scopo di compiacere qualcun altro, che quasi sempre è il disegnatore dello story-board in cui recitiamo il nostro ruolo di comparse.

Se digitate su Google “come scrivere un post di successo”, troverete decine e decine di contenuti – tutti sostanzialmente identici – che insegnano ad assecondare questa brama da parte del pubblico. Gli autori di quei contenuti, sappiatelo, non sono mossi da una forma di filantropia 2.0, ma stanno semplicemente approfittando del vostro “bisogno” e, sfruttando alla perfezione le regole semantiche in grado di sedurre l’algoritmo di Google, scrivono cose che li collocano ai vertici dei motori di guido-angeliricerca. A questo punto, gli sponsor si faranno avanti per inserire banner a pagamento sui loro siti e questo si tradurrà in facili guadagni. Semplice, no?

Ora, come sempre, la scelta è soltanto nostra. Ed ha ancora una volta a che fare con il… mercato: è infatti curioso come tante persone, che pure a parole affermano di volersi svicolare dalle sue leggi, si prestino poi ad assecondarne le regole, semplicemente trasferendone l’applicazione dalla realtà al mondo intangibile del web.

Già dopo i primi mesi di vita di LLHT, ho ricevuto diverse proposte di inserimento nella homepage di alcuni banner promozionali. Non nego che, come potete ben immaginare, ottenere due soldi senza muovere un dito mi avrebbe fatto (e mi farebbe tuttora) molto comodo. Ma ho preferito l’integrità, quindi ho rifiutato. Primo, perché ritenevo tale opzione incoerente con lo spirito di questo progetto, che è e resta essenzialmente di divulgazione culturale. Secondo, perché sono convinto che molti lettori di LLHT, apprezzando il valore e la gratuità dei suoi contenuti, si predispongano poi a premiarla mediante il passaparola e l’acquisto dei miei libri (considero infatti il libro l’unico bene che – se edito da case editrici “sane” – proprio perché divulga cultura, si sottrae implicitamente ai dogmi mercantili).

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La mission di LLHT (clicca per ingrandire)

Tornando quindi all’insegnamento di questo post, ci tengo a precisare che non sarebbe per me assolutamente difficile adottare le regole semantiche di Google. L’introduzione di questo post (poi subito interrotta perché mi stava davvero venendo il vomito…) ne è un banale esempio:

  • un titolo accattivante
  • un primo paragrafo che richiami – ripetendola – la chiave del titolo
  • due verbi (“gestisce” e “scrive”) scritti intenzionalmente all’indicativo anziché – come sarebbe corretto – al congiuntivo (“gestisca” e “scriva”)
  • altri aggettivi ed espressioni ricercatissime (“post perfetti”, “diventare ricchi”, “smettere di lavorare”…)
  • una domanda retorica (“chi non lo ha mai sognato?”) subito accarezzata con una promessa all’azione (“vi spiegherò come fare”)
  • alcuni grassetti ben piazzati
  • un’immagine evocativa ed… energizzante
  • dei tag polarizzanti

Se avessi proseguito con questo mio sterile appiattimento sulle prescrizioni del perfetto blogger, probabilmente – sfruttando il comunque già ampio seguito di LLHT – avrei davvero “spinto” questo post verso posizioni invidiabili sui motori di ricerca.

Tuttavia – ed è questa la cosa importante – LLHT non insegue quel tipo di pubblico. Quello del mordi e fuggi. Quello del tutto e subito. Quello che vibra al solo sentir parlare di soldi. Quello che vuole arrivare al frutto più alto dell’albero senza preoccuparsi della consapevolezza dell’arrampicata…

Se mi piegassi ai diktat di Google, post come quello di ieri (Mille), o decine di altri, non sarebbero mai stati scritti. Eppure, proprio grazie a quei post, ho potuto ricevere mail e messaggi privati di un’intensità… da brividi. Ora, non so come dirvelo, ma per me quei brividi… ecco… significano ancora qualcosa. Qualcosa – spero sia chiaro – che va oltre la perfezione di un post di successo, oltre la possibilità di diventare ricchi sfruttando diversamente il mercato, oltre l’imperativo di fuggire da qualcosa senza prima sperimentare l’ebbrezza di aver provato a costruire qualcosa di nuovo.

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