E’ in sostanza la fine della fiducia nella crescita infinita, durata trent’anni. (G. Visetti, corrispondente per “la Repubblica” da Pechino; fonte)
Capito? Dopo una vita che se la raccontano (e la raccontano a noi), adesso ce lo comunicano così. Più o meno come la notizia che Balotelli è tornato al Milan.
Ma i miei, si sa, sono sempre e solo stati ragionamenti “salmone e caviale”, tipici di una sinistra salottiera e radical-chic…

Orso che si sta facendo il bagno. In finanza, mentre l’immagine del toro è associata a una fase rialzista dei listini (perché l’animale, incornando, alza da terra), quella dell’orso è associata a tendenze ribassiste (perché l’animale butta a terra la preda).
PS. Se state ancora immolando la vostra vita al sacro dogma del PIL, un consiglio: stringete la presa all’albero maestro, adesso, perché è facile che si balli un po’ di più. Oppure, potete continuare a fidarvi del contratto a tutele crescenti…
PPS. Il crollo della borsa di Pechino è solo l’antipasto. The best is yet to come. (Oppure, cari amici cinesi, potete sempre mettere anche voi nel calcolo del PIL droga, contrabbando e prostituzione: è così facile, in fondo…)
[aggiunto alle ore 21:25] Facile che domani si assista a quello che in gergo chiamano un “gatto morto“, cioè un lieve rimbalzo verso l’alto dei listini (l’immagine si riferisce al lieve sussulto che farebbe la carcassa di un gatto lasciata cadere dall’alto; questo, lo so, è il massimo livello di creatività a cui possono arrivare gli economisti…). Se invece le borse dovessero continuare a precipitare, bé… segniamoci sul calendario la data di oggi. 😉
E’ in consonanza anche con questo:
http://www.monetaproprieta.it/site/index.php?option=com_content&view=article&id=66:se-la-feroce-religione-del-denaro-divora-il-futuro&catid=43:rassegna-stampa&Itemid=54
Ed è comunque da una vita che, poco pubblicizzati, studiosi seri ed eclettici manifestano dubbi (quando non certezze nell’opposto) sulla sostenibilità di tutto il modo di vita odierno. Sto leggendo “Un animale così umano” (“So human an animal”) del biologo R. Dubos. Sembrerebbe di leggere un Sarge Latouche dalle più ampie vedute intellettuali e più cautamente anticapitalista. Se non fosse che l’intero saggio (compreso un paragrafo verso la fine dal titolo “Superare il mito della crescita”) è stato scritto nel 1968.
Sono gli stessi anni (fine ’60 e inizi ’70) in cui ha preso piede la più ampia e autorevole contestazione all’idolatria della crescita infinita: dallo stesso Georgescu-Roegen al Club di Roma e a “I limiti dello sviluppo”. Il cuneo al pensiero monolitico dello sviluppo economico ad ogni costo (formalizzato nel 1949 da Truman) è stato infilato nel ceppo una ventina d’anni dopo. Ora, dopo altri trent’anni, ci apprestiamo ad assistere al colpo di scure finale…
Spero sia l’inizio della fine.
E’ il solo modo, credo, affinché la gente si svegli da questo torpore mentale.
Solo le difficoltà accomunano gli uomini e rendono concreta la solidarietà, presupposto indispensabile della resilienza.
Parole da scolpire nella pietra. Virgole comprese. Ciao
Repubblica è la portavoce ufficiale del pensiero dominante, di conseguenza anche del dogma della Crescita.
Verissimo. Facile infatti che Visetti si becchi una tirata d’orecchie… 😉
Benarrivato su LLHT, ciao.