Lentissimo. Utile per far decelerare anche i pensieri. Decifrandoli, fuori e dentro. E le prospettive. E i ricordi. Quelli recenti e i più remoti. E allora capisci che non c’è un inizio e una fine. Non c’è mai stato. Quello che eri a dodici anni era altro rispetto a ciò che eri dodici giorni, settimane, o mesi fa? Ogni sette anni tutte le cellule del corpo (tranne i neuroni) si rinnovano completamente. Muoiono e rinascono. Riciclo completo: altro giro, altro regalo! Eppure. Eppure qualcosa resta. Che cosa? Che siano allora proprio i neuroni i veri scrigni dell’anima? Meglio conservarli, non si sa mai. Te lo dicevano anche a scuola, in effetti. Soprattutto, se stavi fuori troppo a lungo durante l’ora di ginnastica o quella di religione. Eppure, è tutto così circolare. Cose accadute vent’anni fa, che ti sembra di toccare con una mano, un dito, un labbro… oggi! Il tempo torna. Cose accadute ieri l’altro, che sono già sepolte per sempre. Il tizio che l’altra mattina vedi imprecare da dietro i blindatissimi e condizionatissimi finestrini dell’auto. Un ex-collega, mi sembra. Epigono di un passato nettamente reciso per sempre, che quasi ti scoccia anche solo dover ri-considerare. Esuberanza. Eppure. Eppure, c’eri dentro fino al collo. E anche un po’ di più. Ed è ingeneroso rimuoverlo. Lui fa la sua vita. Lontano anni luce da quello che stai provando tu. Ma io, quello che sta provando lui, lo so benissimo invece. E allora sia benedetta, questa asimmetria informativa. Perché io mi nutro (anche) di emozioni, adesso. Di consapevolezze sempre nuove. Di risonanze. Unica regola: lasciargli il “suo” vento nei capelli. Perché ognuno, sul crinale, deve arrivarci seguendo la propria strada. Con la propria bussola. Chi salirà percorrendo un sentiero all’ombra, respirando a pieni polmoni l’aria profumata di resina. Chi ne percorrerà uno al sole. Chi effettuerà molte soste. Chi salirà in vetta tutto d’un fiato. Chi, a metà strada, cambierà idea e tornerà indietro. Chi lo farà a un chilometro dall’arrivo, non sapendo di essere praticamente arrivato. Chi, addirittura, anche sapendolo. Non importa. Procedere. Recedere. Decedere. Succedere. Non fa alcuna differenza. Basta che qualcuno ci arrivi, lassù. Pochi. Selezionati. Ma veri. Il resto accadrà di conseguenza. Succederà.
E quelli che si pongono domande. Anche tu te le stai ponendo, vero? Cosa gli è preso? E’ impazzito? Gli ha dato di volta il cervello? Solo ieri… macinava un business-plan dietro l’altro. Dirigeva la sua orchestra. E oggi? La discontinuità. La semplicità. Le parole di cui vi riempivate la bocca, aderendo compiaciuti a una semantica convenzionale, ergonomica. Perché… stabilita da altri, ma concepita per voi. Essenzialmente incapaci di comprendere quelle parole fino in fondo. Poi potete illudervi, certo. Potete credere che la Verità sia solo la vostra. Non posso biasimarvi. Il tempo e le circostanze sono ancora tutte dalla vostra parte. Potete fare la spesa ordinandola con tre clic del mouse e vedervela recapitare a casa. Avete eserciti di servitori a vostra disposizione. Ovunque. Anche quelli che non sapete esserci. Avete i vostri silent-resort: intimi, isolati, lussuosi e a zero tacche, dove potervi tranquillamente illudere che il tempo – solo per voi – si sia preso finalmente una vacanza, rallentando un po’ il passo. Vendete tempo per acquistare tempo: è diventata questa, la vostra vita. Vi è concesso anche questo. Siete gli assoluti e sfavillanti protagonisti di un copione che hanno scritto apposta per voi. Dovete esserne orgogliosi. E lo dico senza alcuna ironia: siete onnipotenti. Per il solo fatto di sentirvi tali, lo siete! So cosa significa. Ci sono passato anch’io. Quindi, cancellate il dubbio che io abbia anche solo minimamente ragione. Cancellatelo. Non fa per voi, quel dubbio. Sì, forse qualche volta ha fatto capolino. Facendovi per un attimo chiedere se non fossi invece io, ad aver capito tutto. No, per carità! Che oscenità! Fatelo subito rientrare, quel dubbio: è un killer. Dimenticatevelo. Rimuovetelo. Io ho torto. Siete voi ad avere ragione. Solo voi. Questo tempo è il vostro, non il mio. Comprimetelo e dilatatelo a vostro piacimento: potete farlo. Almeno, finché ne avrete il tempo.
Il titolo di questo post mi fa tornare alla mente la mia esperienza del Camino de Santiago. Sono passati ormai 4 anni ma continuo a ricordarli come 5 dei giorni più intensi della mia vita… già purtroppo solo 5 giorni. Quel viaggio a piedi di circa 120 km mi ha regalato tante sensazioni ma soprattutto mi ha fatto capire che il tempo non è sempre uguale. Quei 5 giorni sono durati come 10 e non si tratta di retorica ma di un fatto concreto! Quel camminare lento in mezzo ai boschi, la solidarietà tra le varie persone che di volta in volta incontravo hanno permesso di allungare leggermente la mia vita….
Conosci l’espressione “masters of the universe”, coniata da Tom Wolfe nel Falò delle vanità?
Conosco questa poesia di Martha Medeiros, Angelo. Che, in poche strofe, si sbarazza di quei masters:
Più che dell’universo, è importante essere padroni di… se stessi.
Sì… ognuno deve andare da solo. Non lungo la strada e nemmeno arrivare da solo. Però il primo passo bisogna farlo da soli. Non c’è nessuno che te lo possa dire, spiegare, insegnare. Nasce da dentro lungo la tua strada. Eppure sono sicura che questa consapevolezza ci sia dentro ognuno di noi. Deve essere così. Siamo tutti provenienti dalla stessa materia.
E anche lungo il cammino della consapevolezza, quante soste ci sono, quanti indietreggiamenti magari involontari, quante accelerazioni invece improvvise, quanti scenari nuovi davanti ai nostri occhi che non avevamo visto fino a ieri…
Credo sia solo una questione di tempo, per tutti. O, almeno, lo spero proprio…
Sei un incoerente Andrea. Avevi detto che LLHT non si occupa di poesia e poi scrivi 50 righe di pura…poesia! Un post che è come aria di montagna all’alba. Grazie.
Prosa leggera, Enrico. Non poesia. 😉
Grazie, comunque.
Gli scrigni dell’anima sono altrove, Andrea, non nei neuroni. Faccenda un po’ complicata da spiegare, occorrerebbero un po’ di fisica quantistica e di chimica molecolare, per dare l’idea.
Comunque – democrazia di base o no – son sempre più convinto che la società umana sia divisa in chi “capisce col cuore (con l’anima)” e chi no. Tutto qui.
Parlando del tempo, questo è il tempo dei secondi. Pare che sia un tempo che dura da parecchio… A leggere la storia (pardon, la Storia), sembra che le cose siano andate sempre in questo modo: alla fin fine il Re era quello che aveva più pecore, capre, cavalli o mucche.
Ma forse – e aldilà del fatto che la Storia la scrivono i vincitori – la nostra è una visione comunque parziale: vai a sapere, nel momento storico “X”, quante esperienze di base, libertarie, acefale o come diavolo vogliamo chiamarle esistevano, mentre Roma e Cartagine si menavano, per esempio.
Ma sì, questo è il tempo dei secondi. Credo che a noi, a questo punto e non solo in Italia (vedi quello che sta accadendo in Ucraina, per non allontanarci troppo da casa), sia il momento per scommettere, che riusciremo a sopravvivere a loro e al loro sistema. Con tutto quello che si è estinto da qualche miliardo di anni a questa parte, vuoi che non si estinguano anche gli “umani-non-evoluti”?
Organizziamoci…
Bella la suddivisione tra chi capisce col cuore e con l’anima e chi… no. Forse il segreto sta davvero tutto lì. In effetti, chi “ha” cuore e anima (cosa comunque non da tutti) spesso capisce col portafoglio. O comunque con alcuni suoi surrogati.
Le cose cambiano alla svelta, di questi tempi. Farebbe bene a tenerne conto anche chi pensa che mille giorni passino in un attimo…
Ciao.
Ritengo che non ci sia miglior estimatore di ciò di cui ci sia riappropria, di chi non lo ha avuto, o meglio lo aveva come dire, “rifiutato”…
Oggi si dice che c’è una crisi e difatti nel modo tradizionale di vedere la vita sì, esiste una crisi, ma non è una crisi di quelle che come un raffreddore, si cura e passa, è molto probabilmente una fase di crisi di un modo di concepire tutto, vita, economia, salute, tempo, ecc… e chi di questa “crisi” fa uso per rivedere i propri canoni, i pilastri su cui poggiava la propria sicurezza e tranquillità, o chi avendo già maturato una certa inquietudine e avendola concretizzata in scelte anche piuttosto radicali, come il sottoscritto, è fortunato. Sì fortunato perché ha dalla Vita stessa la conferma che il suo senso di disagio, le sue titubanze e il suo mettere in discussione modi di esser che sentiva non consoni alla propria Natura, sono fondati su una realtà, che la Vita così, come vista dalla massa ingabbiata in schemi che solo all’apparenza sono gli unici, non è Vita e non è vivibile a meno di concepire una vita in cui si va verso una sorta di autodistruzione graduale.
Allora il Tempo, la lentezza, o meglio i ritmi normali, ché questi sono i “normali” e gli altri quelli frenetici e nevrotici della corsa a tutto spiano, per poi cosa…
questo Tempo e questi ritmi, sono uno dei diamanti dell’esserci rimessi a Vivere!
La Natura, o meglio la Vita Naturale è la miglior scuola o insegnante: basta fare silenzio, fermarsi un momento, e si setnte assai forte la sua voce, mai violenta, sempre dolce, eppure chiara e semplice: questa è Vita!
Non potrei essere più d’accordo, Alessandro. Stiamo attraversando un periodo di trasformazioni radicali, che avvengono ad una velocità senza precedenti. La domanda che anch’io a volte mi faccio è: sapremo esserne all’altezza? (Rferendomi ovviamente a chi possiede almeno gli strumenti per decodificarlo, questo cambiamento.)