Orto sinergico 2.0

Il mio orto ha due anni. Un orto in crescita che mi ha insegnato tutto: come fare, come preparare, consociare, mantenere, osservare, raccogliere. Quando credi di aver imparato, però, preparati una bella dose di umiltà: non è che l’inizio e non ci sarà un giorno in cui potrai dirlo davvero.

Il primo anno il raccolto è stato davvero sorprendente sia d’estate che d’inverno. Il secondo anno, invece, piuttosto scarso. Eppure non ho fatto che le stesse cose. In realtà ho fatto  una serie di cose giuste e una serie di cose sbagliate. O almeno erano sbagliate per il mio orto e non credo che vi sia un orto sinergico uguale a un altro. Sono tutti diversi. Perché non sono solo terra e piante. L’orto sinergico è un individuo pensante fatto di pura energia vitale, terra, spirito, forza, capacità di comunicare, di insegnare, di consigliare. L’orto sinergico ha una sua intelligenza e sensibilità, una sua precisa fisionomia, un suo carattere, una sua evoluzione, una sua esclusiva relazione con te che ci sei dentro.

Credo sia il mio specchio, il mio segno.

Ho smesso di dare spazio a tutti, di accogliere tutti. Non posso farlo. C’è qualcuno che ti fa male solo con la sua vicinanza. Qualcuno che non può, che non sa, che non vuole. E allora meglio guardare cosa significa questo dentro di te. Ho messo le mani sotto la mia paglia e l’ho tirata via con calma. La terra non era quella soffice che ricordavo. Non mi sono quasi riconosciuta.

Ho spostato la paglia dai bancali. La gramigna, sotto, aveva tessuto tappeti di radici. Splendide, incredibili trame pulsanti, vive, carnose, orgogliose, forti. Sapevo di non poter vincere, così l’ho tolta. Sapevo che non sarebbe stata che una concessione elargitami con generosità, un istante, un’illusione. Ma l’ho accettata di buon grado. So che combatto ad armi pari con le spontanee e loro sono più forti. Si tratta di una semplice tregua ed è quello che ho intenzione di rispettare. Mi lasciano dello spazio, io me lo prendo: le spontanee non possono crescere liberamente come prima. Ci deve essere un limite e questo limite lo metto io. Ci sono piante che possono convivere liberamente con i miei ortaggi ma altre sono dannose. Non sono cattive o “acce”. Solo non vanno bene per me, in questo preciso momento.

Ho smesso di pensare che sono indipendente. Ne ho fatto bandiere, editti, leggi, regole e decaloghi. Ma ho smesso.

L’orto sinergico fa da solo. La terra fa da sola. Ma il mio orto sono io, non è solo lui, non è solo terra sola. E’ quello che ci metto io e che penso io. Quindi il mio orto non è indipendente. Neanche lui.

Ho un terreno argilloso, un carattere argilloso. Posso dargli belle forme e rimangono lì ferme, decise, compatte. Magari per secoli come montagne. Senza paura, resistenti alle tempeste. Ma tendono a irrigidirsi, come ad aver timore di cambiare, di mescolarsi, quasi a chiudersi.

Ho smosso i miei bancali quasi con sofferenza. Non ho voluto dargli concime ma ho aggiunto terra, quella non argillosa, soffice, ariosa. Mi sono mescolata, mi sono un po’ aperta, ho dissolto dei grumi, scoperto delle pietre. Il risultato era leggermente inaspettato, i colori erano diversi ma dopo un po’, con un po’ di resistenza, si sono fusi. Li ho visti scomparire sotto nuova paglia.

Ho smesso di farmi lusingare da ciò che è più facile. Perché ho più tempo per aspettare e perché ho bisogno di credere di più, di sperare di più, di essere più convinta.

Così ho seminato più che piantato. Perché credo di aver bisogno di sorprendermi, di cercare dentro la mia terra il piccolo germoglio, il seme che si è aperto quando credevo di averlo perso per sempre, quello che sembrava morto e dentro aveva l’energia vitale che non avevo intuito perché infinitamente piccola.

Mi sono accorta di non aver seminato che incertezze. L’ho fatto solo perché ero più autentica così. Me ne sono pentita amaramente ma il frutto che ne sta nascendo è già visibile e promette di essere pronto tra qualche tempo.

Nella mia terra di incertezze sta nascendo il cambiamento.

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8 risposte a “Orto sinergico 2.0

  1. L’afflato spirituale dei tuoi articoli ad alcuni potrà apparire idealistico e idealizzante ma è presentato con tanta semplicità e senza mai staccarsi del tutto dall’azione. Complimenti

  2. I suoli argillosi sono “delicati” e “forti” nello stesso tempo, ma comunque, come tutti gli “organismi viventi” (assioma dell’agricoltura biologica) che hanno a che fare con gli umani, hanno bisogno del loro ascolto, della loro attenzione, considerazione e conoscenza (e tenerezza), e così ricambiano con il dono del proprio massimo (non sono “natura allo stato brado”).
    La gramigna che compare su un terreno è un segnale che quel suolo (essere umano) ha bisogno di protezione (dal freddo e dal caldo per il suolo, per l’umano …?), perchè ha la “pelle delicata”.
    Non dimentichiamo che le sue radici sono portentose negli squilibri dei reni, soprattutto per chi “fatica” ad espellerle.
    Il suolo argilloso è il più generoso, ma a condizione di conoscerlo in maniera approfondita e non commettere errori nell’approccio e nella gestione. Per esempio sbagliare il momento della sua “lavorazione” e la quantità dell’energia usata può pregiudicare diversi raccolti.
    Anche l’agricoltura sinergica, in quanto agricoltura, “dipende” da quello che gli esseri umani fanno, nel bene e nel male.
    Infine non mi rimane che augurarti di proseguire proficuamente la tua strada di conoscenza del tuo orto e di te stessa.

  3. Complimenti…
    Bellissima e suggestiva descrizione alchemica che apparentemente tratta due soggetti diversi, ma in realtà è lo stesso: la terra e le piante; noi umani e la vita. 🙂 .

    Di terra siamo fatti, letteralmente, perchè tutti gli elementi che ci compongono sono sempre esistiti. Nell’Universo, prima di diventare un pianeta e anche dopo la nostra morte, alla fine del sistema solare… sempre esisteranno. Perciò proveniamo dalla terra, e tutto ciò che ci compone, cellule, sangue, ossa, carne, ecc. viene dalla terra tramite il cibo vegetale, che se non mangiamo direttamente, lo mangiamo (sbagliando) indirettamente con carne, latte e relativi derivati.
    Perciò alle stesse dinamiche della Terra, obbediamo, e non possiamo sfuggire.

    Ecco perchè Permacultura e Bioeconomia sono alcune delle leggi che governerebbero una società sana, giusta, in armonia con l’esistente e con il lavoro che l’Universo (o una divinità con qualche nome per chi è credente) compie da milioni di anni, nello sviluppo della Vita. Ecco perchè nulla si crea e nulla si distrugge, vale in fisica quanto nelle relazioni, nella scienza ed in economia.

    Andando oltre il commento del post, che però stimola riflessioni personali, per quanto mi riguarda, la mia Bibbia, il mio Corano, la mia Torah non sono scritti, ma visibili e tangibili intorno a noi. Non ho bisogno di credere, e affidarmi a qualche interprete del divino. Io lo vedo, tocco e percepisco. E dopo ciò, come avviene a tanti di noi, Andrea compreso, la realtà diventa chiara, si vive nel presente, e si comprendono i valori autentici che ispireranno il nostro percorso di vita.

    La nota dolente è che chi è stato allontanato da questa comprensione, può accadere in tanti modi e per cause diverse, opera esattamente in direzione contraria alla Vita: violenza, guerre, consumismo, fanatismo, e così via… Lo vediamo intorno a noi, lo subiamo tutti, siamo tutti legati ad un destino comune, ovunque si nasca e comunque si viva.

  4. Ho scoperto di recentissimo Elaine Ingham (su you tube ci sono vari video di questa microbiologa). In poche parole quello che é veramente importante nel suolo non é quello che ci hanno detto per decenni (quantità di azoto, altri elementi, pH, lavorazioni così o cosa….) ma due cose, di cui normalmente gli agronomi non parlano: é la vita che ci sta dentro (batteri, funghi, protozoi, nematodi, e via dicendo e crescendo) e l’equilibrio tra gli esseri viventi. Senza vita o senza equilibrio non si va lontano con nessun orto senza input esterni (che normalmente, soprattutto se chimici o meccanici, distruggono la vita e l’equilibrio).

  5. Sì Maurizio… un continuo rimescolare, cambiare, aggiustare, adattare. Rimescolarsi, cambiarsi. Sempre più vicini alla vera essenza, sì. Contenta di non essere l’unica ad avere a che fare con l’argillosità dei pensieri. 🙂

  6. Bellissimo questo abbinamento orto sinergico -percorso di vita,credo sia veramente appropriato e veritiero . Probabilmente se avessi perseverato nella non lavorazione del tuo terreno argilloso(come il mio)non avresti raccolto niente!Quindi nessuna sofferenza nel rimescolare la terra e il proprio cammino, perchè sono i cambiamenti e gli aggiustamenti continui che li rendono migliori e sempre più vicini alla vera essenza….

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