Da ogni punto di vista l’attuale crisi di governo e la sua soluzione segnano un punto di non ritorno, nel percorso di degrado della libertà – sia a livello di questa Nazione che dei singoli – in direzione di quel Nuovo Ordine Mondiale, che da almeno un trentennio i grandi poteri finanziari perseguono a sfavore dei popoli e delle persone.
A passi successivi, si è infatti consumata l’esautorazione del potere parlamentare nella scelta dell’esecutivo. Qualcuno potrebbe pensare “poco male”, visto che già da tempo il Parlamento non si curava che secondariamente degli interessi e dei bisogni del Paese reale; e visto che la democrazia rappresentativa, non è la pietra filosofale nella gestione politica di un Paese. Ma il fatto che per esempio Berlusconi – per quanto persona riprovevole dal punto di vista umano – abbia ragione da vendere quando sostiene di esser stato vittima di un colpo di stato, assicurando nel contempo una “opposizione responsabile” al prossimo Governo, significa soltanto che ormai i grandi gruppi finanziari sovranazionali, possono fare il proprio comodo sempre più alla luce del sole. E basta dare un’occhiata alla provenienza dei ministri messi ai dicasteri più importanti nel Napolitano “ter”, per averne conferma.
A chi si stupisca, di come questa situazione sia potuta avvenire in modo così palese qui in Italia, piuttosto che in quei Paesi tradizionalmente culla del Capitalismo e della prevalenza degli interessi mercantili (Paesi Bassi, Inghilterra, Stati Uniti in primis), vorrei far notare un paio di cose. Da un lato quei popoli hanno una tradizione di individualismo nei singoli parecchio superiore alla nostra: il che significa una maggiore autostima, un maggior senso di responsabilità; e quindi una maggiore capacità si salvaguardare i propri diritti, oltre che i propri interessi.
Dall’altro che l’italiano medio è per tradizione scarsamente capace di fare squadra, nel senso positivo del termine. Con ciò intendo dire che i mediocri sono bravissimi nel farlo, pur di cogliere i propri interessi a breve e brevissimo termine: e tra parentesi è questa la prima radice del fenomeno mafioso in Italia, prima ancora del concetto tradizionale di “cosca”. Di contro – per scarsa autostima che spinge a rifugiarsi nella mancanza di responsabilità – è particolarmente difficile fare squadra per creare situazioni migliori o comunque un prodotto rimarchevole, a livello sociale. Senza contare che, quando ci si riesce, si deve affrontare una guerra di logoramento pazzesca, portata avanti da chi nei metodi mafiosi crede e si rispecchia.
Come che sia, questo Governo nasce per dare la spallata definitiva a quelle garanzie che, nel sociale e nel politico, sono viste come fumo negli occhi dal libero mercato nelle sue manovre per l’asservimento delle nazioni. Certo, non è così automatico che Napolitano e Renzi riescano: la litigiosità fra e nei Partiti rimane altissima; e anche se alla prova dei fatti sembra difficile che qualcuno scantoni dalle regole di questa casta di parassiti, può sempre darsi che – vivendo ormai staccati dalla società reale – commettano errori di sottovalutazione finanche del popolo italiano: così che il giocattolo si rompa fra le loro mani, una volta che scelgano di affidarsi a una nuova tornata elettorale, con la quale sperare di gabbarlo una volta di più.
Rimane il fatto che una soluzione del genere – anche volendo supporre il per quanto improbabile risveglio di coscienza degli elettori – non dovrebbe lasciarci tranquilli: quanto sta avvenendo in Ucraina (con l’opzione di portare uno Stato confinante l’Europa continentale a una situazione simile a quella esportata nell’Africa mediterranea, pur di mantenerlo sotto controllo economico; anche se forse sarebbe più utile inquadrare questi avvenimenti a livello geo-strategico) e in Scozia (contro la cui indipendenza si minaccia l’espulsione dall’Europa, con l’implicita minaccia di una miseria alla greca), dimostra che i poteri finanziari non hanno alcuna intenzione di mollare la presa sui popoli europei. E se è stato dichiarato apertamente che l’unico timore che l’Europa ha per l’Italia, sta in una possibile vittoria di un Movimento innovativo – pur fra diverse contraddizioni – come quello di Casaleggio, un motivo ci sarà: e non è ipotizzabile che questi poteri non abbiano pensato a contromosse; di qualunque genere, purtroppo.
Ma in questo blog si ha l’imperativo di essere propositivi. Allora, da buon bastian contrario, credo che ci si dovrebbe liberare della comoda abitudine a pensare, che “o si riesce tutti assieme, o si fallisce” (comoda, perché è spesso un buon alibi per lasciare la responsabilità delle decisioni ad altri): l’acqua ha ormai raggiunto il livello del ponte di coperta e chi vuol capire che la nave sta affondando, agisca di conseguenza. Se finora si è sgolato per spiegarlo agli altri, per metter giù scialuppe assieme, ha fatto bene: si senta a posto con la coscienza, indossi il giubbotto di salvataggio e saluti chi è convinto di poter versar fuori l’acqua a furia di secchi.
Questo scelta può significare molte cose, non necessariamente focalizzate su di un egoistico salvataggio; chiudersi in qualche alpeggio, mirando a una spartana sufficienza, è sicuramente scelta coraggiosa e da additare come esempio: ma cercare soluzioni simili in gruppo, offrirà già maggiori possibilità di successo… Si può continuare ad avere fiducia nel sistema parlamentare, specie se si voterà l’unica forza politica, che finora ha mostrato coerenza nei propositi che si era data: e i recenti sommovimenti interni potranno portare solo chiarezza, fortificandola anziché indebolendola. Ma si può anche lavorare nella piccola scala del proprio paese o del proprio quartiere (astenendosi anche da votazioni a maggior scala), se si riesce a coagulare attorno a sé persone eticamente credibili; o a inserirsi in un gruppo simile, se già esiste.
Ma in questo momento, considerando anche che non esiste una forza politica in grado di incanalare – dentro o al di fuori del sistema parlamentare – il ribellismo, che cova sempre più sotto la disperazione di tanta gente, è fondamentale concentrarsi sul minimo obiettivo possibile: la propria sopravvivenza secondo regole etiche, che possa servire da esempio, per chi sia ancora in grado di risvegliarsi dal sogno di un infinito, impunito benessere materiale.
Citazione:
“(…) significa soltanto che ormai i grandi gruppi finanziari sovranazionali, possono fare il proprio comodo sempre più alla luce del sole. E basta dare un’occhiata alla provenienza dei ministri messi ai dicasteri più importanti nel Napolitano “ter”, per averne conferma.”
Non solo questo avviene ed è sempre avvenuto di fatto, dal momento che il potere, tradizionalmente, non essendo localizzato soltanto nell’apparato dello Stato, “lavora e agisce” al di fuori di esso, ma ho l’impressione che oggi si stia tentando di aprire la strada alla legalizzazione di questo fenomeno.
Ciò ritengo stia accadendo in questi giorni, con il puro stile della neolingua orwelliana.
Proprio ieri sera ho ascoltato un servizio del TG2 sulle lobby, sui lobbisti e sulla loro meritoria opera presso i palazzi del potere, a beneficio della democrazia, nonché sul fatto che, negli Usa, tale attività è regolamentata.
Sono seguiti poi, ricchi paragoni di tutto questo con la mentalità nostrana (facendola apparire larvatamente deteriore), ove lobbismo è sinonimo di intrallazzo sostenendosi che, in realtà, il ruolo dei lobbisti è quello di rappresentare (loro usavano il termine “suggerire”) ai consessi istituzionali le migliori soluzioni a certe problematiche afferenti una data categoria, né più né meno come fanno i sindacati e i partiti.
Il tutto, ovviamente, condito di interviste ai vari lobbisti, fatti apparire come delle povere vittime del pregiudizio, costretti a lavorare nell’ombra e purtuttavia, orgogliosi e fieri della loro professione.
Commento interessante e condivisibile, grazie.
I quattro Poteri (economico, politico, militare e religioso) sono sempre intrecciati fra loro e penso sia follia pensare di evitare ciò. Anche quando “le società erano civili”, il re doveva essere il più coraggioso ed equo; ma finiva con l’essere anche scelto fra quanti possedevano più pecore…
Una soluzione potrebbe essere il realizzare una società acefala, nella quale la ricchezza è collettiva e la proprietà privata ridotta al minimo indispensabile: mi vengono in mente gli Ordini Monastici, anche se in questo caso si tratta di società verticistiche. Ma temo che questo sistema possa funzionare solo per singole comunità di al massimo qualche centinaio di persone: pensare di applicarlo alle nazioni attuali, mi sembra ridicolo.
Alla fine le lobby sono sempre esistite: nel mercatino rionale i commercianti locali fanno cartello contro gli ambulanti cinesi e viceversa… In tutta onestà e per questo particolare, preferisco allora la società americana, nella quale il lobbysta è un mestiere onorato; o quella giapponese, con le varie yakuza che hanno la loro sede alla luce del sole, né più né meno che i nostri sindacati. Il nemico è sempre meglio averlo di fronte, che alle spalle.
Senza scordare di progettare soluzioni il più alternative possibile a questo stato di fatto, sognando con i piedi per terra.
Hai detto bene: l’imperativo di essere propositivi… 😉
E, già la tua presenza qui, è più di una proposta. In bocca al lupo, Alberto!
Ne approfitto poi, se me lo consenti, per spendere due parole sul tuo ingresso in LLHT, esattamente come mi ero dato il tempo di fare con Flavio.
Ho conosciuto Alberto nel 2012, ad una sessione dell’UdS: all’interno di un gruppo eterogeneo e con un’età media non superiore ai trent’anni, Alberto sapeva esprimere un’empatia arguta e al tempo stesso rassicurante per ognuno di noi: un mix di attitudini certo non frequente e che, per questo, mi colpì.
Ci siamo poi incontrati almeno altre tre volte: in due occasioni nel nostro “buen retiro”, per una grande rimpatriata con amici provenienti da ogni zona dell’Emilia Romagna e una (schiacciante!) rappresentanza veneta (“Non erano pixel“); e un’altra volta sui Colli Euganei, nel corso di una giornata memorabile, in cui siamo stati ospitati da una famiglia realmente fuori dal comune, che ha saputo trasmetterci come la volontà umana, se alimentata da ideali autentici, sia davvero in grado di modificare il corso della storia. Individuale e collettiva.
Ecco, queste sono le giornate condivise con Alberto e sua moglie, durante le quali ho potuto apprezzarne lo spirito critico e autentico.
Infine, credo che la sua grande esperienza nel campo delle discipline umanistiche e artistiche costituisca un ulteriore e importante tassello per questo blog.
Andrea
Beh, è una bella soddisfazione essere qui…
Spero che quello che scriverò sia utile a chi passerà di qui; e vediamo che ne pensano gli altri.
Grazie Andrea e grazie a quanti terranno vivo il dialogo, implementando e correggendo quello che scriverò.