Quello che mi è successo stamattina, ultimamente mi succede con una certa frequenza. Mi succede spesso, da quando sono meno distratta, più attenta, più concentrata sul presente, meno sfuggente a me stessa. O forse le persone che incontri non le incontri per caso e loro in quel momento avevano proprio bisogno di farsi ascoltare. Da te. Di offrirti le loro lacrime improvvise e imbarazzate. A te. Così ti ritrovi a sentire belle emozioni, a guardare sorpresa quel che succede e poi a pensare.
Non c’è bisogno di scusarsi, né di sentirsi troppo a disagio. Siamo abituati a scusarci fino allo stremo se piangiamo o stiamo male. Almeno, davanti agli altri. Siamo vittime della nostra stessa riservatezza, un valore sopravvalutato, disatteso o, nel migliore dei casi, frainteso. Tratteniamo, custodiamo, abbiamo cura delle nostre malattie interiori, dei nostri dolori profondi, di come siamo davvero. Li manteniamo, li risparmiamo, li preserviamo intatti col rispetto dovuto ai nostri dèi.
Teniamo in serbo, teniamo per noi, che mai appaia fuori ciò che siamo dentro. Pena il giudizio immediato, il confronto, le conseguenze, le etichette appiccicate in fretta, i sentimenti di vergogna per aver ceduto. Chi piange cancella in fretta tutte le tracce. Come un assassino che non volesse essere scoperto si dà alla fuga o si nasconde dietro i grandi occhiali scuri, a ripararsi da qualche improvviso interesse che ci cogliesse in flagrante. Chi cede si preoccupa di chi gli sta davanti per non creargli eccessivi disagi o imbarazzi, per non essere responsabile del peso che quello potrebbe riceverne, impreparato com’è ad ascoltare, ad avere il tempo di sentire, a provare a capire, nella fretta, quel poco che si può capire.
Salvo poi considerare, se abbiamo la fortuna di avere un momento di tempo per sederci a riflettere, che è uno dei pochi momenti in cui siamo proprio quello che siamo, che magari ci troviamo proprio davanti a qualcuno che quel giorno ha tempo e voglia di sentire con noi esattamente quello che sentiamo, che ci accoglie, che non ci giudica, che non si spaventa…
E il pianto diventa fugace, una debolezza estorta al nostro continuo tenersi di corpo e di nervi, di gambe e di spirito. Lasciarsi sfuggire le ragioni come scuse che, ultimamente, mi sembra, sono sempre le stesse. Non so se sarà un caso. Non so se ci faccio più attenzione. Ma è così.
Così anche stavolta chiedo dei talenti, delle passioni, dei tempi e dei desideri profondi. E anche stavolta si glissa distratti, quasi non si capisce la domanda, si fa fatica a trattenere l’attenzione. Non c’è la calma, il tempo per darsi delle risposte, ma ancora prima per farsi delle domande. Si percepisce l’enorme disagio dell’essere soli senza saperne bene capire le ragioni, considerandole colpi del destino. Ci si trova a rantolare in lavori senza perché, senza neppure riceverne indietro il necessario, ma offrendo comunque tutto: tempo, energie, spese più alte delle entrate, oblio di quel che eravamo.
Ci perdiamo dietro bilanci distorti, sempre in negativo, e fra le cui voci non compaiono parole come desiderio, felicità, ricchezza, ricerca dei propri talenti, memoria. Le voci dei nostri bilanci interiori sono invece: confronto, senso di inadeguatezza, infelicità, delusione, rabbia, fallimento, competizione.
Quando sfogliamo i nostri petali, ci fermiamo, iniziamo a fare attenzione, rallentiamo, recuperiamo la calma, ci diamo tempo per sentire e sentirci, non abbiamo paura di piangere per la strada. Non ci spaventa chi lo fa all’improvviso con noi. Anzi, lo riconosciamo. Ne siamo quasi felici.
C’è qualcosa che abbiamo bisogno di recuperare. E siamo pronti, se siamo così pieni da scoppiare a un semplice sguardo, a qualcuno che quel giorno ha tempo per te, qualcuno che non ti conosce ma è disposto ad ascoltarti. Perché lo vuole.
Ci chiediamo mille volte il perché, quando siamo costretti ad essere semplicemente e umanamente veri. Non sopportiamo il peso dei nostri fallimenti. Perché è così che ci hanno insegnato a chiamare le nostre emozioni inopportune, i nostri desideri non realizzati, i nostri talenti mai cercati, i nostri amori imperfetti, le nostre fragilità. Ognuna di queste cose, invece, non è altro che la nostra meravigliosa e attuale opportunità.
Verità inconfutabili espresse con grande efficacia e profondità di sentimento! Sei splendida !
Meraviglioso articolo!
Emozionante leggerlo…….
Grazie
Serena
Scrivo pochissimo ma di fronte a questo articolo non posso esimermi dal farlo. Complimenti sinceri per ciò che hai scritto e per come lo hai fatto.
Un abbraccio di cuore
forse che siamo entrati in un periodo storico in cui sempre più persone sono disposte a rendersi conto che la vita deve avere qualcosa di più che il soddisfacimento dei bisogni materiali legati al proprio ego?
e così “basta” incontrare una persona (come mi pare tu sia), che si è posta qs domanda e sta cercando di trovare delle risposte, per entrare in risonanza con lei e andare in “crisi” (che sarebbe molto utile tradurla come “opportunità” di cambiamento).
Grazie Marica per i tuoi scritti, scaldano il cuore e infondono speranza che un mondo più “sano” sia possibile e che, in una qualche maniera, è già qui!
Non è la prima volta che leggo un tuo articolo tutto d’un fiato, conquistata ed emozionata da ogni singola riga e quando arrivo alla fine ho solo voglia di rileggerlo più e più volte per far risuonare ancora dentro di me tanta elegante umanità.
L’empatia che sento con tutto quello che hai scritto è così intensa che a momenti mi sembrava un’altra me stessa a dire tutto ciò alla me stessa che leggeva.
Grazie infinite Marica.