Né più mai toccherò le sacre sponde, ove il mio corpo fanciulletto giacque (Ugo Foscolo)
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Il segreto è tornare. Per non spaventare, occorre rientrare. Sempre. Occorre cioè chiuderla, quella parentesi. E’ un segreto valido per il marketing, ma efficace soprattutto per le coscienze più incerte (cioè, la maggior parte di esse.
La garanzia del ritorno, del progetto a termine, della parentesi che si chiude è sempre rassicurante. Spesso, più per gli altri che per noi. Chi non si impegna a rientrare, a terminare un progetto, a chiudere le mille parentesi aperte durante il suo cammino, rappresenta un insopportabile ostacolo per il riduttivismo logico-induttivo di cui siamo impregnati fin dalla nascita. Per non parlare poi di chi, per evitare la tentazione di un dietrofront, si spinge a incendiare le navi che lo hanno portato a destinazione…!
Mollare tutto per poi rientrare, anche se dopo un’esperienza insolitamente alienante, diventa invece il perfetto alibi per la coscienza di chi… non se la sente, di chi vuole dare solo un morso. E’ una prospettiva accomodante. E, come tale, massimamente inclusiva. Un’escursione è per tutti. Un viaggio, per qualcuno. Una spedizione, per pochi e selezionatissimi eroi. Quindi, molto più conveniente mollare tutto, certo, per poi però riprenderselo (per intero o in massima parte: così facendo, daremo molto meno fastidio.
E poi, oltre ad essere estremamente comodo e disimpegnante, è anche molto… commerciale, diciamolo. Perché smerciare sogni a rendere è molto più facile che mettere sul banco la ferrea prospettiva dell’irrisolutezza, l’inafferrabilità delle scelte definitive, l’apnea che soltanto un viaggio di sola andata può procurare. Sognare in aspettativa è assai più vendibile che sognare a tempo indeterminato, perché consente la facile immedesimazione, evita l’indigesta sensazione di irreversibilità, elimina la paura di una fatale indefinitezza, contempla una seducente e confortante de-responsabilità. Sognare a rendere… rende.
Il sogno a rendere è il Rolex al polso del black-bloc che sfascia una vetrina: antagonista ma autoindulgente, rabbioso ma embedded. Il sogno a rendere è “la centralità e la soddisfazione del Cliente, […] la cultura dell’ascolto, del confronto e della responsabilità” nel codice etico di Banca Etruria. Il sogno a rendere è quello che in inglese si chiama loophole: un’ambiguità strutturale, una scappatoia normativa consentita ai più scaltri e spregiudicati. Il sogno a rendere è il preferito dal neuromarketing: attiva endorfine e dopamine in quantità, ma può al massimo risolversi in una strisciata della carta di credito.
Beati voi, sognatori a rendere, che per ogni parentesi aperta avete già previsto quando e come chiuderla (tutto molto più facile, ma – sebbene non lo confesserete mai – anche tremendamente mediocre.
)))
La definizione “sogni a rendere” è semplicemente fantastica.
Ti ringrazio, Cris. Ciao