[1] Alle ore 20 del 25 febbraio 2013, durante lo spoglio elettorale delle ultime Politiche, mentre alcuni milioni di italiani stentavano a capire cosa stesse succedendo e svariate centinaia di addetti ai media sciorinavano le più inverosimili ipotesi sulle imminenti prospettive socioeconomiche dell’Italia, io scrivevo queste cose:
Lo spoglio è ancora in corso, ma l’acqua sta già ritirandosi dal litorale… (mi riferivo al riflusso del mare dalla costa, che precede sempre l’abbattersi dello tsunami, ndr). Questo blog parla di economia e di tendenze sociali. Considero pertanto mio dovere delineare ai lettori quelli che credo siano i due principali scenari che abbiamo davanti:
IPOTESI 1) Stante l’ingovernabilità in Senato, l’Italia si doterà – autonomamente o con l’ingerenza della cosiddetta troika (UE/BCE/FMI) – di un governo di responsabilità (?) nazionale, capace di impedire il ricorso a nuove elezioni (come invece avvenuto in Grecia). La coalizione, ovviamente, comprenderà sia la destra, che il centro, che la sinistra (non essendo il solo centrodestra o il solo centrosinistra in possesso di seggi a sufficienza, in Senato) e sarà guidata da una personalità di spicco gradita ai partner europei (Mario Monti o uno dei suoi epigoni). Probabilità stimata dello scenario: 85%.
IPOTESI 2) Si prende atto della situazione di ingovernabilità e, fra qualche mese, si indicono nuove elezioni. Probabilità stimata dello scenario: 15%.
[2] Nei giorni immediatamente precedenti e successivi a quello storico weekend, a chi mi chiedeva perché avessi optato – per la prima volta in vita mia – di non andare a votare, scrissi queste cose:
- 22 febbraio: […] Poco conta che la mia scelta sia puntellata, in cuor mio, dalla consapevolezza che questa sarà la prima volta. Sono le elezioni più importanti del Dopoguerra, in Italia. La posta in gioco è molto alta. E’ evidente. Ma il paradigma è, come ripetuto a sfinimento, che il cambiamento è prima di tutto un atto individuale; in questo senso, ancora una volta, hai forse toccato l’aspetto centrale della questione: occorre essere pienamente capaci di declinare le proprie scelte “politiche” nella quotidianità. O, almeno, convincersi di poterlo fare.
- 22 febbraio: […] siamo proprio sicuri che il 25% di elettori che presumibilmente voteranno il M5S siano davvero predisposti alla fantomatica pratica della rinuncia? Siamo proprio sicuri che scenari ecuadoregni, argentini o islandesi siano perfettamente metabolizzabili da chi metterà una croce tra quelle cinque stelle? La digital economy è una suggestione collettiva che, personalmente, mi lascia alquanto perplesso: tra un i-pad e una zappa, io non avrò mai alcun dubbio! La mia personalissima sensazione è che – per quanto conosca, apprezzi e in larga misura creda nei presupposti di quel messaggio – reputo la maggioranza dei miei concittadini non ancora pienamente in possesso di quella maturità civica necessaria per approdare ad una vera democrazia liquida. Inoltre, spero ovviamente di sbagliarmi ma quelle poltrone – lo abbiamo ormai imparato – sono stregate…
- 23 febbraio: […] fino a che un popolo – eterogeneo, superficiale ed irresponsabile come il nostro – non darà prova di voler davvero abbracciare una coscienza civica diversa, io non mi presterò a questo ennesimo scempio dell’etica pubblica. Una nuova coscienza civica non nasce, improvvisamente, solo grazie a un condottiero geniale e al suo manipolo di barricadieri illuminati. Occorrono anni, forse decenni. E tanta, tanta dedizione…
- 28 febbraio: […] Gli italiani – mi duole dirlo – NON SONO PRONTI per la democrazia liquida del Movimento Cinque Stelle. O per analoghi esperimenti socio-politici. Molti, troppi di quelli che hanno votato per Grillo lo hanno fatto con la stessa sufficienza con cui si clicca “I like” su una pagina Facebook: è questa la mia perplessità.
[3] Ma soprattutto: il 25 settembre 2012, cioè circa sei mesi prima delle Politiche, quando – occorre ricordarlo – NESSUN MEDIA parlava del Movimento Cinque Stelle (per provare a scongiurarne il successo) e Beppe Grillo veniva quindi percepito da gran parte dell’opinione pubblica (la parte ipnotizzata) come un fenomeno da baraccone, cioè l’ennesima espressione nazional-popolare del pressapochismo italico, quel giorno – dicevo – scommettendo con alcuni colleghi sull’esito delle elezioni nazionali più incerte dell’intero Dopoguerra, scrissi su un foglietto di carta questa previsione:
Perché vi sto raccontando queste cose? Non certo per celebrare le mie apparenti capacità divinatorie, che – tanto per chiarire – non mi hanno mai procurato alcun beneficio tangibile, al di fuori di una bella soddisfazione personale. Tutt’al più, potrei forse rivendicare una certa capacità di “ascoltare” gli umori e le dinamiche della società, utilizzando una mia strana forma di intuito, coadiuvata da una buona conoscenza della letteratura in materia.
Ma il vero motivo per cui vi sto raccontando queste cose è che tra ieri e oggi, a poche ore di distanza l’una dall’altra, mi sono arrivate quattro diverse mail, da altrettante persone diverse (che tra loro non si conoscono) aventi ad oggetto il ruolo che il Movimento Cinque Stelle potrebbe rivestire nei prossimi mesi. I quattro autori (G., A., L. e S.*) sono saltuari frequentatori del blog e, per una incredibile coincidenza, mi hanno scritto quasi simultaneamente da quattro parti d’Italia, interrogandomi su cosa stia succedendo, su quanto Beppe Grillo sia realmente autentico e, conseguentemente, chiedendosi e chiedendomi se e quanto ci sia da fidarsi. La cosa ironica è che, come detto poco sopra, tali domande arrivino a una persona che, dell’ex-comico è principalmente ed essenzialmente un acuto e affascinato osservatore/interprete. Ringrazio G., A., L. e S. per la stima accordata (si dice così, no…? ;-)) e, dietro sua concessione, riporto la testimonianza attiva di uno di loro, nella speranza che questa possa far luce anche sugli interrogativi di altre persone. La scelta di non nominarlo è per ora soltanto mia, ma il valore di quanto scrive – lo capirete da voi – è davvero notevole.
(*) Per la cronaca – e se mai ci fosse ancora bisogno di dimostrare l’eterogenea ricchezza intellettuale ed esperienziale rappresentata dagli amici di LLHT – segnalo che i 4 lettori sono rispettivamente un avvocato, un insegnante, un agricoltore e un ingegnere.Il mio punto di vista sull’attuale impasse del “Movimento 5 Stelle”, dopo circa un anno che lavoro nel gruppo della mia città
Più che un’impasse, forse il manifestarsi di una serie di contraddizioni un po’ a tutti i livelli: dai parlamentari improvvisamente restii ad abbandonare il privilegio della diaria, a quelli che – vedi articoli sul “Fatto Quotidiano” – avrebbero arruolato al loro seguito qualche parente; ai rappresentanti comunali che (come del resto anche ai livelli superiori) provano a flirtare un po’ troppo strettamente con quelle ben note forze politiche: quelle che, come da punto programmatico, avrebbero dovuto cacciare dal Parlamento.
Se questo in sé può essere un problema relativo (mi pare che in ogni organizzazione che cerchi di porre in atto un cambiamento globale, qualcuno – appena arrivato in una posizione di potere – mostri una doppia faccia), vorrei riflettere e far riflettere sulla mancanza di reazioni che molto spesso ha mostrato la base, di fronte a questi casi.
Dato che mi rivolgo a persone che dovrebbero almeno conoscere le regole fondamentali della democrazia diretta, indipendentemente che poi la pratichino o meno, ritengo inutile ricordare che il vero controllore di ciò che succede ai “piani alti” delle organizzazioni che si rifanno a questo sistema, è appunto la base: è la base (i soci, gli elettori, o in qualsiasi altro modo li vogliamo chiamare), che può e deve monitorare e chiedere lumi ai propri rappresentanti del loro agire, e in qualunque momento. Non è il rappresentante che detta una linea, viene eletto con una sorta di cambiale in bianco e poi si presenta dopo qualche anno a vedere se gli si rinnova il mandato.
Purtroppo la mia esperienza diretta nella situazione nella quale sto lavorando, mi fa pensare a un notevole (e ahimè non nuovo) disimpegno, nei confronti di questi casi: finché c’è da discutere su dei temi – meglio se lontani dai problemi della città e magari senza troppa cognizione di causa – nessuno si tira indietro e, in mancanza del bar, il blog va benissimo; ma quando c’è da prendere decisioni, magari spiacevoli perché possono generare chiarimenti che vengono percepiti come rotture, si fa il deserto.
Avanzo alcune ipotesi:
- Il popolo italiano non è maturo per la “democrazia di base”. E intendo dire non “tutto il popolo” o “la maggioranza del popolo”: ma nemmeno quella minoranza significativa, che potrebbe portare ai cambiamenti sociali che speriamo. Teniamo presente che in Natura la democrazia non esiste, è un’invenzione umana: in Natura i cambiamenti avvengono o per forza (col quale termine non intendo la pura e semplice “forza bruta”), o per “massa critica”. Con quanto ho appena scritto (e avendo sempre pensato che basti attorno al 30% della popolazione, se sufficientemente motivata, per ingenerare cambiamenti), intendo sostenere che la stragrande maggioranza degli italiani è troppo condizionata da quello che è il loro maggior difetto (la mancanza di senso di responsabilità), per poter adoperare con la dovuta maturità una tale forma di organizzazione politica.
- Il sistema ibrido a cui fa riferimento il M5S non è ancora a punto. Parliamoci chiaro, il M5S non è un’organizzazione politica di base: lo è, però accetta – nel momento di accedere ai posti decisionali – le regole della democrazia rappresentativa. Sia anche chiaro che non esistono sistemi politici “puri”: sono tutti ibridi. Possiamo vedere la questione, come la scala di colore dei grigi, che ai suoi estremi ha il bianco e il nero: in politica questi due estremi sono appunto la democrazia di base e la tirannia, intesa nell’accezione greca del termine. Ma la prima è possibile solo in ambiti ristretti, per esempio il villaggio tribale; quanto al tiranno, può essere un autarca finché si vuole: ma dovrà pur sempre confrontarsi con diverse altre strutture di potere, rappresentanti di diversi interessi economici e sociali. In altre parole, il sistema su cui si poggia il Movimento è ancora perfettibile. Casaleggio non è il padreterno e fa i suoi sbagli e le scelte da lui compiute durante le elezioni nazionali, hanno creato non pochi problemi: a prescindere dalla loro preparazione, la premessa di scegliere i candidati solo fra chi aveva partecipato a precedenti Comunali, non ci ha risparmiato di trovare fra gli eletti personaggi di dubbia eticità. E con le “Quirinarie” si è rischiato di dar mandato a questi rappresentanti di votare Prodi o Bonino. Se questa ipotesi è vera, si deve solo aspettare: ottimisticamente spero che alla prossima tornata nazionale, Casaleggio darà altre indicazioni, puntando a un “concorso per titoli”: titoli come logico non basati sulla carriera politica. In caso contrario sarebbe lecito iniziare a dubitare delle reali intenzioni del Movimento; o quantomeno quelle dei suoi fondatori. Certo che anche la base dovrebbe farsi sentire, col che si rimetterebbe in gioco, in mancanza di prese di posizione decise, la prima delle ipotesi che ho presentato.
- La gestione di un organismo secondo la democrazia diretta non è possibile, all’interno di un sistema che si basa su regole differenti. Questo significa che i gruppi che intendono praticarla, devono operare nel piccolo e secondo le contingenze specifiche, i singoli problemi da risolvere, o progetti da portare avanti. Solo dopo che avrà preso vita una serie di realtà, basate su questa forma di gestione politica, si potrà vedere se e dove unire le forze, per una presenza più incisiva sul territorio, che allarghi anche il cambiamento nel modo di gestire il territorio stesso. È un po’ la logica della guerriglia, che ho tirato in ballo le rare volte nelle quali ho potuto fare questi ragionamenti in pubblico: nei dibattiti all’interno dei gruppi locali del M5S, o durante le letture e le presentazioni dei miei libri. La guerriglia tenta di controllare il territorio, partendo dai piccoli centri e lasciando le grandi città in mano al nemico, prendendole per ultime: così dovrebbe comportarsi una forza politica, che opera nel sociale attraverso logiche, che di fatto sono estranee a quelle acquisite ormai come un “imprinting” dalla maggioranza degli italiani.
Ecco, secondo me, una riflessione su questi tre punti non sarebbe male, per chiunque abbia deciso di far partire un progetto, o di risolvere un problema, cercando un coinvolgimento alla pari dei cittadini; tenendo inoltre presente, che ciascuna delle ipotesi presentate non esclude l’altra: per esempio, la terza potrebbe essere la logica conseguenza della prima.
E ben ricordando che la prima regola, è quella di scegliere un obiettivo all’altezza delle proprie possibilità e delle forze di quanti ci siamo scelti – si spera oculatamente – come compagni di viaggio.
Dopo aver naturalmente ringraziato il lettore per gli abituali stimoli (sempre molto… high), ci tengo a precisare – come ho detto e ribadito in decine di occasioni – che personalmente considero il Movimento Cinque Stelle come una forma (potenzialmente salvifica) di risveglio neorisorgimentale, purtroppo drammaticamente zavorrato – però – da quel retaggio di analfabetismo civico che si è sedimentato in molti di noi (fortunatamente, non tutti) nel corso di intere decadi di malcostume e malgoverno. Credo, per concludere, che la nobile impresa di Beppe Grillo si collochi purtroppo ai confini della realtà. Stante, almeno, l’attuale ordinamento istituzionale e – mi si consenta – spirituale.
Andrea
PS (aggiunto il giorno dopo). La mia perplessità (ci tengo a puntualizzarlo, anche vedendo la reazione assai tiepida a questo contributo) non è al MoVimento in sé e al suo messaggio – ripeto – potenzialmente salvifico, ma all’effettiva capacità, da parte di molti dei suoi elettori, di assimilarlo e di applicarlo fino in fondo. Resta il fatto che, qualsiasi – ripeto: qualsiasi – cosa succeda dopo, la priorità assoluta è mandare a casa chi ci ha portati fin qui! Ciao.
Sinceramente non capisco come il Movimento, che stimo sempre meno ma più per questioni di metodo che di merito, possa riuscire ad agire dentro la nostra Repubblica non condividendo quasi niente del sistema che ha eletto i suoi rappresentanti in Parlamento. Non nascondo che io, al grido di “meno peggio” ho sperato in un governo col PD non perché non capissi che il Movimento così si sarebbe annacquato ma perché l’alternativa è il mostro bicefalo che abbiamo di fronte, da una parte con un tecnocrate assai poco rappresentativo della sinistra a cui appartiene formalmente e dall’altra con i cascami di Forza Italia/PdL/Comelovogliamochiamare, sempre pronti a fornire risonanza ai personalismi e ai ricatti (chiamiamo le cose col loro nome) di Berlusconi. Nell’altro scenario il Movimento 5 Stelle sarebbe almeno riuscito a non farsi emarginare di fatto e ci avrebbe risparmiato i discorsi iracondi e scomposti di questi giorni, tipici di chi si sente quasi extraparlamentare. Inoltre c’è da dire che il sistema politico attuale è basato sulle alleanze e pretendere di cambiarlo dall’interno rifiutando la collaborazione di chiunque altro è una lotta impossibile, senza contare che anche se Grillo riuscisse ad arrivare ad avere in mano il Parlamento e fare le leggi senza curarsi degli altri questo non sarebbe garanzia di un mutamento in meglio: personalmente la troverei, sia con Grillo che con qualunque altra forza, una situazione non di democrazia di base ma di democrazia ai minimi termini
Siamo alla vigilia di grandi, grandissimi sommovimenti sociali, Marco.
Traumi di una tale e grave portata che, per quanto i media generalisti si illudano di poterci distrarre ancora per un poco, sanciranno il radicale cambiamento di un’epoca.
In questo scenario anti-utopico, Marco, quello che accadrà ai Letta, ai Berlusconi, ai Renzi e persino ai Grillo nostrani – credimi – è di una tale, ridicola irrilevanza che anch’io, quando ne parlo e ne scrivo, mi do dello scemo da solo…
Il disegno trascende i confini della Patria.
Il disegno è stato tracciato, molti decenni fa, all’interno di stanze frequentate da non più di dieci, dodici persone per volta.
Il disegno ha calcolato bene i modi, ma non i tempi. Che stanno per scadere.
Non credi di esagerare? Che tutto stia arrivando ad un punto cruciale lo credo anch’io ma le forze che agiscono, specie quelle economiche, non mi sembrano poi così nascoste. Quando parli dei circoli di poche persone che decidono le sorti del mondo mi sembra di risentire certe vecchie storie sui massoni o sugli gnomi di Zurigo. Che ci sia il famoso 1% non lo metto in dubbio. E’ che non credo che abbia bisogno di segretezza
“Non credi di esagerare?” è la stessa domanda che mi sentii ripetutamente rivolgere quando prospettai (con largo anticipo) Grillo al 25%…
Non si deve dimenticare che i processi (anche quelli di riassetto geopolitico e della finanza globale) oggi avvengono con una velocità non inferiore a quella dell’innovazione tecnologica. Cioè, forsennata.
Ripeto: auguri.
Ciao.
PS. Se hai voglia, ti suggerisco questo recentissimo articolo di S.D.King, chief economist di HSBC, una delle più grosse banche d’affari al mondo e primo gruppo bancario europeo, con oltre 150 miliardi di euro di capitalizzazione: “Quando finisce la ricchezza” (un articolo che, nell’ambiente, ha fatto molto scalpore e di cui si sentirà parlare a lungo).
L’articolo si conclude con questa frase:
(I policy makers, semplicemente, pregano per una forte ripresa. Scelgono di illudersi, in quanto la realtà è troppo squallida da sopportare. Ma, come dimostra l’attuale crisi finanziaria, opporsi al dolore non sarà facile. E il risveglio da questa illusione collettiva non è che appena cominciato…)
Intendevo: “non credi di esagerare coi toni complottistici?”. La tua tesi sui poteri sovrannazionali e sul declino a lungo termine la condivido. Solo che credo che la cosa coinvolga più di una decina di ricconi e che sia così avanti da non essere nemmeno più un segreto (tanto ormai la gente accetta la situazione, che sembra essere irreversibile)
Non credo che la gente accetti la situazione. O, per lo meno, credo che il numero di coloro disposti ad accettarla diminuisca esponenzialmente, ogni giorno di più. Dai un occhio all’ultimo post “Parole basse. Parole forti.”, appena pubblicato. L’ho scritto poco fa, di getto, pensando anche alla risposta che ti avevo appena dato.
Quanto ai “toni complottistici”, non ho infatti mai parlato di… complotto! Almeno, non adesso (nella mia risposta, parlavo infatti di “molti decenni fa”): sono d’accordo con te che la questione abbia ormai assunto una proporzione e una visibilità tali da non richiedere più alcuna segretezza (dove si tengono i convegni della Bilderberg e chi vi partecipa, ormai, è noto a tutti). Il problema, però, rimane!
Quello che credo, invece, è che – come dice King nell’articolo suggerito – gran parte della popolazione (o perché abilmente ipnotizzata dall’informazione mainstream, o perché sufficientemente ricca per poter ignorare il problema) non abbia ancora perfettamente compreso quello che sta per accadere.
Il vero problema è ormai solo questo: quando se ne accorgerà, sarà troppo tardi.
Ciao
Comincio dalla fine, cioè dal discorso del “complotto”; questo progetto di “Nuovo Ordine Mondiale”, non nasce qualche decennio fa: nasce poco prima della crisi del 1929; o forse anche da molto tempo prima, con l’indipendenza degli Stati Uniti. Preciso questo, perché tempo fa mandai ad Andrea il link ad un post (su Nexusedizioni, mi pare), dove al riguardo veniva riportato un articolo di una delle maggiori riviste finanziarie americane, appunto in quell’anno.
E no, Marco, non c’è nessun complotto, non c’è mai stato: i complotti li fa chi vuole arrivare al potere, non chi al potere c’è già e cerca solo di migliorare la sua posizione. Tutte le operazioni finanziarie, politiche e geo-strategiche che hanno portato a questa situazione, sono state fatte alla luce del sole: il punto è che la persona normale legge “La Gazzetta dello Sport”, non le riviste dedicate a questi argomenti.
Devo ancora leggere (o meglio, ascoltare) il post che Andrea ha appena pubblicato: se mi verrà in mente qualcosa di diverso da quello che sto per scrivere ora, lo farò come commento ad esso. Però non credo, che sempre più persone stiano prendendo coscienza: credo che sempre più persone si accorgano di come stanno andando le cose, ma che non abbiano (colpevolmente) i mezzi per capire colpe, colpevoli e trovare (o accettare) soluzioni.
Questo significa che rimaniamo ancora con una massa di individui facilmente condizionabili: se le proteste di cui avete scritto (il blocco degli autotrasporti, mi sembra di capire), provocherà delle conseguenze non solo episodiche o circoscritte, nella mente dei più la colpa sarà di chi ha ideato questa forma di protesta, non di chi ci ha portato in questa situazione. Quindi, per arrivare alle previsioni di Andrea, si potranno senz’altro originare scontri anche drammatici, prima o poi: ma dubito che ci sia sufficiente coscienza, per far partire finalmente delle alternative; temo piuttosto che verranno con facilità strumentalizzate e incanalate per i fini di chi è al potere.
Per finire, Marco, quando ho scritto – nel post – la seconda opzione, mi riferivo proprio al problema che hai sollevato tu: come si può pensare di introdurre certe regole, in un sistema che quelle regole non ce le vuole avere? O si accetta il compromesso, o si prende il famoso 51% (almeno in democrazia rappresentativa…): nel primo caso l’esperienza ha dimostrato, almeno qui in Italia, che si finisce a fare un passo avanti e due indietro; nel secondo, è una scommessa: e sulle scommesse non ho competenze per fare previsioni.
Ciao Alberto,
credo che l’articolo che mi mandasti e a cui fai riferimento sia questo: “Imporre un governo pro-Bilderberg destabilizzando le banche italiane“.
Ne approfitto qui per dirti che non tutto il materiale che mi mandi riesce poi (purtroppo) a trovare adeguato spazio su LLHT. Questo non significa che io non lo legga, anzi: leggo sempre tutto, io. (Il materiale che i lettori mi inviano è – diciamo così – il “prezzo di copertina” di questo blog… 😉 )
La questione, molto semplicemente, è duplice:
• Non mi piace pubblicare “passivamente” su LLHT un articolo preso così com’è da un’altra fonte (pur citandola): quello che compare qui sopra, infatti, è esclusivamente farina del mio sacco (o dei lettori o dei coautori).
• Come conseguenza del primo punto, è per me impossibile travasare in un post (possibilmente ricco di immagini, contenuti e riferimenti) tutto il materiale che mi giunge e/o le idee che mi vengono. Forse non ne ho mai parlato espressamente, ma ho un banalissimo taccuino, in cui annoto sinteticamente le idee, man mano che mi vengono (spesso nei momenti più impensabili). Alcune di esse, poi, finiscono – belle in ordine – in un post. Ma il più delle volte, purtroppo, rimangono sul taccuino…
Ciao
Oh, per carità! Figurati se mi faccio un problema, se non inserisci tutti i link che io e chissà quanti altri ti mandiamo… Anzi, ti dirò che magari è meglio così; si accenna alla cosa, si dà qualche spunto per andarsela a cercare: in questo modo chi la cerca è chi è davvero interessato a capirci qualcosa, di quel determinato problema. Agli altri restano le chiacchiere da bar.
Piuttosto – avendo ascoltato i due spezzoni di interventi sulla manifestazione che sta per iniziare – volevo fare un commento anche a quel post: purtroppo non vedo apparire il collegamento alla scrittura dei commenti. Spero che sia stato solo un problema del mio PC.
Non è un problema del tuo pc, Alberto. Li ho volutamente disattivati io, come faccio a volte con i post temporanei e solo “informativi”, destinati cioè a essere rimossi nel giro di poco. Ciao.
Meno male che qualcuno ha risposto… Ero partito con l’idea che ci sarebbe stata la corsa al commento (sia per la mia megalomania, sia per la convergenza di e-mail sull’argomento, sottolineata da Andrea); e questo pomeriggio mi ero convinto che avrei dovuto scrivere io stesso un commento al mio post, facendoci una non bella figura…
Perciò grazie, Ignazio; e mi sembra d’aver capito che sei d’accordo con la mia prima ipotesi.
Dal mio punto di vista, poi, quel tuo 10% mi sembra un po’ pessimistico. Se incrociamo la percentuale di chi votò M5S con quella del totale dei votanti, si scende intorno al 20%. Vogliamo stimare circa al 5-7% quella dei tontoloni che tifavano per una nostra alleanza col PD? Restiamo comunque sopra al 10%. Aggiungici quelli che (come me per quarant’anni e Andrea da quest’ultima tornata) non sono andati a votare, ma hanno sempre fatto il possibile per venir fuori da questo degrado; e quelli che, in buona fede, continuano a riconoscersi in formazioni che comunque fanno opposizione sul serio, magari senza esser riuscite a entrare in questo Parlamento. In questo modo quella che chiamo “la minoranza sana” del Paese arriva al 20-25%.
Purtroppo è troppo poco, per innescare un cambiamento. E ha ragione lei, riguardo a una certa disorganizzazione; anche se in certi casi, può essere un’impressione: diverse persone scelgono di dare testimonianza come possono e alla scala che possono, basandosi solo sulle proprie energie.
Le devo dare almeno in parte torto, invece, riguardo al suo punto di vista sulle “Quirinarie”: furono soprattutto iscritti da meno tempo, ad alzare la voce, per i nomi che stavano saltando fuori.
A tal proposito io mi chiedo (e lo scrissi più d’una volta sul blog di Grillo): sulla base delle regole della democrazia diretta, non si potevano attivare i Meet-up e i gruppi locali, per una raccolta di nomi da parte di tutti i cittadini, fissando il presupposto di accettare solo quelli di persone non compromesse coi Partiti? Sapendo quale sarebbe stata la data delle elezioni del Presidente, ci sarebbe stato tutto il tempo…
Se non altro è chiaro che, in un modo o nell’altro, Re Giorgio I sta arrivando a fine corsa: attendo le decisioni che prenderà Casaleggio; e anche quelle che di conseguenza (e per avere un altro elemento per orientarmi su quelle tre ipotesi che sono il cuore del post) prenderà la base del Movimento.
Ciao Alberto piacere di conoscerti,
scusami se ti rispondo in modo quasi telegrafico, ma,
a scrivere non sono gran che e vista l’ora ho anche sonno;
per la percentuale di “volenterosi” resto della mia opinione, anzi ho sparato anche troppo alto,
secondo me la percentuale esatta sarebbe composta da chi accetta La Decrescita più o meno felice (che ne pensa il nostro Andrea?);
“Quirinarie”: quì subentra la mia prima frase, non mi son spiegato bene,
intendevo criticare non chi criticava dopo il risultato, ma il risultato stesso, uscito dai vecchi iscritti con il diritto di voto, otto decimi di quel risultato era tranqillamente da mettere nella lista della “casta”,
compreso Beppe Grillo (come afferma lui stesso nel Post “lettera ad un ragazzo del 2009”),
tale risultato se si è preso delle critiche se le meritava tutte.
Bene adesso vado a letto, ciao e grazie.
Ciao Alberto, ciao Ignazio.
Rispondo in un colpo solo a entrambi, visto che la discussione pare proprio sia “a tre”.
Innanzitutto, Alberto, non stupirti se i commenti al tuo intervento arrivano col contagocce. Me l’aspettavo. Quando si parla di politica in modo piuttosto esplicito (come abbiamo fatto tu ed io nel post), soprattutto se da un micropulpito come LLHT che – non è un mistero – condivide molte delle istanze propugnate dal M5S, ci si espone ai giudizi dei lettori.
Quando si parla di idee e di fatti, ci si espone alle opinioni.
Ma quando si parla di politica, ci si espone invece ai giudizi e alle prese di posizione, perché inevitabilmente – dopo che qualcuno ha messo una croce su una scheda elettorale – si sente verosimilmente in dovere di giustificare la propria scelta, difendendola. E’ un comportamento umano, naturale, ovvio. E, come tale, non biasimabile.
Un po’ più biasimabile, invece, le reazione dei tre “followers” di LLHT che, evidentemente in disaccordo con quanto abbiamo scritto, hanno pensato bene di “staccarsi” dal blog, abbandonandolo. Un segnale, mi duole dirlo, di rara pochezza intellettuale e – soprattutto – di incapacità di coltivare il dissenso e il confronto come elementi di arricchimento. Mi era successo solo un’altra sola, in passato, con un solo lettore. Sapete quando? Guarda caso, proprio all’indomani di un post ironico sul PD e sulla sua sudditanza al PDL. Evidentemente, anche in quell’occasione, il lettore non aveva gradito che si mettesse in discussione la sua personalissima democrazia partecipativa, sublimata qualche mese prima in due tratti di matita…
Ma tant’è. La seconda metà del nome del blog la conosciamo ormai tutti. Qui non si smetterà certo di “pensare alto” solo perché, così facendo, si rischia di incappare nello scontento di qualcuno… 😉
Quanto infine ai temi sollevati da Ignazio, riflettevo ieri mattina in autobus sulle percentuali che dicevi. E che, in linea di massima, mi trovano d’accordo. Ovviamente, facendo 100% l’intero corpo elettorale. Quindi, mettendo tra quei 10, 80, 10 anche una parte di chi non si è recato alle urne.
Un’unica, amara riflessione: ho la sensazione che, di quel 10% di classe dirigente sia ulteriormente scomponibile in due sottoclassi, più o meno del 7% e del 3% ciascuna. La prima sottoclasse, maggioritaria, è quella che definisco “classe dirigente animata da un qualche istinto di conservazione“, che considera quindi consapevolmente la necessità – con la propria “azione” – di non bruciare il campo di gioco; quindi, s’impegna in qualche modo a preservare il giochino – chiamato capitalismo – che gli consente di perpetuare l’accumulo di ricchezza. Come? Facendo quello che Henry Ford disse in una celebre massima: Strapago i miei dipendenti, affinché comprino le mie automobili.
In pratica, consentendo al giochino di non incepparsi e di proseguire. Comunque, anche in questo caso, danneggiando irreversibilmente quel “giochino” un po’ più grande che si chiama “pianeta Terra”, non dimentichiamolo!
Il restante 3%, invece, accecato com’è dal sacro dogma dell’accumulo (e da un’ignoranza abissale) probabilmente non si rende nemmeno conto che, per la salvaguardia del giochino stesso, è necessario non spolparlo completamente, inceppandolo (e qui si inseriscono perfettamente il tema della rovina ambientale e della distruzione delle risorse del pianeta…).
Ecco, purtroppo noi oggi siamo (ancora) nelle mani di quel 3%. In Europa, in Italia e nei circoli che contano.
Auguri
Ciao Andrea, bravissimo come sempre;
la mia opinione è che siamo arrivati al punto di non ritorno e semplificando al massimo mi spiego:
secondo me c’è un 10% di “persone” che compongono l’attuale gruppo dirigente, molto organizzati e determinati giorno e notte a fregare tutti gli altri;
un altro 10% di volenterosi e impegnati ad un cambiamento in meglio per tutti, ma a parte un pò d’impegno, sono molto disorganizzati,
infine resta la massa dell’80%, la così detta brava gente, manipolabile a più non posso, che non vedono al di la del proprio naso, la così detta “gente” che s’accontenta del vecchio “panem e circens”,
secondo te chi (continuerà) vincere la partita?
PS: le virgolette a “persone” sicuramente avrai capito che avevo in mente altri epiteti.
PS 2: Grillo, forse aiuta a blandire l’agonia o la prolunga? non ho ancora capito ma, nel giro di un paio d’anni, o ci aiuta o scoppierà tutto a livello mondiale, le idee di Grillo avranno influenza nel mondo? forse si, se guardo i “movimenti” dell’America Latina un pò di speranza nel genere umano mi resta, tutt’altro il mondo occidentale, è irrecuperabile, egoista e ignorante, come ha fatto notare molto bene l’attivista del Movimento 5 Stelle:
“E con le “Quirinarie” si è rischiato di dar mandato a questi rappresentanti di votare Prodi o Bonino”, questo poi era una scelta dei primi attivisti, dei più seri, dei migliori, be, migliori! chissà gli altri, quelli dell’ultim’ora che voterebbero persino il diavolo pur d’andar contro l’attuale classe dirigente.
Comunque grazie a te ed anche a quel “cranio” del Movimento che ha scritto il Post, mi piacerebbe veramente conoscerlo, è un grande.
Ciao a tutti.