Il cambiamento trasforma l’intera esistenza. Non si tratta solo di ridurre, di fare attenzione, di pensare, di guardarsi intorno. Il cambiamento trasforma i nostri sensi. Tutti: anche il sesto, il settimo e l’ottavo. Per chi ci crede, certo. Perché quando iniziamo a trasformare qualcosa nella nostra vita credere è un verbo importante che deve essere coniugato giornalmente. Perché all’inizio, diciamo la verità, non ci abbiamo creduto.
Del resto viviamo nel mondo della disillusione in cui non credere e non lasciarsi prendere va così di moda. Più disillusi siamo, più increduli e sconfitti ci sentiamo in partenza e più saremo considerati forti e sicuri di noi stessi, più duri ci mostreremo migliore sarà l’impatto con l’altro. Ci sentiremo più potenti. Come minimo.
In cambio di che andare verso un’altra direzione? Perché dovremmo farlo? Oltre a quello, ovvio, che già sappiamo molto bene.
Primo motivo
In cambio delle emozioni che non provavate più. La vostra pelle percepirà cento volte quello che pensavate di sentire, liberata da strati di ingombranti cellule morte e pesanti che non vi appartengono più. Sarà come scoprire di essere più abili nel sentire. Una specie di “sensiabilità”, come un nuovo senso che non sapevamo di avere. E così la sensazione più frequente di essere stressati si trasformerà in altro: quella di essere emozionati. Si vive in uno stato di una sorta di prontezza all’emozione, di apertura al sentire. Che prima non c’era. Insieme a una nuova tenerezza e anche a una nuova vulnerabilità. Bella, però.
Vi butterete di più, oserete di più. Magari vi esporrete un po’ troppo. Può succedere. Magari farete un po’ di confusione con i sensi così scoperti e scambierete fischi per fiaschi ma il massimo che può accadervi è quello di essere stati troppo voi stessi.
Secondo motivo
In cambio di nuove e differenti relazioni. Le persone che ho conosciuto da quando ho cambiato strada sono quelle che voglio valorizzare, quelle che mi hanno più stimolato a riflettere sulla mia vita, quelle che mi hanno dato spunti per esprimermi al meglio e, molte di queste, hanno capito o visto di me lati in modo completamente aperto, obiettivo e generoso indicandomi altre strade che non avevo ancora visto.
Terzo motivo
In cambio di una vista sensibile. Scoprirete lo stupore che avevate sepolto in cose che avete guardato milioni di volte ma mai davvero visto. Vi farete male più spesso, ve lo dico. E vi farete bene più spesso, ve lo dico. Quello che vi piacerà vi piacerà di più e quello che non vi piacerà vi farà più male al punto tale da voler provare a cambiarlo. Da subito, adesso, a cominciare da voi stessi e da ciò che vi è vicino, da quello che potete fare ora a un metro da voi, con chi è vicino a voi.
Quarto motivo
In cambio della libertà di liberamente sentire, esprimere e scambiare, del sentire e mostrare interesse o disinteresse secondo quello che davvero siamo e non secondo quello che altri ci dicono di dover sentire.
Quinto motivo
In cambio di nuovi spazi liberi dentro di voi. State facendo spazio. E in qualche momento sentirete un vuoto che vi farà paura. E invece è solo lo spazio di libertà che non avete mai sentito, sensazione sconosciuta per la maggior parte di noi. La libertà non è innocua, certo, ma non ci siamo abituati e ci sembra più pericolosa di quella che è.
Sesto motivo
In cambio del coraggio che vi verrà di guardare in faccia le vostre passioni. Basta il primo passo per capire che ci sono. Tutti ne abbiamo qualcuna. Magari sepolta sotto anni di indifferenza, di sentimento di inadeguatezza, di centinaia di “figurati se io…” di “io non ce la farei mai”, di “io non posso…” di “cosa diranno di me…”.
Settimo motivo
In cambio del fatto che la rinuncia si trasformerà in liberazione. Non solo con le cose, gli oggetti, gli atteggiamenti, le abitudini, i consumi che vi seppelliscono sotto montagne di inutilità. Anche con le persone. Qualcuno sceglie di allontanarsi. E il dolore diventa un’altra, fecondissima risorsa. E una messa alla prova per lasciarsi andare con serenità: noi stessi e gli altri.
“Perché quando iniziamo a trasformare qualcosa nella nostra vita credere è un verbo importante che deve essere coniugato giornalmente…” quanto è vero quello che scrivi Marìca!
Io posso dire di averlo davvero provato sulla mia pelle: quando ho iniziato a “credere” fermamente, tutto il cambiamento che avevo fino ad allora solo desiderato ed idealizzato, è concretamente iniziato, e non si sta fermando… E se adesso mi sento una persona equilibrata e felice è perché da quel momento non ho mai mollato e non ho mai smesso di credere in me, nelle mie forze e nelle incredibili possibilità che la vita ci offre.
Bellissimo post, dalla tua penna ne leggo di sempre più belli! 🙂
Un abbraccio.
Già, è incredibile che avvicinarsi alla terra possa produrre tutto questo. La terra non crea solo piante, semi e frutti che possono nutrire il corpo. La terra è feconda di ogni seme che ci metti: amore, dolore, spirito. E ti dà frutti se hai bisogno di nutrimento e medicine se hai bisogno di curarti. Dopo che avrai imparato a raccoglierti, naturalmente.
Se scrivessi quello che ha già scritto Luca, sarei ripetitivo. Però la penso esattamente come lui!
In questo blog, quando leggo i post di Andrea e di Marìca, molto spesso trovo parti di me stesso.
A volte mi arrivano pensieri e pareri illuminanti come fossero dei razzi. Boom!
Altre volte mi addentro nel racconto di cammini che assomigliano davvero ai miei.
Lo dico a bassa voce: qui mi sento a casa.
Leggo i post di Marica sempre con una certa “ingordigia”.
Mi fanno bene. Stimolano la parte ancestrale dando connessione alla realtà di ognuno. Poi si sente la passione e l’avvincimento.
La cosa che (a mio parere) dà maggior senso alla sua bella esperienza è la forza con la quale vuole condividerla.
Riesce a farlo in modo lieve e allo stesso tempo potente.
Un orto dove si coltiva cibo e spirito quello di Marica. La via per un buon cammino che val la pena di provare a percorrere.