Agire insieme, collaborare, cooperare.
Guardo sul dizionario: azione combinata di due o più elementi, che risulta di efficacia potenziata rispetto a una loro semplice sommatoria. Ne consegue che una sinergia è un’azione simultanea di due o più fenomeni, forze, entità o altro, che ne potenzia i singoli effetti.
Questa è la sinergia. La sinergia è quello che succede in un orto sinergico: le piante si aiutano, si danno, potenziano le loro capacità. Una con l’altra. Il contrario esatto della competizione: la cooperazione, il mutuo aiuto.
Guardo le aiole ai bordi delle strade, I campi abbandonati, la natura quando è libera, quando si ritaglia il suo spazio anche tra il cemento, nel traffico. Non c’è un centimetro di terra nuda, le piante sono rigogliose, attaccate l’una all’altra. Sono insieme, si sono scelte liberamente. Il terreno è pacciamato naturalmente dalle piante che lì sono nate, cresciute e morte in libertà.
Le piante possono aiutarsi, quindi. E lo fanno quando sono libere di crescere. Si aiutano per proteggersi, per crescere meglio.
Ragiono sulle consociazioni del mio orto e cerco di fare attenzione e di non sbagliare.
Mentre lavoro penso che non userò concimi di alcun tipo, neppure quelli biologici, compatibili, innocui. Non voglio farlo.
Mentre lavoro mi chiedo quando è stato esattamente che l’uomo ha pensato che la natura fosse imperfetta. Che dovessimo aiutarla. Che senza il nostro aiuto non ce l’avrebbe fatta. Quello che abbiamo fatto per anni nelle nostre monocolture è drogare la terra, snaturarla, decidere per lei cosa fosse meglio. Difenderla dagli insetti invece che dagli uomini.
humus – humilitas
Stare vicino alla terra, abbassarsi, toccarla con le mani, “sporcarsi”, farla entrare sotto le unghie, sentirne la freschezza, la consistenza, entrarci in profondità è un’esperienza spirituale tra le più alte, tra le più coinvolgenti. Ho la sensazione che lì ci sia tutto. Che non ci siano muri, differenze, steccati, divisioni manichee, separazioni tra materia e spirito e che tutto sia lì. Mi chiedo quando ci siamo abituati al miracolo della terra che dà frutti, che da un seme fa nascere cose meravigliose. Come mai non è la Terra il nostro Dio?
L’orto sinergico è un’esperienza totale. Ci sono molte delle risposte che per anni ho cercato e a cui per anni ho rinunciato. Ed erano lì, molto in basso. Vicino, intorno e dentro la terra.
Ho tolto le erbe spontanee dappertutto perché così si fa prima di iniziare. Non avevo mai fatto una cosa del genere prima. Le piante fanno resistenza. Senti il rumore delle radici che escono con violenza dalla terra. Profondissime alcune.
Nell’orto sinergico d’ora in poi non si sradicherà più nulla e lì dove le piante nasceranno e cresceranno, lì moriranno e torneranno terra. E da lì ne nasceranno di nuove.
Intanto sbaglio l’impianto di irrigazione e su uno dei bancali non funziona bene. Studio e osservo per bene. Non capisco. Aggiusto, taglio, provo raccordi dritti, a T, a L, di nuovo a T. Non riesco a stringerli bene. Ci vuole molta forza. Non ce l’ho.
Non ho la forza tutta insieme. Ma scopro che ce l’ho un po’ per volta. Va meglio.
Umiltà, pazienza, calma.
Marìca
In effetti, come dice Alberto, ci sono piante concorrenti, eccome. In natura così come nell’orto. Quello che si cerca di fare nell’orto sinergico è esattamente questo tipo di selezione. Consociare le piante in modo tale che queste non siano concorrenti: non piante vicine della stessa famiglia ad esempio. O consociare piante che respingono alcuni tipi di insetti attirati normalmente dalle piante vicine.
Questa concorrenza dipende dal fatto che le piante hanno delle esigenze diverse e diventano, perciò, incompatibili. In ogni caso se esistono piante di quel tipo, questo ha una sua funzione. In natura le monocolture non ci sono, c’è diversità e varietà. Per questo è difficile che una pianta concorrente possa far “strage” di un’intera piantagione. Più c’è diversità, minore è il rischio che questo succeda. Questo invece può succedere nell’agricoltura tradizionale.
Riguardo alle “erbacce”, Attilio, lo metto tra virgolette perché considero questa parola già un giudizio morale (:-)) e preferisco chiamarle erbe spontanee, nell’orto sinergico ci sono, come in tutti gli altri orti. Ce ne sono meno, però, perché la pacciamatura consente di controllarle, almeno in parte. Ci sono ortisti che, per scelta, decidono di lasciare esattamente tutto com’è senza toglierle ma accettarle completamente. Altri che invece preferiscono toglierle man mano che si presentano.
Per quanto mi riguarda, ho fatto una scelta a metà. Ho deciso di non sradicare più niente, le radici sono molto utili nell’orto sinergico e sto controllando le erbe spontanee di giorno in giorno. Toglierò senza sradicare solo quelle che non sono compatibili o quando diventano troppo grandi da soffocare le altre. Molte erbe spontanee, tra l’altro, sono commestibili o niente affatto aggressive ma collaborative nell’orto.
Fukuoka diceva che la cosa migliore è non fare nulla. Questo significa, in realtà, fare molto, solo in un’altra direzione: quella della conoscenza, dell’osservazione e della collaborazione con la natura invece della competizione e dell’aggressione.
Beh, intanto tutto quello che hai scritto è molto bello.
Nel mio piccolo – senza che avessi un orto – solo il fatto di dover prendermi cura di quelle decine di metri quadrati di cortile che avevo nella casa di Polesella, fu per me un dono salutare. E mi ritrovo in quello che scrivi, riguardo alle sensazioni che si provano, anche solo per stare a contatto con la terra.
Però – e non per romperti le uova nel paniere – vorrei far presente che, nella natura lasciata libera a se stessa, la vicinanza delle piante è tutt’altro che amorevole: c’è una lotta a coltello da paura, le piante non si fanno scrupoli ad ammazzarsi l’un l’altra, pur di sopravvivere.
E’ una faccenda che non si nota, solo perché non percepiamo movimento, al contrario che nei rapporti fra animali. Ma ci sono piante strangolatrici, vampiro, avvelenatrici e chi più ne ha più ne metta, nei confronti dei loro simili verdi.
Non per rovinare la poesia, ripeto: solo per restare coi piedi per terra. Perciò, tornando alla mia frase iniziale, grazie Marica.
Sono molto curioso di saperne di più! Da qualche anno mi cimento con l’orticello classico: zucchine, peperoni, pomodori, caroselli, melanzane, piselli con le piantine sistemate nelle classiche file…
Dopo aver preparato il terreno, il lavoro maggiore forse è proprio quello di estirpare le erbacce che diventano concorrenti delle piantine (cosa che quindi nell’orto sinergico non avviene giusto?)
Ti seguirò con attenzione.
Ciao e grazie