La vita è ciò che facciamo di essa.
Semplice e inconfutabile. Fernando Pessoa diceva anche che la realtà non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo. E noi allora, cosa siamo? Molto probabilmente, siamo i nostri sogni. Apparteniamo fedelmente al nostro destino, di cui siamo gli artefici esclusivi. Nel nostro intimo sappiamo perfettamente cosa vogliamo, ma non lo chiediamo a noi stessi e nemmeno al nostro cuore, che fa di tutto per svelarcelo di continuo.
Il 22 e 23 Novembre, al Parco dell’Energia Rinnovabile, LLHT ha organizzato uno splendido corso sulla Bioeconomia, una disciplina che può essere considerata la genitrice della Decrescita. Le persone che vi hanno partecipato, assecondando i propri motivi personali, si sono poste una serie di domande, prima di partire. Hanno avuto anche molte conversazioni con loro stesse.

Il ritratto della giornata di sabato realizzato da Marta
La ragione precisa per cui sono arrivate fin lì era una miscela potentissima di scintille virtuose. C’era voglia di imparare e curiosità di comprendere. C’era coraggio di mettersi in gioco e desiderio di sperimentare. Chiunque, stando lì, avrebbe potuto riconoscerle distintamente.
Si è trattato di un’occasione per osservare da vicino un luogo incantevole e sereno, espressione di una bellezza intelligente e integrata con la Natura.
In un posto così, per noi partecipanti è stato più facile mettere in piedi l’adunata delle idee resilienti. Siamo stati eretici, infatti, nel porre in discussione le leggi economiche che ci comandano (e che ci piacciono davvero poco). Abbiamo ragionato su dati statistici, cause, conseguenze, previsioni.
Sono comparse diverse soluzioni alternative a stili di vita insalubri, le quali non avevano pretese ma una grande dose di determinismo e ragionevolezza. La riflessione e il dibattito su termini come “lavoro”, “energia”, “consumo” e “bisogni reali” hanno trovato una calda accoglienza e ricevuto carta bianca per esprimersi in totale sincerità.
Lo scollocamento non è stato solo un concetto di innovazione sociale. La presenza di Andrea, artefice di questo progetto divulgativo e organizzatore dell’evento, e la testimonianza diretta della sua scelta di vita hanno rappresentato uno stimolo per considerare dove siamo, qual è la direzione del nostro cammino e se mantenerla così com’è sia realmente ciò che desideriamo.
La teoria non è stata un’ingorda protagonista del programma. Abbiamo messo in pratica le tecniche di brain-storming, indirizzandole verso obiettivi attuabili e concreti, oltre che coerenti. Il metodo del World-Cafè ha condensato una miriade di suggerimenti, impressioni e sorrisi.
Non ho visto nessuno che fosse disposto a sottomettersi intellettualmente agli altri. In quei due giorni abbiamo espresso le nostre opinioni e sensazioni, per non mancare di rispetto a chi ci stava dedicando attenzione. La delicatezza di parole, gesti e sguardi hanno suscitato fiducia. Giuro di aver visto persone che dopo poche ore sembravano conoscersi da una vita. Avevano trovato affinità nelle loro diverse esperienze, come dei punti in comune di rotte tracciate da tempo.
È stato allo stesso tempo un passaggio, un inizio, una svolta, magari anche una fine di qualcosa. In ogni caso, entusiasmante.
Qualcuno forse, oltre che con gli altri, si sarà incontrato con se stesso per ascoltarsi. Le domande già poste in passato saranno ritornate. Oppure ne saranno sorte di nuove. Credo che ognuno troverà la sua risposta. Ognuno sarà la sua risposta.
Enrico Chiari
Sono stati effettivamente 2 giorni “particolari”, balsamici ed energicizzanti per lo spirito.
L’immagine del respirare aria nuova e pulita è la metafora che probabilmente meglio incornicia questa esperienza.
Personamente mi ha affascinato il crocevia delle storie personali e la curiosità per il nuovo dei partecipanti. Ho sentito un vibrare di energia positiva.
Sarebbe un bel segnale poter rivivere questa vibrazione nel proprio quotidiano.
Ciao Luca, grazie per la tua graditissima testimonianza. La capacità di riuscire a replicare nel quotidiano quelle vibrazioni – molto chiare e abilitanti per tutti noi – dipende da tantissimi fattori. Interni ed esterni. Uno di quelli esterni, penso di poter dire, è anche questo blog. Benvenuto ufficialmente fra noi!
Andrea
Ne approfitto per ringraziare anche Gisella, per il suo bel commento su Facebook, e Claudia per la sua mail di stamattina!
Sentimenti e sensazioni ben dette: ancora una volta, la magia del PeR congiunta a persone vere alla ricerca del nuovo.
Come dico sempre, oltre allo studio e all’applicazione di tutte le energie alternative oggi disponibili, al PER si diffonde e si capta anche un altro tipo di energia: quella umana. Chi ci è stato sa che non è uno slogan.
Grazie Marìca!
Non avrei saputo trovare parole migliori e più vere per descrivere le sensazioni di queste due giornate insieme.
Per me personalmente ha rappresentato anche una sorta di “autoterapia”. Mi ha dato modo di isolare la mente dalla quotidianità (ultimamente pure piuttosto grigia… 🙂 ), di riflettere, di ascoltare gli altri senza l’impeto di giudicare ma piuttosto di riconsiderare le mie convinzioni alla luce dei pensieri e delle opinioni espressi da tutti.
Mi ha dato modo di centrarmi e di visualizzare più nitidamente gli obiettivi per i quali stiamo – tutti insieme – lavorando.
In pochissimi luoghi mi sento a casa, Con pochissime persone mi sento me stessa. In poche circostanze mi sento libera.
Quello che è successo sabato e domenica è stato molto di più di quanto mi aspettassi. Forse perché, sulla strada che ci porta a noi stessi, da cui ci eravamo allontanati e che abbiamo riscoperto, non si può che essere veri.
Gli ostacoli, le voragini e le difficoltà ci sono in tutte le strade, anche in quelle che abbiamo scelto e che sentiamo essere nostre. Il mostro più grande della nostra comune direzione è la solitudine, l’isolamento, la difficoltà di essere capiti, i muri altissimi che noi stessi abbiamo costruito intorno a noi, la stanchezza, qualche volta la frustrazione per quello che non riusciamo a fare o per quello che vediamo intorno a noi che ci sembra schiacciante…
Questi incontri sono la medicina, sono il ricostituente che ti dà nuova energia e ti dice che siamo in tanti. E quei tanti te li fa toccare, sono altri eppure senti quanto siano uguali a te…
Sono uno spazio dove riconoscersi, dove parlare la stessa lingua, dove mettersi in contatto è così semplice e naturale, dove disperdere la stanchezza e caricarsi di forza nuova e pulita.
Per me è stato come aprire una finestra su un prato, una mattina d’inverno. E respirare.
Grazie, Enrico…
Proprio per le cose che giustamente dici, Marìca, voglio per una volta restare persuaso che, in quei due giorni, non si sia fatto semplicemente… un workshop. Voglio convincermi che abbiamo per una volta dato avvio a qualcosa di molto più grande. Per qualche attimo, più di una volta, ho avuto infatti la sfuggevole sensazione che le persone, quel giorno, si fossero radunate perché… disposte a credere in qualcosa di nuovo.
Ma questo pensiero voglio elaborarlo ed esplorarlo meglio, perché per ora è solo una piacevole sensazione. Ciao.