Nonostante quello che dicono certi uccelli del malaugurio, quella di noi trentenni e quarantenni è una generazione fortunatissima! In una modernità ormai più gassosa che liquida, stiamo infatti preparandoci ad assistere – pressoché in diretta – a degli sconvolgimenti sociali di tali proporzioni, che nessuno, prima di noi, si sarebbe mai nemmeno sognato di immaginare: roba da far impallidire la Rivoluzione Industriale, la lotta di classe e l’American Dream, in un sol colpo…!
Solo agli inizi del secolo scorso, la speranza di vita alla nascita non arrivava ai 50 anni. Poi, i progressi in campo medico e sanitario, le conquiste sociali come il welfare o il miglioramento delle condizioni igieniche per la popolazione, hanno progressivamente innalzato l’aspettativa di vita, fino a portarla – ai nostri giorni – oltre gli 80 anni (con qualche anno in più per le signore).
Questi fenomeni, insieme all’esportazione del libero mercato su larga scala e – con esso – delle suddette conquiste sociali, ha rapidamente portato la popolazione mondiale ad espandersi, aumentando contestualmente il proprio tenore di vita. Se oggi siamo in 7 miliardi, le proiezioni demografiche ci informano che saremo in 10 miliardi entro il 2050. La quota di persone che non vorrà rinunciare allo stile di vita occidentale, naturalmente, sarà sempre maggiore. E vorrà farlo sempre più rapidamente e sempre più… a qualsiasi costo.
Nelle principali economie dell’Unione Europea (EU-15), le fonti energetiche rinnovabili (FER) coprivano nel 2011 poco più del 20% del fabbisogno energetico complessivo (si veda lo schema a lato). Nelle altre zone del mondo, questa percentuale può variare anche di molto ed è destinata a diversificarsi in funzione della sensibilità ambientale che i governi dei Paesi Emergenti sapranno assecondare.
Dunque, senza calarsi eccessivamente in analisi demografiche o di ecosostenibilità , sembra evidente come la numerosità della popolazione sia destinata a crescere a ritmi inversamente proporzionali alle disponibilità energetiche a basso costo. Non lo scopriamo certo adesso, ma è bene ricordare come l’approvvigionamento energetico procapite costituirà la principale minaccia alla sopravvivenza di quei dieci miliardi di individui.
Ma in Italia, dicevo all’inizio, noi trentenni e quarantenni siamo ancora più fortunati! Sì, perché… oltre a poter assistere a questo sconvolgimento planetario di matrice ambientale, abbiamo anche il privilegio di essere alle prese con uno dei disastri finanziari più atroci che si ricordino. L’ho presa alla lontana, ma siamo davvero alla vigilia di un possibile shock di portata epocale, che potrebbe costringerci a rivedere radicalmente i progetti e gli obiettivi per il prossimo futuro. Se, in qualche articolo precedente, mi sono spinto a paventare la possibilità di qualche “sisma” di derivazione classista, credo di non sbagliarmi molto prevedendo emergere – in tempi anche molto più ravvicinati – l’espressione di una volontà di cambiamento, da parte del popolo italiano, che il migliore dei politologi stenterebbe a immaginare.
La politica è materia che scotta, lo so bene. Soprattutto, non rientra tra gli obiettivi di LLHT l’analisi delle tendenze elettorali che stanno maturando in Italia. Tuttavia, rientra invece nella mission di questo blog la valutazione di come e di quando uno stile di vita “low” potrà finalmente insinuarsi permanentemente nel tessuto sociale italiano.
Come ho ribadito più volte, questo Declino sta costringendo migliaia di italiani – più nolenti che volenti – ad intraprendere un percorso di sobrietà che altrimenti si sarebbe rivelato impensabile. Oltre un terzo di giovani senza lavoro è un indicatore che non lascia spazio a malintesi. Il ritorno, specialmente fra i giovani, di modelli comportamentali basati sui beni relazionali, sul recupero della socialità , delle tradizioni o sul rifiuto del carrierismo fine a se stesso, stanno lentamente inducendo le intelligenze collettive a rifugiarsi in una dimensione dell’esistenza più intimista e meno effimera: da sempre, la ristrettezza sprona l’istinto comunitario.
Sull’altra sponda, si trovano quelli che io definisco i… perseveranti, il cui capofila è indubbiamente Giorgio Squinzi, Presidente di Confindustria. Il quale – un giorno sì e l’altro pure – sostiene serafico che l’unica via d’uscita dalla Crisi sia quella di lavorare sempre di più. Meno ferie, meno festività , più lavoro. Non conta la qualità . Conta solo il lavoro. L’abnegazione. Il sacrificio. E vedrete: tutto si risolverà ! Il problema della produttività del lavoro in Italia (la più bassa d’Europa) non sembra riguardarlo: lui vuole solo che si lavori. Tutto questo, naturalmente, può permettersi di dirlo grazie a un’arma affilatissima che improvvisamente la Crisi ha messo in mano agli imprenditori: la disoccupazione, appunto.
Proiettata oltreconfine, invece, la nostra italianità fa addrittura crescere la nostra fortuna a dismisura! Infatti, sullo scenario internazionale abbiamo l’onore di poter esprimere una figura di prestigio come il Professor Mario Monti, o – come lo ha recentemente definito qualcuno – il… liquidatore!
Fin dall’inizio, invece, io ho istintivamente proiettato Mario Monti nella shilouette, nera e asetticamente contemplativa, della locandina del film “L’Esorcista”: armato di una valigetta, un breviario e una boccetta dell’acqua santa, la lugubre sagoma si appresta a varcare la soglia di un’abitazione infestata dal Maligno, pronto per debellarlo e allontanarlo dall’ospite involontario. Mario Monti è l’Esorcista, non c’è alcun dubbio!
La formula tantrica, da quella fessura che ha al posto della bocca, fuoriesce leggermente modificata rispetto all’originale: “Il potere dell’Euro ti espelle!“. Il corpo posseduto è quello della nostra povera Italia malconcia, spossata e – per questo – saldamente legata al letto dell’Unione Europea (contro la sua volontà ), si agita convulsamente, vuole urlare la sua rabbia e vomitare il Fiscal Compact in faccia a quel losco figuro! Ma lui no: serio e impassibile, fa di tutto per impedirglielo. I mobili si spostano. Volano i soprammobili, i fumogeni e, ogni tanto, vola anche qualche sampietrino. Ma l’Esorcista Monti non si scompone: armato di rosario costituzionale, sgrana a suo piacimento gli articoli della nostra Carta, attingendo qualche volta anche al Trattato di Stabilità . Quel corpo, però, è recalcitrante e non sembra ascoltarlo: si divincola, cambia voce, a volte le parole gorgogliano su quelle labbra livide con un accento marcatamente genovese. Uno spirito sconosciuto e ingovernabile sembra possedere quel corpo cianotico, scosso dagli spasmi, gli occhi strabuzzati, le membra disarticolate…
Ma stiamo tranquilli: l’esorcismo continuerà solo fino al 24 Febbraio. Quando, cioè, gli italiani dovranno decidere se schierarsi con il vecchio prelato o con la presenza estranea (e anche un po’ antieuropeista, diciamolo…) che sta possedendo la giovane Repubblica.
C’è anche una terza soluzione: allontanarsi dal civico 3600 di Prospect Street a Georgetown, Washington DC, cambiare cioè strada e dimenticarsi di quella casa e di quanto accade al suo interno. Questa scelta si chiama… emigrazione.
Tuttavia, noi – nel nostro piccolo – non ci arrenderemo, ma diremo la nostra fino alla fine!
Perché, nonostante tutto, noi questa Italia la amiamo davvero, molto più di quanto dica di amarla chi in realtà la sta svendendo ai cinesi e agli arabi!
Perché, fino a quando non potremo formalmente esprimerci in merito con un referendum, noi continueremo a preferirla all’Europa!
E in fondo anche perché a Linda Blair – giovane vittima di quella che, in fin dei conti, altro non era che una maschera con un po’ di trucco di scena – abbiamo tutti voluto bene…
Il video che segue è solo un tributo commemorativo a quello che resta un gran bel film: se però siete facilmente impressionabili, meglio evitarlo.
Bell’articolo, ma concordo con chi dice… si spera sempre che alla fine vada tutto per il meglio!
Grazie Riccardo.
Quanto alla fiducia nella speranza, lascio che a risponderti siano le parole di un grandissimo fra i grandissimi:
Ciao!
ciao Andrea, a me Monti da più l’idea del conte Vlad…ma anche l’esorciccio non è inappropriato. tra l’altro un perfetto incapace stando ai numeri, in particolare il debito pubblico, per la serie ma dove cavolo sono finiti i fantastiliardi sottratti a vecchiette residenti in ospizio e dipendenti della polizia residenti nel comune di operatività , che hanno dovuto pagare l’IMU come seconda casa?
uno scandalo che non s’è mai visto nella storia di questo martoriato paese, per non parlare degli esodati. io non so quanto queste “disavventure” del governo Monti siano dovute a incapacità e quanto a sadismo bello e buono. Comunque resta il fatto che se Monti è l’Esorcista io vorrei tanto essere l’infarto che l’ha stroncato.
un salutone.
(p.s.: un giorno sarebbe bello farci una bella chiacchierata sui rapporti del Club di Roma – Peccei era un frequentatore di casa mia – o, ad esempio, le bugie di Big Pharma: per dirne una, io parto dalla premessa che vivere 10 anni con attaccati un paio di sacchetti che raccolgono le proprie deiezioni, NON sia vita…)
Dodicesima notizia, o giù di lì, del TG1 di ieri sera (lo vediamo ogni tantissimo in streaming, non avendo la tv): il debito pubblico ha per la prima volta superato i duemila miliardi (vedi qui, a pag. 5, cioè quarta pagina del pdf). Poi via, subito con Fabrizio Frizzi…
Quanto all’impiego dell’IMU, ho captato ieri per radio che il gettito derivante dalla seconda rata avrà un ammontare pari al finanziamento che lo Stato concederà a Monte Paschi perché non salti: per estensione, credo quindi che quelle vecchiette dell’ospizio abbiano pagato l’IMU per salvare la banca senese dalle fauci di Basilea3.
Quanto a quello che muove l’esorcista Monti, io non lo chiamerei “sadismo”, ma più propriamente “Europa”. Ciao.
mmhhh…l’articolo, peraltro interessantissimo, parte da un assunto inesatto: la durata media della vita e l’aspettativa di vita sono due cose differenti.
le medie suesposte sono comprensive di una alta mortalità infantile, della mortalità per malattie che oggi sono curabilissime, di eventi naturali (sismi etc.), freddo, malnutrizione, guerre e via dicendo.
in realtà la vita media si è allungata di non più di 5 anni, dal medioevo ad oggi, al netto dei suddetti fattori. inoltre non sono convintissimo che le medie attualmente diffuse tengano conto dell’alta incidenza di morti per cancro, malattie cardiovalscolari e altro. non ne sono PER NIENTE convinto…;)
Ciao Davide,
da quanto mi risulta (ma non sono un demografo), la speranza di vita rappresenta il numero di anni di vita mediamente restanti, a partire da una data età . Se si considera l’età zero, cioè la nascita, si ottiene la speranza di vita alla nascita (come detto nel post), che esprime comunemente la durata media di vita della popolazione.
Lo specchietto che ho riportato è stato recuperato in quattro e quattr’otto da uno studio di Focus che ho scaricato dal web (non mi sono appoggiato a fonti ufficiali, che peraltro non lo smentiscono), in quanto mi serviva esclusivamente per introdurre il tema dei grossi e repentini cambiamenti sociali, come l’esplosione demografica, che – innegabilmente – è fortemente correlata al sempre più diffuso miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie.
Quanto invece alle tue illazioni circa l’attendibilità di questi dati da parte dell’Istat, bè… qui sfondi una porta aperta. Sono infatti anch’io del tutto convinto che l’Istat, in quanto pubblico, sia un Ente che produce evidenze a supporto dell’establishment, non certo a suo danno! E’ sufficiente che tu vada a rileggerti quello che ho scritto un paio di mesi fa (Decrescita utopistica o… utopia decrescente?) a proposito dell’improvvisa censura giornalistica (ad agosto di quest’anno) sul trend dei suicidi italiani, avallata proprio da un paio di studi prontamente confezionati dall’Istat per seppelire sul nascere le crescenti preoccupazioni sul fenomeno (le serie storiche, per la cronaca, si interrompono al 2009).
Per chiudere, Davide, l’obiettivo di questo post era – per una volta – non tanto quello di annoiare i lettori con montagne di numeri e di teorie, ma semplicemente quello di introdurre il parallelismo, temo azzeccato, tra Monti e la figura dell’esorcista contro il (presunto) demone della democrazia.
A presto, ciao
Ciao Andrea.
A me Monti ricorda pù il proctologo, quando calza il guanto, guarda il rettoscopio in translucenza ed avverte: “ora devo fare una cosa poco simpatica”.
Esperienza veramente spiacevole… altrettanto poco piacevole ammettere che l’unica cosa sensata nel frangente è opporre la minima resistenza!
Non vedo nella gente tanta voglia di lottare e resistere all’Esorcista di Palazzo Chigi.. molti sono avviliti, scoglionati, disperati, ma quest’Italia che si contorce con il sangue alla bocca io non la vedo. Mi sembra più disposta a lasciar fare il Proctologo, sperando che finisca presto, senza crederlo.
Come ti ho già detto, sono veramente dilaniato dal dubbio circa che posizione, o che impostazione prendere nei confronti del quadro politico che si sta delineando…
Come la maggior parte delle persone, credo, ho accolto l’avvicendamento di Berlusconi con Monti con una certa soddisfazione… almeno una figura con un livello di dignità più elevato, qualcuno che non ci facesse vergognare di essere italiani… La verità è che ora se c’è meno da vergognarsi, c’é sempre più da preoccuparsi!
Il punto è: se non vogliamo uscire dalla moneta Unica, e dichiarare una mezza bancarotta (con l’impatto che questo potrebbe avere in termini di fuga di capitali ed imprese dall’Italia), quali alternative ci sono all’Esorcista?
Saresti sereno domani se il nuovo Premier dichiarasse: “Via l’Italia dall’Euro, e siccome siamo stati governati da dei satrapi del cazzo per 30 anni, vogliamo rinegoziare il debito che loro ci hanno caricato sulle spalle!”?
Dopo un anno di Montismo l’economia del paese è in ginocchio, le imprese muoiono di anossia come i pesci, e la società fa cagare come prima (più di prima ti amerò) a parte commuoventi nicchie di eccellenza… ad un anno dalla rivendicazione della nostra sovranità nazionale, come credi che i mercati finanziari ci potrebbero aver ridotto?
Anche a me angoscia l’idea che 1 giovane su 3 in Italia non sappia cosa fare… ma sulla strada della rottura e del cambiamento, può trovarlo un lavoro quel ragazzo, o si rischia di ridurre ulteriormente l’offerta di lavoro e lo stato sociale per tutti gli altri.
Di fatto molti contestano la politica di pura austerity di Monti… un’agenda di segno diverso avrebbe potuto prevedere più spesa per lo sviluppo. Ma non credo che:
a – questo avrebbe potuto contenere il debito pubblico sotto i valori attuali;
b – la spesa come incentivo alla crescita sia in linea con le idee ed i contenuti dell’universo che orbita attorno ai temi che ci stanno a cuore…
Il punto è: sinceramente pensi che varrebbe la pena provare? Con che paracolpi sociali ed economici per evitare la fine dell’Argentina.. o di Cuba?
… come direbbe la Merkel a Monti: “Gute Nacht, mein Freund!”
p.s.: il presepe non sembra male!
Ciao Simone,
come sempre ti ringrazio per gli stimoli che lanci. Non è retorica: le persone che sto incontrando su questo blog incarnano “esattamente” il tipo di contradditorio che avevo in mente e che avrei sognato di trovare. Non mi interessavano contributi compiacenti o dissenzienti a priori. Volevo un dibattito. Ricco. Costruttivo. Magari ruvido. Ma un terreno in cui posizioni, magari anche profondamente diverse, potessero incontrarsi, scontrarsi e – civilmente – progredire reciprocamente.
Ma ora vengo al punto.
Non dedico un post a sè stante a questa risposta, anche se lo meriterebbe, unicamente perché mi sono ripromesso di lasciare fino a Natale il post degli auguri, con il riferimento al presepe (a proposito… sì, ne siamo abbastanza orgogliosi: quest’anno ci è venuto bene!).
Dunque, Monti dicevamo. Esorcista, proctologo, Conte Vlad, Rigor Montis… mamma mia! Solo la quantità di soprannomi che, in meno di un anno, ha collezionato, certifica inequivocabilmente che non ce ne libereremo certo a Febbraio 2013…
E’ un bene o un male, mi chiedi.
Stamattina, mentre ero sull’autobus andando al lavoro, pensavo a una risposta da darti che esprimesse al 100% il senso di quello che penso, di quello in cui credo.
E’ difficile, non lo nego. Perché stiamo entrando per la prima volta in un terreno del tutto nuovo. Un terreno in cui le parole diventano pesanti, melmose. Non sono più parole “libere”, specchi di idee, opinabili. Ma sono esse stesse pietre miliari di un possibile tragitto. Io, almeno, le vivo così.
Così, sul retro di un foglio che avevo nel portafoglio, scrivo queste parole:
Sono solo parole buttate lì, poco più di un telegramma. Scritte mentre ero in autobus e ora rimesse giù nella giusta sequenza.
Spero che il senso sia sufficientemente chiaro, comunque.
Monti è il minore dei mali possibili? Non lo definirei così. Lo definirei piuttosto come l’ultima scelta possibile. Prima di… non poterne più fare altre. Lui stesso ha recentemente dichiarato, con una punta di compiaciuta rassegnazione, che il prezzo dell’Europa sarà la progressiva cessione delle sovranità nazionali dei paesi membri.
Ora, non voglio riprendere il concetto di Panebianco espresso oggi sul fondo del Corriere, ma è deprimente constatare come le istanze antieuropeiste servano ormai solo per santificare l’europeismo nei talkshow, o poco più. E viceversa, ovviamente.
Però temo che qui non ci sia più “solo” in ballo l’Europa unita.
Ho la netta sensazione che qui ci sia in ballo l’intera coscienza di una nazione e, con essa, del suo popolo. Spento. Disilluso. Presto affamato.
Mi auguro non occorra specificare che non mi sto riferendo a forme di irredentismo deviato di borgheziana memoria (Dio me ne scampi!). Quello che sto dicendo è che rischiamo di trovarci alla vigilia di una fase irreversibile in cui demanderemo ad altri la possibilità di decidere per noi stessi.
In questo senso, la figura di Monti si presenta noi italiani come una gigantesca, provvidenziale dose di morfina.
Non credo che il malato si possa riprendere. Credo che possa al massimo ambire ad una dolce morte. Poi, non sarà probabilmente nemmeno una morte vera e propria. Potrebbe più propriamente essere una lobotomia: l’Italia sopravviverà come corpo, ma la sua anima sarà russa, cinese, tedesca, araba.
Allora mi (e ti) chiedo: è giusto, questo? E’ davvero, come sostengono i più rinunciatari, quello che ci meritiamo?
Non lo so.
So però che questa è esattamente la minestra che ci stanno riscaldando tutti quanti: i telegiornali, i giornali, gli opinionisti di regime, l’establishment europeo, le banche, i poteri forti… TUTTI, TUTTI, TUTTI!!! Non si è mai visto, a mia memoria, un così unanime e compatto spiegamento di forze. Tutti coalizzati, con metodi leciti e meno leciti, contro una persona sola: …Linda Blair!
E così tutti additano, con indignazione e artefatta preoccupazione, le due espulsioni di Grillo, dimenticandosi delle decine di esponenti del PD estromessi dal partito in questi mesi.
Dunque mi (e ti) chiedo: vuoi vedere che, anche al costo di pagare qualcosa di tasca propria, tutta questa mobilitazione è lì a dimostrare che abbiamo davvero a portata di mano l’occasione, unica e irripetibile, per cambiare qualcosa?
Vuoi vedere che, anche a costo di predisporci ad uno stile di vita davvero “low”, stavolta potremo provare ad alzarci in piedi con le nostre forze?
Non apro il discorso sullo “stato di necessità ”, sennò non la finiamo più, ma lo snodo del mio ragionamento, che è anche la pietra angolare dello stesso LLHT, è esattamente questo: indurre nella popolazione uno stato di necessità vero, tangibile, anche rischioso per certi aspetti, potrebbe essere l’unica via d’uscita. Per attivarci. Per credere finalmente in qualcosa. Per far emergere energie nuove. E per rialzarci.
Perché il resto, Simone, lo abbiamo purtroppo già visto. E anche già pagato…
E allora, pragmaticamente, che fare? Vuoi sapere se e dove metterò quella croce? Confessarti che ancora non so se davvero metterla suona troppo snob, forse. Eppure, è la verità .
Ammiro e promuovo posizioni (argomentate) come quella di Simone Perotti (Michele Serra, sull’astensione ti sbagli), che spiega le condivisibilissime ragioni dell’astensione: sono persuaso anch’io, per la prima volta nella mia vita, che questa volta astenersi sia davvero legittimo (e nobilitante). Tuttavia, mi conosco troppo bene per ipotizzare che, proprio all’ultimo, rinuncerò ad immolarmi – una volta ancora – su questo simulacro di democrazia chiamato voto.
Ciao.