Poco più di un mese fa, per l’esattezza la sera del 25 febbraio 2013 – durante lo spoglio delle elezioni politiche più importanti del Dopoguerra, a scrutinio ancora in corso e basandomi quindi sulle sole proiezioni – ho delineato questo scenario, all’interno del post Q.E.D.:
[…] Stante l’ingovernabilità in Senato, l’Italia si doterà – autonomamente o con l’ingerenza della cosiddetta troika (UE/BCE/FMI) – di un governo di responsabilità (?) nazionale, capace di impedire il ricorso a nuove elezioni (come invece avvenuto in Grecia). La coalizione, ovviamente, comprenderà sia la destra, che il centro, che la sinistra (non essendo il solo centrodestra o il solo centrosinistra in possesso di seggi a sufficienza, in Senato) e sarà guidata da una personalità di spicco gradita ai partner europei (Mario Monti o uno dei suoi epigoni).
Per la cronaca, questa identica previsione era già stata precedentemente anticipata nel mio articolo del 28 settembre 2012 “Paneuropeismo o Comunitarismo?“, che vi invito a rileggere.
Poche ora fa, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, a una manciata di giorni dalla scadenza del suo mandato e dopo aver nominato “dieci saggi” (tutti rigorosamente uomini, e di un età media di circa sessant’anni), ha dichiarato che
Mario Monti non è mai stato sfiduciato: può quindi governare con l’essenziale contributo del nuovo Parlamento.
Questo mio breve intervento non vuole essere autocelebrativo, ci mancherebbe! E’ invece amaramente carico di una sincera e rassegnata preoccupazione: ho infatti paura che questi qui, oltre a risultare palesemente prevedibili, stiano pericolosamente giocando con il fuoco.
Un link a una lettura purtroppo non tanto fantapolitica delle scelte di Napolitano:
http://www.nexusedizioni.it/attualita/un-colpo-di-stato-preparato-a-colpi-di-rinvii/
A me sembrava che tale mossa fosse un sistema per prendere tempo fino a che i Partiti non si fossero convinti che l’unica soluzione era quella del “governo di larghe intese”, Monti incluso: una sorta di “cupola” che portasse avanti certe azioni (di importanza fondamentale per l’oligarchia finanziaria che governa la Comunità Europea), che venissero poi ratificate dal prossimo governo.
Ma vera o falsa questa lettura (più probabilmente “parzialmente vera”, partendo dalla sudditanza degli Stati ai “bisogni” della U.E.), essa fa capire sempre più chiaramente, secondo me, che la nostra sopravvivenza si giocherà più sul piano locale, che su quello nazionale.
Ora leggo l’articolo. Intanto, sono anch’io convinto che l’unica soluzione percorribile dovrà per forza essere parcellizzata all’estremo. Paradossalmente, come detto più volte, la parcellizzazione che auspico io (e che vedo come “unica” via d’uscita) è infatti ancora più “fondamentalista” di quella che indichi tu, su scala locale: la soluzione che vedo io (e che mi ha portato a non andare a votare, come più volte argomentato) è infatti quella su scala… individuale.
Stamattina ho mandato un sms a una radio locale il cui dj, facendo poco più che chiacchiere da bar, si stupiva – ai limiti dell’indignazione – della scelta dei dieci saggi, arrivando quasi ad ammettere che un elettore, scandalizzato di come questa soluzione calpestasse le preferenze espresse nell’urna, potesse essere indotto a disertare le urne, la prossima volta.
La fiducia nella politica (di una certa parte ben precisa) da parte di quel dj, è colpevolmente e notoriamente cieca.
Il mio sms: “Caro xyz, visto quel che sta accadendo… io sono ORGOGLIOSO di non essere andato a votare: io voto infatti tutti i giorni. Rispettando gli altri, facendo la differenziata, non competendo col mio vicino, lavorando sodo, consumando il meno possibile, usando i mezzi pubblici ogni volta che posso. Si chiama… senso civico. Se tutti facessero come me, senza l’intermediazione della classe politica che ci ha portato a questo sfascio, l’Italia sarebbe migliore, te lo garantisco. Ciao, buona giornata. Andrea”
La sua (risentita) risposta, dal microfono della radio: “E bravo Andrea! Ti ricordo che se non ci fossero stati i politici europei, ti scorderesti di poter fare la raccolta differenziata! E soprattutto: da quali basi mi puoi garantire che l’Italia sarebbe migliore, adottando i tuoi comportamenti??? Sono solo teorie, le tue. Tutte da dimostrare…”
Capisci, Alberto? Non ce la possiamo fare. E’ impossibile…
Beh, sulla raccolta differenziata qualche pensierino mi verrebbe… A cosa serve? A nulla. Sono altri soldi spesi inutilmente. Ti dirò di più: io credo che sia addirittura dannosa e diseducativa. Continuiamo a comprare e a produrre spazzatura che poi tanto c’è la diffferenziata. Senza dire però che la maggior parte della plastica buttata non sarà differenziata per niente perché ci sono tanti tipi diversi di plastica e o si differenzia maggiormente o si deve ricorrere a qualcuno che, pagato, differenzia la differenziata già fatta. E senza dire che se anche si facesse così la plastica non potrebbe comunque essere riciclata in eterno.
E quindi il problema rimane. Se davvero dobbiamo ai politici europei questa grande idea della differenziata beh allora siam messi bene. Io, individualmente, come dici tu Andrea, cerco proprio di non acquistarla: detersivi fatti da me, bagnoschiuma eliminati e sostituiti dalla saponetta, dentifricio fatto da me e tutto il possibile autoprodotto. Così non si pone il problema. I resti dell’umido sono pochissimi e li metto nei vasi tagliati a pezzettini, ma sono davvero pochi…
Invece di differenziare si dovrebbe non produrre o mettere in condizione i consumatori di riusare i loro contenitori…ci vorrebbe così poco…
Scusa Andrea, non c’entrava niente ma quando sento parlare di differenziata mi attivo:-)
Fai bene ad attivarti, Marica! Ce ne fossero, di persone come te…
Scusa anzi se non ti ho risposto prima (ma il tuo intervento era già “autoportante”, in fondo). A dire il vero, non ne avrei avuto voglia neanche oggi, di risponderti. E, forse, di non rispondere più a nessuno.
Ogni cosa che vorrei dire, mi si ferma prima in gola. Non c’è bisogno che mi morda la lingua: si ferma prima, in un posto imprecisato fra la la gola e il cuore.
La mia testa è stabilmente là, da ieri pomeriggio. A Civitanova Marche. Ma non voglio, non posso, NON DEVO dire niente! Avevo messo una frase commemorativa, istintivamente. Poi avevo completamente oscurato la testata del blog. Poi ho ripristinato tutto come prima, perché non volevo che sembrasse una forma di speculazione sulla tragedia. Ho quindi lasciando solo una banda nera. Per rispetto. Perché ogni parola, adesso, puzza solo di retorica.
Solo silenzio.
Giusto qualche giorno fa leggevo uno slogan della catena di supermercati discount LIDL. Diceva: “Non cambiare stile di vita, cambia supermercato!”. Ecco, nonostante tagliare lussi, prodotti di marca iperpubblicizzati e quant’altro possa essere una soluzione nel breve termine, non ci siamo. La maggioranza dei negozianti è ancora lì a sperare di poter cambiare tutto tranne l’essenziale, cioè il consumismo. La fine dell’era in cui tutti devono rivolgersi ad un esperto o ad un servizio per fare qualcosa comprensibilmente li spaventa ma persino gli abitanti delle città, se guardano un po’ oltre il naso, capiscono che la vera soluzione è fare più cose da sè, in casa (quando le si sa fare, dato che almeno io ho disimparato a farle e temo con me almeno la generazione dei giovani se non anche quella dei papà)
Beh, adesso scopro che questa mia idea di prima non è nemmeno originale. Ecco la posizione di Sordi (da un articolo del “Corriere” che parlava anche, appunto, di Maccio), in forma più sintetica e incisiva della mia:<<Sto Paese non si stupisce più di nulla, se agli italiani racconti gli italiani non ridono più…».
Maccio Capatonda è un genio ma è esposto ad un pericolo: ridere abbassa le difese mentali e, per ogni due persone che rideranno “intelligentemente” una considererà questa gag un consiglio realistico. A chi sta nel fango non serve dire che ci sta: c’è abituato e anche se glielo fai vedere non si sveglia, anzi replica difendendo la propria “normalità decadente”. Forse sono troppo pessimista ma per fare (auto) ironia bisogna prima di tutto desiderare qualcosa di diverso. Se invece quello (schifo) che hai ti va bene, ridi con senso di superiorità, non con amara coscienza. Maccio non è un buon esempio perché la sua posizione è troppo esplicita ma ce ne sono altri che sono pericolosamente vicini alla linea di demarcazione. Ad esempio, “I soliti idioti” può essere letto sia come una beffa verso la volgarità che come una seria promozione di essa (idem i reality)
Pienamente d’accordo: ridere dello scempio significa… legittimarlo.
L’utilizzo di quella clip, come avrai tuttavia capito, era esclusivamente funzionale a tratteggiare, esasperandolo, uno “stato delle cose” che mi serviva per dare a Morris una risposta completa a 360 gradi e che fosse – perché no? – una volta tanto anche un po’ ironica. 😉
ciao
ciao andrea
ho letto adesso insieme i 2 ultimi tuoi post,condivido tutto e mi accorgo che le mie sensazioni sono le tue righe nero su bianco,io le sento ma non ho la preparazione e la capacità di farle diventare un opinione così ben espressa e scritta,ma la domanda che mi sorge immediatamente è :
come fai con un opinione così chiara della realtà odierna e del prossimo futuro a non essere costantemente spavezzato(spaventato/incazzato).a me succede questo devo distrarre la mente da quello che leggo da te perchè immediatamente mi sento spavezzato e non sò che fare.
se in passato ti è capitato di sentirti così dimmi qual’è il passo sucessivo da compiere.
buona pasqua
morris
Ciao Morris,
capisco benissimo quello che intendi. Evito di ringraziarti per quella che è insieme una azzeccatissima domanda e un apprezzatissimo complimento, e passo a (provare a) risponderti.
Come faccio a non essere costantemente spaventato e incazzato insieme.
Tanto per cominciare, credo che la paura e la rabbia siano due sentimenti che, appaiati, si trovano solo in una fascia di persone abbastanza ristretta, che – verosimilmente – sono anche contraddistinte da due ulteriori caratteristiche: sono iperpercettive dello stato delle cose e, contestualmente, avvertono la minaccia di poter scivolare in quello che io definisco “stato di necessità”. Percezione della realtà e del rischio, si potrebbe dunque sintetizzare.
Che fare, quindi, per non farsi travolgere?
Bè, direi che così, su due piedi, mi verrebbe da indicarti un paio di strade…
La prima non te la descrivo in dettaglio, ma lascio che a illustratela sia Maccio Capatonda, in una delle sue clip più divertenti e riuscite. Si tratta di un genere di comicità brillantemente demenziale, che quindi – proprio per questo – io trovo geniale:
La seconda strada, inutile anche qui che stia a darti chissà quali spiegazioni, è quella che ha portato alla nascita del blog che stai leggendo. Sintetizzabile in due parole, credo: impegno civico e altruismo sociale.
Come ho ribadito un sacco di volte, io “so” delle cose. Credo di saperne (e di intuirne) in misura superiore a molte delle persone con cui entro quotidianamente in contatto. Non sto qui a raccontare la storia del come e del perché io ne sia venuto a conoscenza (passioni, interessi, curiosità, attività professionali…), ma quello che conta è che tutte queste “cose” di cui sono venuto a conoscenza, insieme a una capacità espressiva che in tanti mi riconoscono, ho a un certo punto ritenuto giusto metterle a disposizione degli altri. Tutto qui.
C’è chi fa volontariato, chi fa beneficienza, chi sacrifica la sua vita per gli altri.
La mia scelta, perfettamente coerente a una concezione dell’esistenza che – fortunatamente – ho finora potuto coltivare e approfondire, è quella di provare a sensibilizzare non dall’alto, ma dal basso (vita low, appunto) il maggior numero possibile di persone che, a quella concezione (per un motivo o per un altro) non ci sono ancora arrivate. E a cui, senza il mio “aiuto”, magari non avrebbero mai pensato. Parenti, amici o – fino a ieri – perfetti sconosciuti, proprio come te.
Qualche giorno fa, a un amico di Torino, ho scritto questa cosa:
Solo ieri, invece, ultimando il libro che ho appena inserito come nuova proposta di lettura, sono incappato in questa considerazione del più grande sociologo vivente:
Mi auguro che il senso sia sufficientemente chiaro. Puoi cioè scegliere tra due opzioni agli antipodi fra loro: ispirarti alle posizioni di Maccio Capatonda, oppure a quelle di Bauman.
Oppure, molto più semplicemente, puoi provare a conoscerle entrambe e decidere di… essere te stesso.