
Edvard Munch – Evening on Karl Johan Street (1892)
Ho preso la borsa, il telefono squilla, devo fare benzina. L’assicurazione l’ho pagata? No. Accidenti a loro quanto è aumentata. Che poi a quello gli ho preso neanche di striscio il fanalino. Almeno rispondessero questi. Il telefono è rosso. Meno male, mi mando la mail al commercialista e se riesco a pagare il condominio non ci penso più. Il telefono è rosso. Dio… volevo dire… il semaforo è rosso. Se noi poi mi dimentico. Faccio schifo con questa ricrescita… ma come fa L. ad essere sempre perfetta. Dio, la camicetta appena messa. Come lo levo prima di salire l’odore di rigurgito? Non ci avevo fatto caso, devo stare più attenta. Se non mi approvano il progetto che faccio? Non me lo rinnovano il contratto, me lo sento.
Sì, mamma, chiamami più tardi, per favore, lo so che devi fare l’holter, ti ho detto che ti accompagno. Se te lo dico… Ma, scusa, mi sono mai dimenticata? Ecco, e allora…Basta, mi tolgo dal gruppo… ma come si fa, così. Basta gruppi. Dio, il tempo che si perde sulla tangenziale. Il pediatra non risponde mai. Ci parlo oggi col capo. Devo andarci decisa e basta rimandare. Dai. Mi sento gonfia. Se mi organizzo riesco a lessarmi le verdure tutte le sere. Sono pigra, ecco… Ha ragione M che la sera crollo e non parliamo mai…
Aspetta… come si chiamava quell’integratore? Quello per la donna moderna e piena di impegni? Che scemenze le pubblicità… Però magari funziona anche… Ecco, sì, posso provare che mi sento esausta… Che idiota questo… La mattina se dovete farvi una passeggiata restatevene a casa e non prendete la macchina… Sì, amore, il ciuccio eccolo. Dio quanto è tardi. Ma io se decido e mi ci metto due chili in una settimana li perdo di sicuro… Devo mandare la mail alla Rossi. Certo che la formazione è importante ma il tempo dove lo trovo? Lo fanno tutti. Puoi farlo anche tu… Devo fare presto. Presto…
L’autobus non arriva mai. Senza cellulare sarei morto. Sono 20 minuti che sono qui… Se arrivo tardi alla verifica di mate papà mi ammazza… Con fb mi rilasso un attimo e questo sottofondo di macchine e pianto di bambino neanche si sente, quasi…
So’ le 5, è pure tardi pe’ apri’. Ma a me chi me lo fa fa’… io quasi quasi er bar ‘o do via…mica è vita questa… Che bello ‘sto ragazzino dentro a sta macchina. Sta a dormi’… Due caffè, uno macchiato e uno al vetro? Arrivo, arrivo…
Io giuro che i tacchi non me li metto più… la mattina devo stare comoda. Comoda. Comoda. Io mollo sto schifo e faccio quello che vorrei, finalmente. Sono già stanca alle 9 del mattino. Io voglio una famiglia… ecco, un bambino proprio come questo. Che bello… Ma i genitori? Saranno scesi un attimo? Oddio, arriva l’autobus, quasi quasi mi levo le scarpe e vado scalza… Giuro che lo faccio…
Non è vero che la cacca di Lilly non la raccolgo. Io l’ho sempre raccolta persino quando non era obbligatorio. Sono 50 anni che la raccolgo, perché io sono una persona civile. Civile. Ma quando mai ci sono stati peli in ascensore? Io, quanto è vero Iddio, è la volta buona che parlo all’amministratore. Lilly, andiamo, che devo prendere la pillola e tu l’antibiotico con l’otite che non ti passa da due settimane. La cacca la raccolgo, eccome. E la schiena mi si spezza, oggi. Un momento. Oh, come dorme. Che bel bambino. Io però non li avrei mai lasciati in macchina, i miei figli, perché che ne sai che in quei 5 minuti che prendi il giornale arriva un malintenzionato e te li ruba? Lilly, andiamo veloci, che il caldo comincia a farsi sentire…
Una segretaria come Anna non la ritrovo più. Sono stanco. Tutto da solo non posso. Devo fare tremila punti entro fine mese. Se no? Mi passa avanti quel ragazzino che ha ancora la bocca che puzza di latte… Rimango imbottigliato anche con lo scooter. Che bello quando i miei erano piccoli come questo… E’ verde, vai.

Edvard Munch – The murderer (1910)