Volevo ringraziarti, 2016.
Volevo ringraziare te e tutto ciò che mi hai portato. E portato via.
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Grazie a quelli in fila. A tutti quelli che, diligentemente e silenziosamente, si dispongono in ordine, uno di fianco all’altro e con le spalle al muro, ad attendere il mio primo passo falso.
Grazie agli increduli, agli invidiosi e ai livorosi. Grazie anche ai semplici curiosi, che – con una cartuccera stracolma di te l’avevo detto – non vedono l’ora di assistere alla rovinosa caduta dopo quel passo.
Grazie a chi preferisce rifugiarsi nell’invettiva o, trovandola maggiormente confortevole, nella sua variante più ipocrita: l’accusa di disadattamento. Grazie a tutto ciò che, per loro e per mia fortuna, essi non vedranno mai.
Grazie ai soldati. Di ogni esercito, di ogni reggimento, di ogni battaglione e di ogni grado. Grazie agli ubbidienti. Grazie a tutti quelli che si vergognano di accarezzare una sola idea che per una volta sia la loro. Grazie all’opacità che esprimono e che conferiscono al mondo.
Grazie all’inserviente del Policlinico di Modena che ha assegnato un codice verde all’urgenza dell’11 luglio. Grazie all’oceano di disperazione che mi ha fatto attraversare. Grazie per avermi insegnato un aspetto della Vita che ancora non conoscevo…
Grazie ai pavidi, ai rifugiati e ai prigionieri. Grazie alle gabbie di comfort in cui sono rinchiusi. Grazie alle tute mimetiche e alle camicie di forza che indossano e che benevolmente chiamano però uniformi. Grazie alle loro rassicuranti liturgie quotidiane.
Grazie a chi si difende dietro alla giustificazione del lavoro. Come se, per merito di quel lavoro, la sua vita assumesse una legittimazione universalmente riconosciuta. Grazie agli unici mondi possibili.
Grazie alla compiaciuta pochezza delle possibilità che quel lavoro dischiude. Grazie all’ebbrezza dei consumi sfrenati, alla loro effimera giustificazione di un’esistenza inconsapevolmente dilapidata.
Grazie ai trafugatori di idee altrui, grazie ai topi d’appartamento e a quelli… di blog. Grazie alle furtive scorribande su queste pagine. Grazie alla loro puerile presunzione che non ci accorgiamo di nulla. Grazie per l’argenteria rubata a casa mia. E grazie soprattutto alla loro patetica convinzione che, se esposta a casa loro, emani la stessa lucentezza.
Grazie al pressapochismo. Grazie a chi non si pone mai domande. Grazie a chi annaspa orgogliosamente nel flusso e che, osservando di sfuggita chi è invece fermo sulla riva, lo liquida come un visionario.
Grazie a chi trangugia il proprio tempo. Grazie a chi non ha mai conosciuto la vera ricchezza. Grazie a chi non si è mai domandato perché.
Grazie alle bugie raccontate a se stessi.
Grazie infine alla foschia che questi atteggiamenti trasferiscono al mondo. Perché, in quella foschia, le stelle danzanti saranno ancor più luminose.
Buon 2017 agli ormai DIECIMILA amici di LLHT
(i commenti sono aperti: se volete, potete liberare il vostro ringraziamento)
grazie andrea per questo tuo lavoro, importante, che spero aiuti molti ad aprire gli occhi!
Grazie Andrea, avevo già iniziato un percorso di decrescita,ti ho incontrato in questo 2016, nei tuoi libri e ti ringrazio….spero che il 2017 sia l’anno della svolta anche per me. Buon 2017!!!!!!
Grazie Andrea per la disponibilità e la collaborazione dimostrata. Grazie per quello che sei e che fai .
Grazie, caro Andrea.
Purtroppo, le mie ipotesi per la salvaguardia della maggiore risorsa mondiale (i segni di storia e d’arte, come ho imparato da Giovanni Urbani fin dal 1974) non interessano nessuno e nessuno se ne cura.
Quindi, posso stare tranquillo, nessuno aspetta i miei errori.
Buon 2017 a Te e a quelli come Te
Grazie a te, Andrea, che da due anni con le tue scelte e riflessioni mi solleciti a pensare, agire a vivere più umanamente. Domenico