In viaggio

Skeena train a Prince George (British Columbia, Canada)

Skeena train da Prince George a Jasper (British Columbia, Canada)

Via. Si va. Si parte. Mai stare fermi. Che sennò diventi come quelli là. Come quelli che fanno ogni giorno le stesse cose. Quelli dei badge. Delle chiavette e delle pause-caffè. Delle riunioni (ma non al venerdì pomeriggio, per dare una parvenza di ossequio alla work-life balance). Delle risposte affermative quando si vorrebbe (e dovrebbe) dire di no. E di quelle negative, quando si vorrebbe confermare.

Oggi no, giornata diversa. Movimenti tellurici, dentro. Altre idee, nuovi progetti, energie che confluiscono, si allineano. Collegano. Collimano. Cospargono. Forse, il sankalpa di ieri. I nuovi propositi. Quel canale ascensionale che collega e fa fluire energie celesti al tuo destino (ammesso che abbia ancora un senso parlarne). Qual è, poi, il verso? Non importa: l’effetto è univoco. Focalizzazione, congruenza, dedizione. Parole, concetti e… missioni sconosciute, fino a solo un anno fa.

Domani, arriva il palozzo dell’Alpino. Con i soliti dodici quintali di legna per l’inverno. Ho bisogno di spalle leggere, ma fluide. E tenaci. Oggi riposo. Poi domenica… via. Si parte. C’è al Parco dell’Energia Rinnovabile l’incontro su facility-management, gestione dei gruppi e – soprattutto – metodo del consenso: viene dagli USA una formatrice espertissima, che da anni vive in un eco-villaggio in Messico. Farà diverse date in giro per l’Italia e l’Europa. Noi non ce la siamo fatta scappare. E impareremo come far convergere le energie. Verso un obiettivo condiviso. Nobile. Sociale. Utile. L’utilità… vera. Perché pervasiva. Non quella marginale, che ti insegnano sui libri di microeconomia. Quella che, dovunque ti trovi posizionato, su quella stramaledetta curva, sai di dover ottenere ancora un pezzettino. E’ quello che ti hanno sempre fatto credere: un pezzettino in più, coraggio! Perché devi combatterci fino alla morte, per quel pezzettino! Perché ne avrai comunque un beneficio, ti dicono. Piccolo, quasi impercettibile. Ma l’avrai. E’ lo stesso principio per cui è indispensabile possedere l’iPhone6 plus: per quel pezzettino di schermo in più, quel pezzettino di telecamera più potente, quel pezzettino di prestigio in più che ti dà l’averlo e l’esibirlo. Tristezza infinta. E la felicità, allora? Dov’è? C’è chi finalmente parla di felicità sostenibile, un concetto che coltiva il culto del limite, del freno, dell’intima soddisfazione, dei sogni ancora sognabili. Facciamoci sedurre. Perché è giunto il momento. Perché le promesse fatte ieri da Mario Draghi – statene pur certi – non cambieranno di una virgola il vostro futuro. Lo sanno anche loro. Ma ammetterlo fa troppa paura. A loro stessi per primi. Io me ne sono accorto in tempo. E ho mosso il primo passo.

Camminare, appunto. Muoversi. Per noi e da noi. Essere in viaggio, sempre e comunque. E’ un’abitudine che non prevede il forsennato accumulo di pezzettini. Prevede invece un passo diverso ogni giorno. Avanti, indietro, laterale o… nessun passo. Comunque, imprevedibile. Ma mosso dal prevedibilissimo obiettivo di contribuire a migliorare il consorzio umano di cui facciamo parte. Sia fuori che, conseguentemente, dentro. Trovare nuove piste inesplorate. Farsi sedurre da concetti nuovi, impensati.

La vera, nuova sfida è il sociocentrismo. Dell’egocentrismo ne abbiamo ormai piene le scatole. Lasciateci volare.

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4 risposte a “In viaggio

    • Premesso che saprò essere più preciso dopo averlo imparato, posso intanto dirti che è un approccio (applicabile all’interno di gruppi più o meno numerosi) per affrontare in maniera paritaria un problema e individuare collegialmente la soluzione ottimale. Il nome – sono d’accordo – potrebbe evocare gerarchi in divisa nera con croci uncinate al braccio e dobermann affamati (!!!), ma in realtà è… l’esatto opposto: il contrario cioè di quanto di solito avviene, per esempio, nelle aziende o comunque in realtà organizzative standard. Dove dietro la foglia di fico di metodi collegiali e partecipativi, in realtà alla fine decide sempre e solo il vertice, il cui “verbo” è spesso veicolato alle truppe dai suoi yes-man, dando così piena espressione a un potere dirigistico e verticale, camuffato però da logiche democratiche. Col metodo del consenso, invece, il potere decisionale è perfettamente orizzontale e l’unico criterio-guida è l’opportunità per il gruppo.
      Se ti interessa, qui c’è un breve estratto del libro scritto dalla professionista:

  1. Il dolore di ritrovarmi in pieno nella descrizione di “quelli” nel primo paragrafo è stato lancinante, ma grazie per ricordarmelo.
    Vado a fare una camminata!

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